[Se Borromeo dà lezioni di giornalismo]
Sembra una fiction di Carabinieri, interpretata da attrici tipo Manuela Arcuri (indimenticabile, no?), invece è un'operazione da Stasi. La ex musa bionda di Michele Santoro, ora giornalista a “Il Fatto quotidiano”, Beatrice Borromeo, si è sentita ferita da un boxino su ItaliaOggi che riferiva di una sua corsa per scendere dal treno, attraversando le carrozze nel senso opposto di marcia. Una notizia falsa e infamante, secondo la Borromeo, anche perché le viene attribuito il possesso di un i-phone, quando lei non c’è l’ha l’i-phone, come ha chiarito sul blog antefatto.ilcannocchiale.it, per la serie «Deontologia professionale».
In effetti, è una lezione deontologica per tutti. Gli spioni d’Italia, però, non i giornalisti. Perché Beatrice Borromeo ha telefonato e registrato, di nascosto, la conversazione con l’autore dell’articolo di ItaliaOggi, Pierre De Nolac. Conversazione che lei ha pubblicato sul blog. Una vera porcata, visto che tra i due il personaggio pubblico è, semmai, la Borromeo. Lei scrive di sapere che Pierre De Nolac è uno pseudonimo e quindi sa, perché è intelligente, che dalla voce, ora, possono riconoscerlo.
Alla porcata deontologica, si aggiunge il pastrocchio giornalistico. Per dimostrare la sua tesi – non è possibile percorrere un treno al contrario, con buona pace di Azzurro di Paolo Conte! –
la Borromeo modella, manipola e piega la realtà dei fatti. Basta ascoltare il file audio, per capire i metodi della scolara di Travaglio: le domande devono essere trappole, che consistono nel formulare in maniera interrogativa una affermazione e considerarla autenticata dall’interlocutore se questi ride, bofonchia oppure cambia la risposta perché gli viene continuamente formulata; le domande, d'altronde, vanno ripetute a oltranza se il senso della risposta non è quello desiderato; soprattutto, non bisogna interloquire, con l’interlocutore, ma sottoporlo ad un interrogatorio – di cui lui è ignaro – nella speranza che ceda, per stanchezza.
Nel blog, Beatrice Borromeo sostiene che Pierre De Nolac «ha scritto una balla contro di me, e per rimediare si dice disposto a scrivere un'altra balla, magari contro qualcun altro, per far piacere a me. Questa sì che è deontologia professionale». Ma De Nolac, nella registrazione, parla, alla fine della conversazione, di «notizia», e precedentemente di «nota interessante», raccontata da «amici molto fidati» (non è che tutti hanno materiale dalla questura). Ammette che sì, «sono note tra la satira e la descrizione di quello che succede, mischio sempre tutto un po’ tutto… sono un po’ travagliesco», ma non ritratta mai la notizia (ma si può considerare notizia il senso in cui la Borromeo percorre un treno?). La Borromeo, stizzita, ribatte che «no, Travaglio dice la verità, scherzi!». Non si sognerebbe mai, aggiungiamo noi, di scrivere che lei ha un i-phone se è un blackberry. No. Lei allora, suadente, getta l’amo: «La prossima volta posso scrivere una bugia su di te?», De Nolac fa il marpione, ma non abbocca: «No…» Anzi, rilancia: «Oppure… mi passi qualcosa che ti può essere utile… qualche cosa che vedi». Questa, secondo la Borromeo, è invece l’ammissione di aver scritto una balla.
Alla fine della telefonata, B&B continua a ripetere la sua tesi, pensando che PDN la certifichi con una risata o cedendo all'esasperazione (vi è mai è capitato di dire sì per finire la conversazione con chi fa sempre la stessa domanda e non accetta la risposta? Ecco).
B&B «Lo fai spesso di scrivere cose false?»
PDN «No»
B&B «Solo questa volta?»
PDN «Assolutamente no»
B&B «Solo questa volta qua?»
PDN «Sì, sì, sì...».
Ps, Per la cronaca, giudiziaria, B&B non è un bed and breakfast.