Una notizia data in un telegiornale, di qualunque fatto, sopratutto di un fatto giudiziario, come quello di cui si tratta, è normalmente superficiale e fuorviante perché suggerisce, nel modo in cui viene data, una o più conclusioni. Ma non sempre fornisce tutti e sopratutto i reali elementi di conoscenza per poter consentire, a chi la ascolta, indipendentemente dal grado di istruzione o dal tipo di professione o dimestichezza con la materia, un convincimento, ovvero un giudizio.
Le leggi non sono, come potrebbe pensare qualcuno, pagine di scrittura che spiegano, sempre e in modo assolutamente completo, il come, il quando, il perché e il dove. E' necessario - sempre - che vengano "applicate" nel rispetto di vincoli e limiti che sono scritti e ben individuabili (esempio: un articolo del codice penale) oppure non sempre ben individuabili (esempio: l'opinione di teorici che studiano una determinata materia penale, la cosiddetta "dottrina"). Chi è chiamato a svolgere questa attività sono persone, cioè i giudici. Ma sono, prima di tutto, persone, che hanno una propria formazione, estrazione, eccetera e che, come TUTTI risentono di ideologie, e anche - purtroppo o per fortuna? - di umori. Proprio per questo, anche per questo, le decisioni "giudiziarie" scaturiscono dal concorso di molteplici soggetti-giudici, con possibilità di verifiche e di vaglio sulla correttezza formale e sostanziale (cioé di eventuali errori) delle decisioni intermedie e finali assunte. Conclusione: prima di dire se la scarcerazione di un "mostro" scandalizza o meno, io mi soffermerei a chidermi se l'effetto è realmente quello "annunciato" dalla "notizia" e, soprattutto, se la legge sia stata completamente e correttamente applicata. Se questa condizione è rispettata, piuttosto, mi viene da domandare se la legge è "giusto" o non "giusto" (secondo cosa poi?) che possa arrivare a sortire l'effetto X o Y. Ma qui si entra in un altro ambito che riguarda il "come, perché, ecc." nasce una legge.