testuale dalla sentenza della CAF
3.3. Ma detto e confermato quanto sopra in linea generale, preme a questa
Commissione chiarire che, nella specie, le acquisite trascrizioni delle
intercettazioni telefoniche e ambientali, neppure vengono in considerazione – a ben vedere – quali prove in sé degli addebiti rivolti ai deferiti. A parte infatti qualche singolo caso, che potrà trovare il suo puntuale esame nella sede opportuna, nessuno degli incolpati ha negato né l’esistenza, né la veridicità delle conversazioni intercettate: tutti essi avendo, invece, contestato l’interpretazione datane dagli inquirenti ai fini del deferimento. Ed anzi proprio loro hanno pressantemente sollecitato questa Commissione ad ascoltare con attenzione le conversazioni stesse per coglierne il reale significato attraverso i toni e le cadenze usati dai protagonisti.
Superando dunque ogni eventuale teorica perplessità residua in ordine al
problema generale come sopra risolto, si può e si deve procedere al vaglio
interpretativo delle conversazioni suddette, che questa Commissione ha con
estrema cura ascoltato e riascoltato più volte proprio al fine di coglierne i
significati rilevanti, facendo attenzione, non solo alla diversa personalità dei vari soggetti, ma anche, di volta in volta, alle frasi vaghe, incoerenti o a doppio senso, alla coloritura del linguaggio, alle reticenze, alle condizioni di tempo e di luogo.
Cercando di pervenire ad un equanime giudizio, che comunque sarà basato
esclusivamente su quei dati probatori - emergenti così dalle conversazioni
considerate in sé come anche dall’altro materiale a disposizione, quali le relazioni dei servizi di O.C.P. dei Carabinieri, le dichiarazioni rese dai deferiti e da terzi in ogni sede, ecc. - che assumano le caratteristiche di serietà, precisione, univocità e concordanza necessarie per assurgere nel complesso a valore di piena prova.
Senza avvalersi, quindi, degli elementi che possano comunque sollevare
ragionevoli dubbi sui fatti o sulle colpevolezze, di cui all’atto di deferimento. In particolare, poi, la Commissione avrà cura che l’iter del suo giudizio rimanga totalmente immune dalla tentazione paventata nelle difese di alcuni deferiti, di ricorso logico a teoremi. Teoremi il cui uso è stato senza ragione rimproverato alla Procura federale, poiché nell’atto di deferimento non v’è cenno o sintomo alcuno di essi, così come non v’è traccia delle espressioni <sistema> e <cupola> spesso ricorrenti nel contesto delle difese medesime. Si parla ivi, invece, semplicemente di <una rete consolidata di rapporti, di natura non regolamentare,
diretti ad alterare i principi di terzietà, imparzialità e indipendenza del settore
arbitrale… attraverso varie condotte, che intervenivano in momenti e livelli
differenti>. E questa sembra, invero, l’idea generale che suscita una prima attenta lettura di tutto l’atto di deferimento, poderosa quanto difficile ed encomiabile opera di elaborazione sistematica del vastissimo materiale istruttorio avuto presente dalla Procura federale. Ma trattasi di un’idea che – verificata poi alla stregua delle risultanze successivamente emerse dalla lunga attività dibattimentale, e posta in relazione alla massa degli atti allegati al processo – finisce col precisarsi nel senso che in realtà non un unico reticolo abbracciante
tutti i rapporti denunciati dalla Procura federale esisteva, bensì tanti reticoli
quante erano le squadre del campionato attualmente deferite, le quali si
attivavano, ciascuna nel proprio interesse, al fine appunto di <alterare i principi
di terzietà, imparzialità e indipendenza del settore arbitrale>. Sicché, in definitiva si potrebbe dire che, non già un sistema in cui siano inquadrabili tutti gli episodi in parola, ma piuttosto un’atmosfera inquinata, una insana temperie avvolgente il campionato di serie A, era venutasi a creare gradualmente: in cui agirono i vari protagonisti, animati da istinti, sentimenti e intenti non sempre comuni, tesi
com’erano ora al mero protagonismo ora all’egemonia, personale o di gruppo, ma talvolta spinti anche da pura e semplice preoccupazione di difesa, reale o
putativa; comunque ben lontani, tutti e sempre, da quello spirito di lealtà e
correttezza che deve stare a base dello sport.
