Non è del '95, ma lo considero l'ultimo colpo di coda di un'epoca in cui i Giapponesi inseguivano ancora i sogni, e non solo il mercato.
Uno dei ricordi che ho di chi mi ha insegnato non solo a guidare con coscienza, ma anche a vivere il motociclismo in un modo che non sia cercare di dimostrare che il proprio pene ha dimensioni enormi.
L'ultima moto sportiva giapponese costruita con passione. Diabolicamente affascinante, perfettamente costruita, tutto ciò che ora ha il marchio Yamaha e due semimanubri è un insulto a questa Regina.
Se ad Haga non fosse stato rubato quel titolo iridato, forse le moto sportive orientali ora sarebbero dei capolavori e non dei veloci cessi ben verniciati.