il testo era troppo lungo.....
--------------
Il principale vantaggio offerto da questa motorizzazione risiede nel fatto di avere due alberi controrotanti, caratteristica che riduce al minimo sia le vibrazioni che l’effetto giroscopico, con benefici effetti sulla maneggevolezza. Un altro punto a favore del motore diesel consiste nella possibilità di avere una fase di aspirazione più lunga rispetto a un normale motore a quattro tempi, cosa che si traduce fondamentalmente in una migliore efficienza termodinamica.
Ciononostante, è lecito domandarsi il perché si sia scelta questa strada per equipaggiare una moto custom. Ce lo spiega Lutz Lester, del reparto ricerca e sviluppo: “Phillip Hitzbleck deteneva i diritti d’autore di un personaggio comico di nome Werner che in Germania è davvero molto popolare. Werner è un motociclista un po’ scapestrato in perenne conflitto con la polizia. E’ uno cui piace bere birra e armeggiare con i motori e i mezzi a due ruote. Rappresenta un vero e proprio cult in Germania, l’equivalente di Joe Bar in Francia. Sono stati addirittura realizzati dei video che parlano di lui negli anni ’90 e sono stati organizzati dei cosiddetti Werner party con più di 250.000 persone. Una volta hanno addirittura chiuso l’autostrada a causa di uno di questi raduni. Ad ogni modo, nel 1999, Phillip Hitzbleck ha deciso che voleva portare il suo personaggio a un livello di popolarità ancora più alto, tipo show televisivi o eventi di grande impatto mediatico, così ha pensato che sarebbe stato fantastico legare il nome di Werner alla MotoGP attraverso una nostra moto. Poi però ci siamo detti: se facciamo una cosa del genere, dobbiamo partecipare con qualcosa di assolutamente mai visto prima, così ci siamo interessati al bicilindrico bialbero di Rupert Baindl. Sembrava la soluzione ideale tuttavia, nonostante il supporto della West (il marchio di sigarette ndr), non avevamo ancora abbastanza fondi per realizzare il progetto. E’ stato allora a Rupert è venuta l’idea di realizzare una versione stradale del suo motore, per di più diesel. Ecco che abbiamo abbandonato i propositi relativi alla MotoGP per concentrarci su questa nuova iniziativa. Nel 2002 Phillip ha deciso di cedere la Werner e, con il ricavato, far rinascere la Neander attraverso la produzione della prima motocicletta turbodiesel di serie. Oggi, tutto questo è diventato realtà…”.
Una volta in sella alla Neander, ci si accorge di quanto basso sia il piano di seduta (appena 650 mm), nonostante la sistemazione risulti piuttosto comoda (non altrettanto si può dire per il passeggero, però). I canoni sono quelli della classica custom americana, con le gambe distese in avanti e le braccia alte, ad impugnare l’insolito manubrio fissato alla piastra di sterzo tramite due lunghi riser, in cima ai quali sono collocati, sulla destra, un tachimetro con fondoscala a 260 Km/h e sulla sinistra le spie di servizio. Più in basso è invece collocato uno strumento digitale degno di una Superbike, capace di fornire una quantità di informazioni addirittura eccessiva per un moto di serie, tra cui il consumo di carburante. Un dato davvero poco significativo visto che, a dispetto di una capacità del serbatoio di appena 10 litri, la Neander percorre in media 100 Km con 3 litri di gasolio… Inoltre, nel caso rimaniate a secco in aperta campagna, potete sempre guardare se c’è un trattore nelle vicinanze per fare un piccolo rabbocco!
La chiave di accensione va inserita sul lato destro. Non appena la si gira su ON, si sente la pompa della benzina che inizia a ronzare, e quando si spinge il pulsante di avviamento (non importa aspettare alcun preriscaldamento delle candele, come accade viceversa sui diesel di vecchia generazione) cominciano le sorprese! Ci si rende subito conto che questo motore è diverso da qualunque altro. La totale assenza di vibrazioni, il regime di minimo ad appena 950 giri e l’atipica tonalità di scarico, fanno della Neander un mezzo unico. La frizione è morbidissima, così come lo spunto che il motore offre non appena si inserisce la prima e si agisce impercettibilmente sul comando del gas.
Una volta in marcia, poi, è incredibile la sensazione di spinta che il bicilindrico è in grado di fornire già a partire dai 2.000 giri indicati. In pratica, nonostante il picco di coppia sia a quota 2.600, l’erogazione segue una progressione orizzontale fino a 4.200 giri, dopo di che l’ascesa di stempera un po’ (Baindl afferma comunque che, in fase di collaudo, ha raggiunto regimi prossimi ai 7.000 giri senza riscontrare problemi di tenuta meccanica).
Per la Bosch era impossibile
In città, ci si può concedere il lusso di andare a spasso con una moto da quasi 300 Kg (siamo pur sempre intorno ai 295 con tutto i liquidi), godendosi al massimo le doti di tiro, elasticità e, perché no, accelerazione di un motore sorprendentemente fluido e generoso. A tal proposito, la grossa gommatura posteriore assicura l’aderenza necessaria per scaricare tutta la potenza a terra senza troppi patemi, almeno quando si viaggia in rettilineo, ovviamente… C’è infatti da rimanere sorpresi dal modo in cui il motore della Neander sale rapidamente di giri, presumibilmente grazie alla sua configurazione a corsa corta e alla riduzione degli attriti interni. Questo costringe a un utilizzo del cambio superiore alle previsioni, almeno nell’uso sportivo.
Per quanto riguarda le doti di allungo, è ipotizzabile una velocità massima di circa 240 Km/h (visto che a 2.820 giri in sesta si “leggono” già 160 Km/h), cosa che in Germania, dove non ci sono limiti in autostrada, verrà senz’altro accolta con entusiasmo, mentre in altri paesi saranno probabilmente la parsimonia nei consumi, la coppia straordinaria e le vibrazioni pari a zero a fare della Neander un’apprezzata tourer a lungo raggio.
Risulta davvero difficile stancarsi in sella a questa custom e non solo in autostrada. Il baricentro basso la rende infatti abbastanza maneggevole, anche se bisogna comunque fare i conti con l’interasse chilometrico e il peso non trascurabile, senza contare i limiti di luce a terra.
E’ davvero un peccato che un motore così particolare non venga impiegato anche su un modello con caratteristiche più sportive, in grado di esaltare le doti di guidabilità indotte dall’assenza di effetti giroscopici all’interno del motore Neander. Bisognerebbe proprio provare… In conclusione, è evidente come la tecnologia applicata ai motori diesel abbia fatto passi da gigante negli ultimi 10 anni: la Neander ne è la riprova. Questa moto risulta sorprendente non tanto per la sua impostazione tecnica, ma per l’efficacia con la quale sa trasferire i benefici della sua motorizzazione nel comportamento su strada.
“Il capo del reparto ricerca e sviluppo dei motori diesel della Bosch ci aveva detto che il nostro motore non avrebbe mai funzionato. – se la ride Rupert Baindl – Trattandosi di un appassionato di moto, una volta pronto il primo prototipo, gli abbiamo chiesto di venire a provarlo. Dopo due ore di test è tornato da noi dicendo che intendeva comprare un esemplare della Neander per farlo esaminare dai tecnici Bosch, in modo da capire come abbiamo fatto a realizzare una cosa che secondo loro era impossibile! E’ stato un bel complimento…”.
io sono ancora allibito...![]()
non so nemmeno se la cosa è positiva o no...