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Discussione: Craxi visto da Napolitano

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  1. #1
    TCP Rider L'avatar di SergioSun
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    Craxi visto da Napolitano

    Premesso che Craxi non m'è mai piaciuto, così come i socialisti e la sx in genere, bisogna xò ammettere che la visione (sicuramente lucida e saggia) del Pesidente della Repubbblica è + vicina a quella dei pochi che qui non sono di sx che delle tante zecche che infestano il forum
    Strano no? però mi piace
    (ANSA) - ROMA, 18 GEN - 'Non puo' venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilita' dell' on. Craxi la considerazione della sua figura di leader politico'. Cosi' il Capo dello stato Napolitano in una lettera alla moglie Anna per il decennale della morte del leader Psi. 'Il nostro Stato democratico non puo' consentirsi distorsioni e rimozioni del genere'.'E' un fatto che il peso della responsabilita' per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati e' caduto con durezza senza eguali sulla sua persona'.


    Questa è la lettera integrale:
    Cara Signora,

    ricorre domani il decimo anniversario della morte di Bettino Craxi, e io desidero innanzitutto esprimere a lei, ai suoi figli, ai suoi famigliari, la mia vicinanza personale in un momento che è per voi di particolare tristezza, nel ricordo di vicende conclusesi tragicamente.

    Non dimentico il rapporto che fin dagli anni '70 ebbi con lui per il ruolo che allora svolgevo nella vita politica e parlamentare. Si trattò di un rapporto franco e leale, nel dissenso e nel consenso che segnavano le nostre discussioni e le nostre relazioni anche sul piano istituzionale. E non dimentico quel che Bettino Craxi, giunto alla guida del Partito Socialista Italiano, rappresentò come protagonista del confronto nella sinistra italiana ed europea.

    Ma non è su ciò che oggi posso e intendo tornare.

    Per la funzione che esercito al vertice dello Stato, mi pongo, cara Signora, dal solo punto di vista dell'interesse delle istituzioni repubblicane, che suggerisce di cogliere anche l'occasione di una ricorrenza carica - oltre che di dolorose memorie personali - di diversi e controversi significati storici, per favorire una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano.

    E' stato parte di quel cammino l'esplodere della crisi del sistema dei partiti che aveva retto fino ai primi anni '90 lo svolgimento della dialettica politica e di governo nel quadro della Costituzione. E ne è stato parte il susseguirsi, in un drammatico biennio, di indagini giudiziarie e di processi, che condussero, tra l'altro, all'incriminazione e ad una duplice condanna definitiva in sede penale dell'on. Bettino Craxi, già Presidente del Consiglio dal 1983 al 1987. Fino all'epilogo, il cui ricordo è ancora motivo di turbamento, della malattia e della morte in solitudine, lontano dall'Italia, dell'ex Presidente del Consiglio, dopo che egli decise di lasciare il paese mentre erano ancora in pieno svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti. Si è trattato - credo di dover dire - di aspetti tragici della storia politica e istituzionale della nostra Repubblica, che impongono ricostruzioni non sommarie e unilaterali di almeno un quindicennio di vita pubblica italiana.

    Non può dunque venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell'on. Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazione complessiva della sua figura di leader politico, e di uomo di governo impegnato nella guida dell'Esecutivo e nella rappresentanza dell'Italia sul terreno delle relazioni internazionali. Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere.

    Considero perciò positivo il fatto che da diversi anni attraverso importanti dibattiti, convegni di studio e pubblicazioni, si siano affrontate, tracciando il bilancio dell'opera di Craxi, non solo le tematiche di carattere più strettamente politico, relative alle strategie della sinistra, alle dinamiche dei rapporti tra i partiti maggiori e alle prospettive di governo, ma anche le tematiche relative agli indirizzi dell'attività di Craxi Presidente del Consiglio. Di tale attività mi limito a considerare solo un aspetto, per mettere in evidenza come sia da acquisire al patrimonio della collocazione e funzione internazionale dell'Italia la conduzione della politica estera ed europea del governo Craxi: perché ne venne un apporto incontestabile ai fini di una visione e di un'azione che possano risultare largamente condivise nel Parlamento e nel paese proiettandosi nel mondo d'oggi, pur tanto mutato rispetto a quello di alcuni decenni fa.

    Le scelte di governo compiute negli anni 1983-87 videro un rinnovato, deciso ancoraggio dell'Italia al campo occidentale e atlantico, anche di fronte alle sfide del blocco sovietico sul terreno della corsa agli armamenti ; e videro nello stesso tempo un atteggiamento "più assertivo" del ruolo dell'Italia nel rapporto di alleanza - mai messo peraltro in discussione - con gli Stati Uniti. In tale quadro si ebbe in particolare un autonomo dispiegamento della politica estera italiana nel Mediterraneo, con un coerente, equilibrato impegno per la pace in Medio Oriente. Il governo Craxi e il personale intervento del Presidente del Consiglio si caratterizzarono inoltre per scelte coraggiose volte a sollecitare e portare avanti il processo d'integrazione europea, come apparve evidente nel semestre di presidenza italiana (1985) del Consiglio Europeo.

