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AVP191
20 settembre 1958 chiudono le CASE CHIUSE con l'entrata in vigore della contestata Legge Merlin (1 parte)
Antonia Bonomi
Il 20 settembre 1958, nel 88°, anniversario della presa di Porta Pia, entrava definitivamente in vigore la legge Merlin, che aboliva le "Case chiuse", o case di tolleranza o luoghi di piacere come venivano più o meno eufemisticamente chiamati quelli che nell'antica Roma erano definiti "lupanari", poiché lupe era il termine con il quale il popolino definiva le prostitute.
La battaglia, condotta per dieci anni dalla deputata e senatrice socialista Angelina Merlin, approvata il 20 febbraio dello stesso anno, votata definitivamente il 29 luglio con 385 favorevoli e 115 contrari aveva il suo epilogo. Questa legge, secondo la sua ideatrice, si proponeva il lodevole scopo di ridare dignità alle donne che esercitavano quello che si chiamava e chiama il mestiere più antico del mondo, di cancellare la vergogna dello Stato imprenditore delle donne schiave, di mettere un freno alla prostituzione.
Angelina Merlin, classe 1889, era nata a Pozzonovo, provincia di Padova. Trasferita a Chioggia all'età di quattro mesi presso i nonni materni, qui si diplomò maestra, come la madre. Studiò dalle Canossiane e ne ebbe sempre un bel ricordo. Divenne socialista a scuola, iniziò in giovane età a fare comizi. Faceva la maestra e soffriva vedendo che le donne, mogli di pescatori e marinai e troppo spesso sole, si prostituivano per qualche piccolo lusso, o per fame, ai benestanti locali, le prostitute lungo le strade, le donne nelle case delle "calli", negli appartamenti d'appuntamento. Non tollerava che gli uomini, di famiglie religiose, frequentassero le prostitute e infettassero le mogli. Angelina giurò a se stessa che avrebbe fatto finire quello sconcio, andando contro anche al partito. La morale corrente, infatti, vedeva nelle case chiuse il luogo dove i giovani potevano fare esperienza poiché alle fidanzate non era permesso avere rapporti. Bloccata nella sua battaglia dal fascismo, fu mandata al confino dal 1926 al 1930, si sposò nel 1930 e rimase vedova nel 1936. Eletta membro dell'assemblea costituente nel 1946, nel 1948 fu la prima donna Italiana a sedere in Senato. E lei ripartì con la sua crociata. Ricevette minacce di morte e avvertimenti di punizioni sia dalle stesse prostitute sia dai protettori, dovette persino nascondersi, ma alla fine la spuntò. Ma, in fin dei conti, che cosa voleva la Merlin? Non abolire la prostituzione perché, anche a suo dire, era vecchia quanto il mondo, ma abolire la regolamentazione della prostituzione da parte dello Stato e il fatto che ne fosse imprenditore. Molte fotografie la ritraggono felicissima nel giorno del suo trionfo, mentre apre le persiane delle famose case chiuse, così dette proprio perché, per legge, le persiane dovevano sempre restare chiuse. E molte altre la ritraggono mentre mangia o beve il caffè in locali ricavati nelle antiche sedi di questi luoghi.
Ma chi era Angelina Merlin? Guardando il suo quadro, tutto giocato sulla Bilancia, segno di nascita, Vergine, Capricorno e Nettuno nei Gemelli, non mancava di senso della giustizia, ma con una pericolosa tendenza: le fissazioni. Aveva una visione ristretta dei problemi umani e il fanatismo come spirito guida. Coerenza, testardaggine o costanza come la si vuole chiamare, erano fanatismo bello e buono. Aveva le migliori intenzioni, ma non era in grado di vedere tutto il problema o le sue evoluzioni. Vedeva l'albero, ma perdeva di vista il bosco. Aveva limiti molto circoscritti, era misantropa, morbosa, maniacalmente attaccata alla forma, introversa e mancante d'autocritica, suscettibile. Aveva la fobia del peccato, temeva le tentazioni e il solo mezzo per risolverle, secondo lei, era cancellarle. Si può stare certi che non si è neppure posta il problema del poi, di che cosa sarebbe successo. La vergogna doveva essere cancellata, tanto le bastava, e doveva soprattutto trionfare il suo pensiero. Non era disposta a cedere di un millimetro ed era sostenuta da una forza che un tempo i medici avrebbero definito isterica.
I risultati, da subito, furono sotto gli occhi di tutti. Le prostitute continuarono ad esercitare il loro mestiere scendendo nelle strade, la malavita si affiancò alla prostituzione, la soppressione della schedatura e dagli obblighi di controllo medico incrementò il contagio delle malattie veneree.