senza polemica alcuna, davvero, ma sulla base di quanto nel capo d'accusa della CAF, ci rientrerebbe a pieno diritto anche il capitolo inter
il reato e' parlare con gli arbitri, cari amici, avere una rete di rapporti tesa nche solo a "difendere"............attendo dotte eccezioni e sottili distinguo (che pero', come si vede, non hanno senso alcuno) degli amici nerazzurri![]()
Ultima modifica di ABCDEF; 10/04/2010 alle 15:48
Ci sono voluti più di tre anni, ma ieri un giornale importante (la Repubblica), prendendo spunto dall'accusa di Bergamo all'Inter, ha messo in fila dei fatti, lo spionaggio di Tavaroli, le accuse all'Inter, l'operazione "ladroni", invitando quasi il lettore a ragionarci sopra. Mettere insieme dei fatti dovrebbe essere mestiere di tutti i giorni per un giornale e quindi apparentemente non si tratta di niente di speciale ma per chi, come noi, son tre anni che si batte per ragionare su Calciopoli, anche a costo di passare per visionari o di essere tacciati di squadrismo, si tratta di un avvenimento. Forse, con il progredire dei processi di Napoli e Milano, si avvicina il momento che a ragionarci saranno chiamati un po’ tutti e allora speriamo, come prima cosa, che dopo Fulvio Bianchi di Repubblica altri colleghi della carta stampata si ricordino della Carta dei Doveri del Giornalista ed invitino i loro lettori a ragionare, fornendo loro dei fatti e non la interpretazione degli stessi da loro preconfezionata.
L'articolo di ieri, in particolare, ha richiamato l'attività di spionaggio di Tavaroli sul mondo del calcio con l'operazione "como" (contro Moggi, padre e figlio, Pairetto, Bergamo, De Santis, Racalbuto) e l'operazione "ladroni" (contro Moggi, De Santis, Fabiani e Cennicola), ha riportato le accuse di Bergamo all'Inter di qualche giorno fa in merito al fatto di essere stato spiato e, correttamente, ha riportato anche il comunicato dell'Inter che si chiama fuori dall'attività di spionaggio e minaccia di querelare.
Prendiamo anche noi atto del comunicato dell'Inter, ricordando però che tutti i giornali hanno a suo tempo riferito di un verbale di Tavaroli in cui si citava una riunione alla Saras con Moratti e Facchetti in cui si era parlato di Inter e di arbitri; quando i giornali hanno riportato quel verbale nessuno ha smentito alcunché; anzi, sull'operazione "ladroni" il signor Moratti è stato a suo tempo sentito dalla Procura Federale. Cosa abbia dichiarato Moratti a Palazzi è rimasto top secret, sui giornali s'è letto tutto e il contrario di tutto, fatto sta che nel frattempo Facchetti era deceduto e il dott. Palazzi ha sentenziato di non poter procedere contro l'Inter.
Nel prendere atto del comunicato dobbiamo anche aggiungere che Tavaroli non spiava certo gratis et amore Dei, che i giornali hanno riferito di una fattura intestata all'Inter da parte dell'agenzia investigativa Polis d'Istinto (che aveva materialmente svolto le indagini) e del relativo pagamento estero su estero (!), che Tavaroli sarà chiamato a testimoniare a Milano e forse anche a Napoli. L'Inter avrà pure fatto bene a fare il suo bel comunicato, ma chiunque ci ragiona sopra è in grado di concludere che qualcuno quelle indagini le ha commissionate, che uno dei due, tra Tavaroli e Moratti, potrebbe aver dichiarato il falso e che i processi stabiliranno la verità. Intanto Bergamo in un’intervista al Tirreno, ieri, ha ribadito le sue accuse e fatto anche i nomi: responsabili dello spionaggio sono indicati Moratti e Facchetti.
Questi sono fatti sui quali ragionare e qualcuno, ragionando, potrebbe anche vedere nello spionaggio di Tavaroli una specie di trait d'union tra il processo di Milano e quello di Napoli; ci limitiamo a ricordare, infatti, che i dossierati delle operazioni "como” e "ladroni" sono praticamente gli stessi (compreso il segnalinee Cennicola subito scagionato senza che fosse mai chiarito perché era stato spiato) di quelli finiti nella deposizione spontanea di Dal Cin alla Procura di Napoli del giugno 2004, da cui aveva tratto origine l'indagine di Calciopoli dei pm Narducci e Beatrice. Come se i risultati dello spionaggio di Tavaroli, misteriosamente, fossero arrivati fino a Napoli: ipotesi, questa, cui aveva fatto riferimento l'ex-Procuratore della Figc De Biase, quando aveva osservato che una società calcistica che dovesse macchiarsi di un illecito di questo tipo rischierebbe la radiazione.