    Né si può dimenticare l'intesa, condivisa da un arco assai ampio di forze politiche, sul nuovo Concordato: la cui importanza è stata pienamente confermata dalla successiva evoluzione dei rapporti tra Stato e Chiesa.

    Numerosi risultano in sostanza gli elementi di condivisione e di continuità che da allora sono rimasti all'attivo di politiche essenziali per il profilo e il ruolo dell'Italia.

    In un bilancio non acritico ma sereno di quei quattro anni di guida del governo, deve naturalmente trovar posto il discorso sulle riforme istituzionali che aveva rappresentato, già prima dell'assunzione della Presidenza del Consiglio, l'elemento forse più innovativo della riflessione e della strategia politica dell'on. Craxi. Nel quadriennio della sua esperienza governativa, quel discorso tuttavia non si tradusse in risultati effettivi di avvio di una revisione della Costituzione repubblicana. La consapevolezza della necessità di una revisione apparve condivisa attraverso i lavori di una impegnativa Commissione bicamerale di studio (presieduta dall'on. Bozzi): ma alle conclusioni, peraltro discordi, di quella Commissione nel gennaio 1985 non seguì alcuna iniziativa concreta, di sufficiente respiro, in sede parlamentare. Si preparò piuttosto il terreno per provvedimenti che avrebbero visto la luce più tardi, come la legge ordinatrice della Presidenza del Consiglio e, su un diverso piano, significative misure di riforma dei regolamenti parlamentari.

    Tra i problemi che nell'Italia repubblicana si sono trascinati irrisolti, c'è certamente quello del finanziamento della politica. Si era tentato di darvi soluzione con una legge approvata nel 1974, a più di venticinque anni dall'entrata in vigore della Costituzione. Ma quella legge mostrò ben presto i suoi limiti, in particolare per la debolezza dei controlli che essa aveva introdotto. Attorno al sistema dei partiti, che aveva svolto un ruolo fondamentale nella costruzione di un nuovo tessuto democratico nell'Italia liberatasi dal fascismo, avevano finito per diffondersi "degenerazioni, corruttele, abusi, illegalità", che con quelle parole, senza infingimenti, trovarono la loro più esplicita descrizione nel discorso pronunciato il 3 luglio 1992 proprio dall'on. Craxi alla Camera, nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Amato.

    Ma era ormai in pieno sviluppo la vasta indagine già da mesi avviata dalla Procura di Milano e da altre. E dall'insieme dei partiti e dei loro leader non era venuto tempestivamente un comune pieno riconoscimento delle storture da correggere, né una conseguente svolta rinnovatrice sul piano delle norme, delle regole e del costume. In quel vuoto politico trovò, sempre di più, spazio, sostegno mediatico e consenso l'azione giudiziaria, con un conseguente brusco spostamento degli equilibri nel rapporto tra politica e giustizia.

    L'on. Craxi, dimessosi da segretario del PSI, fu investito da molteplici contestazioni di reato. Senza mettere in questione l'esito dei procedimenti che lo riguardarono, è un fatto che il peso della responsabilità per i fenomeni degenerativi ammessi e denunciati in termini generali e politici dal leader socialista era caduto con durezza senza eguali sulla sua persona.

    Né si può peraltro dimenticare che la Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo - nell'esaminare il ricorso contro una delle sentenze definitive di condanna dell'on. Craxi - ritenne, con decisione del 2002, che, pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti, fosse stato violato il "diritto ad un processo equo" per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea.

    Alle regole del giusto processo, l'Italia si adeguò, sul piano costituzionale, con la riforma dell'art. 11 nel 1999. E quei principi rappresentano oggi un riferimento vincolante per la legislazione nazionale e per l'amministrazione della giustizia in Italia.

    Si deve invece parlare di una persistente carenza di risposte sul tema del finanziamento della politica e della lotta contro la corruzione nella vita pubblica. Quel tema non poteva risolversi solo per effetto del cambiamento (determinatosi nel 1993-94) delle leggi elettorali e del sistema politico, e oggi, in un contesto politico-istituzionale caratterizzato dalla logica della democrazia dell'alternanza, si è ancora in attesa di riforme che soddisfino le esigenze a cui ci richiama la riflessione sulle vicende sfociate in un tragico esito per l'on. Bettino Craxi.

