Truffa con aspirapolveri, cinque arresti
Frustate ai lavoratori ritenuti incapaci
Firenze (12 maggio) – Venivano addestrati per vendere un aspiratore statunitense ma se non ci riuscivano erano presi a frustate sulle gambe e umiliati pubblicamente in ufficio. Era questo il trattamento che veniva dato ai lavoratori della Italcarone di Incisa Valdarno, società che importava dagli Stati Uniti un aspirapolvere per poi rivenderlo a un prezzo dieci volte più alto, cambiandogli apparentemente le caratteristiche tecniche. I vertici della società sono stati arrestati stamattina per associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla frode fiscale. Si tratta di cinque persone: quattro finite agli arresti domiciliari e una in carcere. Indagate anche undici persone e sequestrati tre immobili, per un valore di 1,5 milioni, a Incisa Valdarno, Reggello (Firenze) e Cavriglia (Arezzo), riconducibili alla presunta organizzazione.
Quasi quattro milioni e mezzo di euro, secondo la Guardia di Finanza, le vendite in nero che l'azienda, con filiali anche ad Arezzo e Massa, avrebbe fatto avvalendosi di centraliniste e venditori porta a porta. L' lettrodomestico veniva importato dagli Stati Uniti ad un prezzo di circa 300 euro ed era rivenduto tra i 3500 e i 4000 euro. In cinque anni il gruppo, secondo gli investigatori, ha venduto oltre un migliaio di elettrodomestici evadendo le imposte. Le vendite porta a porta avvenivano nelle province di Firenze, Arezzo e Massa Carrara.
La società aveva una struttura piramidale composta alla base da operatrici telefoniche, venditori junior, venditori senior e dirigenti. Il compito delle centraliniste era cercare di fissare appuntamenti con eventuali clienti. Poi i venditori avrebbero venduto l'aspirapolvere, presentato come "presidio medico chirurgico elettromedicale anti acaro".
La Italcarone reclutava personale con inserzioni sui giornali, senza specificare quale mansione avrebbero dovuto ricoprire. Poi venivano addestrati e trasformati in telefonisti o venditori. Ogni mattina, all'inizio della giornata, i lavoratori venivano caricati da quelli che "ce l'avevano fatta" con l'inno nazionale, canti e slogan. Inoltre erano incitati a raggiungere risultati inarrivabili, che sarebbero stati ripagati con viaggi in località esotiche. Prima del raggiungimento dell'obiettivo ricevevano insignificanti gadget o attestati di lode firmati dall'azienda, ma anche frustate sulle gambe o umilianti richiami davanti agli altri quando gli appuntamenti non erano ritenuti sufficienti.
Ogni venditore junior veniva inizialmente accompagnato da un venditore senior. La prima dimostrazione veniva suggerito di farla presso un familiare o un amico caro. Che, per accontentare il parente, spesso finiva per aquistare l'elettrodomestico che non avrebbe potuto portare in detrazione fiscale come auspicato dal venditore e neppure recedere dal contratto. In alcuni casi, la Finanza ha riscontrato anche false richieste di finanziamento per l'acquisto. Ma la carriera del venditore s'interrompeva presto e senza remunerazione, perché il tetto da raggiungere per ottenere le provvigioni era inarrivabile, dando così vita ad un turn over continuo, tutto a beneficio della Italcarone.
A segnalare la situazione agli inquirenti, sono stati la Federconsumatori e alcuni ex dipendenti, che hanno raccontato di turni massacranti al call center anche di 14 ore al giorno, con mezz'ora per il pranzo e pochi minuti per andare in bagno. Inoltre maltrattamenti fisici, psicologici e meeting motivazionali al mattino in una sala insonorizzata della sede di Incisa.