Nessuno della nostra Associazione arriva a immaginare un'Inter radiata, quella accennata è solo un'ipotesi di scuola, che abbiamo provocatoriamente riportato solo per far capire quali cattivi pensieri potrebbe aver fatto ieri un lettore di Repubblica che avesse preso atto dei fatti riportati da Fulvio Bianchi e ci avesse ragionato con la propria testa. Invece è da tre anni che tutti i giornali (compresa Repubblica) danno una lettura a senso unico dello scandalo del 2006 gestito, da par suo, dal prof. Guido Rossi: Moggi teneva in pugno gli arbitri, telefonava loro decine di volte prima di una partita con le schede segrete, Giraudo non telefonava ma era anche lui un delinquente, e quindi è stato giusto mandare la Juve in B: anzi, meritava di peggio, perché Calciopoli è stato lo scandalo più grave del calcio italiano. Sono, invece, tre anni che dello spionaggio di Tavaroli sul mondo del calcio, sui committenti e sull'utilizzo c'è una specie di black-out, come se l'argomento fosse tabù, quasi fosse pericoloso occuparsene.
Riportando le parole di Bergamo, ieri Repubblica è stata costretta a scrivere che "non è finita qui: questa è Farsopoli, non Calciopoli, e i fuochi d'artificio stanno per arrivare": e così su uno dei più importanti giornali nazionali si è accennato, dopo tre anni, ad una possibile Farsopoli, addirittura con la f maiuscola, come se l'autore dell'articolo sottintendesse qualcosa di grosso, di importante.
Questa, secondo la nostra Associazione, non è più un'ipotesi di scuola, questo vuol dire aver voglia di ragionare sullo scandalo del 2006 e tutte le sue sfaccettature: e chi volesse approfondire l'argomento può raccogliere dati, fatti e avvenimenti come sono riportati nell'apposita sezione del nostro sito. Che non a caso abbiamo titolato, fin da subito, proprio Farsopoli.
spesso un rutto vale più di mille parole
ragazzi una bellissima notizia......
INTERMERDA
MUTI, LADRONI
MILANO, 10 aprile - Alcune battute di commento dopo la famosa Samp-Inter del 9 gennaio 2005, finita 2-3 con i nerazzurri che segnano tre gol negli ultimi sei minuti, e la decisione sulla designazione di arbitro e assistenti di gara per la partita del mercoledì successivo, di Coppa Italia, Bologna-Inter. È il contenuto di una ennesima intercettazione, effettuata durante le indagini su Calciopoli, che la difesa di Moggi ha fatto trascrivere. A parlare sono Giacinto Facchetti e l'ex designatore Paolo Bergamo. Riguardo alla stessa partita di Genova era già uscita un'altra intercettazione, il giorno stesso della partita, tra il patron dell'Inter, Massimo Moratti e lo stesso Bergamo. Facchetti chiama Bergamo il 10 gennaio 2005:
B.- Giacinto!
F.- Paolo allora vedi che abbiamo recuperato?
B.- Storico eh, storico ieri, mamma mia cosa ho sofferto, non te lo puoi immaginare... guarda che ormai la partita sembrava compromessa, c'è stata una reazione incredibile...
F.- Sull'uno a zero speravo almeno nel pareggio fino alla fine, ma sul 2-0 non speravo più a niente...
B.- Mamma mia ma poi goals bellissimi.
F.- Si si si.
B.- Puliti, tranquilli... è stato bravo Bertini sul 2-2 sul contrasto, quel contrasto tra difensore e Martins, che non era niente eh? Bada bene a volte però magari può essere ingannato perché questo cade in maniera plateale...
F.- Devo dire che ho predisposto la tua.-incomprensibile-.ed in campo sia andato tutto bene...
B.- Si si si ha detto bene.
F.- E' stato bravo, anche Papi e Puglisi mi sono piaciuti...
B.- Specialmente Puglisi ha fatto bene...
Secondo la difesa di Moggi, nel prosieguo della telefonata, si parla di tessere messe a disposizione da Facchetti per Bergamo, con l'accordo che passerà Bergamo in sede e inoltre Bergamo chiede del materiale sportivo dell'Inter a Facchetti. Quindi, il discorso si sposta sulla prossima partita, di Coppa Italia, a Bologna, che finirà 1-3 per l'Inter senza alcuna coda polemica.
B.- Senti domenica ehm mercoledì avevo intenzione di mandarti come assistenti, siccome a Bologna non è una partita scontata secondo me, avevo intenzione di metterti Geminiani e Niccolai che sono due toscani bravi eh?
F.- Bene, Geminiani non l'abbiamo più...
B.- No no e appunto te lo volevo mandare domenica. Si, scusa, mercoledì c'è questa Coppa Italia che ci interessa ancora e quindi facciamo... e poi ti mando un giovane, siccome volevamo rimettere in pista Gabriele e Palanca avevo intenzione di mandarti Gabriele...
F.- Va bene.
B.- Non è un problema per voi... perché sta facendo bene...
F.- No no va bene poi io mi fido di te... sei tu...
B.- Stai tranquillo, stai tranquillo e complimenti per ieri.
F.- Grazie grazie.
Ultima modifica di giorgiorox; 10/04/2010 alle 15:52 Motivo: UnionePost automatica
spesso un rutto vale più di mille parole