    E' questo, cara Signora, il contributo che ho ritenuto di dover dare al ricordo della figura e dell'opera di suo marito, per l'impronta non cancellabile che ha lasciato, in un complesso intreccio di luci e ombre, nella vita del nostro Stato democratico.

    Con i più sinceri e cordiali saluti.

    Roma, 18 gennaio 2010

    Giorgio Napolitano
    “Un giorno la paura bussò alla porta; il coraggio andò ad aprire e non c’era più nessuno”
    Joahnn Wolfgang Goethe

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da SergioSun Visualizza Messaggio
    Premesso che Craxi non m'è mai piaciuto, così come i socialisti e la sx in genere, bisogna xò ammettere che la visione (sicuramente lucida e saggia) del Pesidente della Repubbblica è + vicina a quella dei pochi che qui non sono di sx che delle tante zecche che infestano il forum
    Strano no? però mi piace



    Questa è la lettera integrale:
    Questo tipo di conversione si spiega così:

    "OGGI CI SI INCHINA AD HAMMAMET PER GENUFLETTERSI VERSO ARCORE"


    cmq questo genere di discussione è già in corso qui senza dover aprire altri 3d:

    http://www.forumtriumphchepassione.c...nte-craxi.html

  3. #3
    Bannato L'avatar di Intrip
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    Post è un latitante


  4. #4
    TCP Rider Senior L'avatar di oldbonnie
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    Si chiamava Bettino, fu latitante. "Preferì" esserlo, dopo la sua auto denuncia in Parlamento. "Preferì" farsi giudicare in contumacia. Gli altri accoliti e compagni di merenda (tutti) no....e la fecero franca.

    In cambio...sarà santificato politicamente, dopo la sua predestinata martirizzazione e il suo ricordo non avrà fine.

  5. #5
    TCP Rider Senior
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    Citazione Originariamente Scritto da oldbonnie Visualizza Messaggio
    Si chiamava Bettino, fu latitante. "Preferì" esserlo, dopo la sua auto denuncia in Parlamento. "Preferì" farsi giudicare in contumacia. Gli altri accoliti e compagni di merenda (tutti) no....e la fecero franca.

    In cambio...sarà santificato politicamente, dopo la sua predestinata martirizzazione e il suo ricordo non avrà fine.
    Intitolare una strada a Bettino mi sembra poco.

    Sarei per intitolargli un intero carcere.

  6. #6
    TCP Rider Senior L'avatar di armageddon
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    Citazione Originariamente Scritto da Richymbler Visualizza Messaggio
    Intitolare una strada a Bettino mi sembra poco.

    Sarei per intitolargli un intero carcere.
    una delle affermazioni che piu' sintetizzano il pensiero corrente
    Send with the butterfly d' mammt

  7. #7
    TCP Rider Senior
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    Comunque visto che Napolitano mi stava sulle balle pure quando da "Migliorista" andava a braccetto coi ladri del PSI...

    A metà Anni novanta Giorgio Napolitano era leader di una corrente all'interno del Pci detta dei miglioristi che possedevano una rivista dal nome "Il moderno" finanziata dai berlusconiani di Fininvest, da Mediolanum, da Publitalia e da Giovanni Ligresti.

    YouTube Video
    ERROR: If you can see this, then YouTube is down or you don't have Flash installed.


    Ma lo volete capire che tanti politici si tengono a braccetto perchè ognuno di loro è funzionale agli altri? Nella loro testa sputtanarne uno significa correre il rischio di essere considerati e ricordati come ladri tutti quanti.

  8. #8
    TCP Rider Senior L'avatar di Lo scrofo
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    Libidine Volante + Carotona 1290 SA.. Figa e cavai no basta mai.
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    il bello deve ancora arrivare...
    La vita è troppo corta per avere dei nemici. - Ayrton Senna

    Don't worry #Roma.. We have a special place on the site for you. It's called 'Gangbang' Pornhub

  9. #9
    TCP Rider Senior L'avatar di mister51
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    Milano ma con Napoli "dentro"
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    bonneville non ce l'ho più
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    Citazione Originariamente Scritto da SergioSun Visualizza Messaggio
    Premesso che Craxi non m'è mai piaciuto, così come i socialisti e la sx in genere, bisogna xò ammettere che la visione (sicuramente lucida e saggia) del Pesidente della Repubbblica è + vicina a quella dei pochi che qui non sono di sx che delle tante zecche che infestano il forum Strano no? però mi piace



    Questa è la lettera integrale:
    NO COMMENT.........
    Alla faccia dei "regolamenti"

  10. #10
    Bannato L'avatar di Intrip
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    Citazione Originariamente Scritto da mister51 Visualizza Messaggio
    NO COMMENT.........
    Alla faccia dei "regolamenti"
    guarda passa e non ti curar di loro Mister

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