
Originariamente Scritto da
AVP191
Non so se è perché sono un po' più grandicello (e, quindi, maggiormente disilluso o realista, oppure per altri motivi che non sono in grado di individuare) non mi scandalizzo più di tanto se una rivista (che comunque ha come fine anche l'utile aziendale e che, pertanto, deve fare i conti e redigere un bilancio eccetera), come Motociclismo, dia spazio a modelli di moto che hanno avuto e continuano ad avere successo commerciale e, verosimilmente, hanno ragionevole probabilità di continuare ad averlo. E' ovvio che in ogni attività, anche, come in questo caso, a fini di lucro (anche le moto si vendono per il fine di lucro) ci sia una deontologia, un'etica: ma l'etica e la deontologia sono dell'uomo. Il Direttore responsabile, ad esempio, che deve (non può: deve) rispondere all'Editore e alla sua "linea", eccetera. Anche l'Editore ha una propria deontologia, giudicabile da chiunque, migliore o peggiore, e così via. In tempi molto poco sospetti, scrivevo su questo forum che appariva tanto oggettivo quanto evidente che la Triumph, dal 2005 in poi, avesse acquistato spazi pubblicitari su Motociclismo e che la redazione avesse cominciato a dare più spazio ad argomenti concernenti il marchio inglese. Triumph, dal 2005, ha abbattutto, per la prima volta nella sua storia, il 2% di quota di mercato in Italia e il trend positivo sta continuando. Per conseguire questo obiettivo (evidentemente prefissato nella politica aziendale) è fisiologico e consequenziale che si finisca per (dico io: si debbano) sacrificare alcuni aspetti che si considerano "genuini" (=naturali, originari); rimanere, ostinatamente, immobili nel tempo e nello spazio è innaturale, anche un po' illogico.
Alcuni utenti si troveranno in sintonia con questo percorso, altri invece sono convinti che il successo commerciale sia sintomo di un allontanamento da canoni ideologici che, essendo appannaggio, di solito, di una minoranza, si riflettono come "migliori" rispetto a quelli espressi dalla maggioranza. E viceversa.