GLI ESTERNALIZZATI
Infermieri, centralinisti, archivisti, impiegati, sono diventati tutti lavoratori co.co.co, a progetto, interinali, noleggiati a ore, esternalizzati.
Lavoratori pagati trecento, cinquecento, o se sono fortunati, ottocento euro al mese. E senza avere diritto alle ferie, ai giorni di malattia, e neppure alla pensione. Uno dei casi più eclatanti, é quello di Athesia , la società di call center più importante d’ Italia che su 4 mila lavoratori ne ha ben 3.200 a progetto.
Solo nella Pubblica Amministrazione sono 350 mila gli esternalizzati. Ma la sanità ne attinge a piene mani. Gli ospedali pubblici italiani, come il Sant’ Andrea e il Policlinico Umberto I di Roma, ne sono pieni. Spesso questi precari sono i soci lavoratori delle centinaia di cooperative che forniscono infermieri, ausiliari, cuochi, personale delle pulizie e quello per l’ amministrazione. La legge Biagi aveva, tra le altre cose, l’intenzione di trasformare il lavoratore a contratto di collaborazione continuativa, il cosiddetto co.co.co, in un lavoratore con compiti più delineati e con più garanzie. Nasceva così il lavoro a progetto. La sua applicazione é stata però un fallimento, che in alcuni casi ha aumentato la precarietà e ha pure portato a un’ evasione del versamento dei contributi.
Ufficialmente si esternalizzano i servizi per risparmiare. Alla fine si scopre che se questi lavoratori fossero internalizzati si risparmierebbe in alcuni casi fino al 40 % . Alla fine il lavoratore esternalizzato costa di più, e ha meno diritti di prima. Ma allora chi ci guadagna?