MILANO - Siccome ha la faccia (e non solo) più tonda, l'aria serena ed è molto più diplomatico, non appena l'Inter ha scelto Rafa Benitez come nuovo allenatore è stato inevitabile che i mass media, con la loro abituale faciloneria, abbiano definito il tecnico spagnolo «l'anti-Mourinho». Ignorando che, non appena si va un po' più in profondità, le somiglianze tra i due sono molte più di quanto non si pensi. Beh, neanche a farlo apposta, la conferenza stampa di presentazione di Benitez, oggi ad Appiano Gentile, ha seguito esattamente questo schema.
LINGUA MADRE - Tanto per cominciare, Benitez ha chiesto di poter pronunciare le prime parole (quelle dei saluti e dei ringraziamenti formali) in spagnolo. La cosa buffa è che Benitez parla italiano da più anni di Mourinho, che però ci tenne subito a far vedere quanto lui si presentasse preparato ai nuovi appuntamenti. Insomma, davvero agli antipodi dello Special, che ovviamente è l'oggetto della prima domanda, alla quale Benitez risponde: «Non sono l'antiMourinho. Ha fatto un grande lavoro qui, ma sono diverso da lui. Mi piace vincere, mi piace fare del buon calcio se possibile». Frecciatina?In ogni caso, subito dopo Benitez regala la prima battuta: «In Italia si respira calcio. Ero in vacanza in Sardegna, appena si è diffusa la voce sull'Inter sono spuntati giornalisti che marcavano a uomo e altri che si muovevano a zona. Ho visto paparazzi schierati col 4-5-1 e con tutti i moduli possibili. E questo mi piace».
ANGLOFONIA - A voler essere pignoli, l'italiano di Benitez è meno buono di quello del primo Mourinho. Forse perché il portoghese era di studi freschi mentre lo spagnolo è di più antica ma meno sistematica frequentazione. Tuttavia, la cosa curiosa è che l'intercalare più usato dal nuovo allenatore dell'Inter non è né italiano né spagnolo ma... inglese: «So». Ogni volta che tira le conclusioni di un ragionamento, il «quindi» è di scuola Liverpool, l'ultimo domicilio conosciuto («mia figlia ha 7 anni, 6 li ha vissuti lì»), visto che ancora non ha deciso se abiterà a Milano o dalle parti di Appiano Gentile.
Ma d'altra parte l'Inghilterra torna di continuo. Per esempio quando Benitez, interrogato sulla Supercoppa nazionale che l'Inter dovrà giocarsi ad agosto, ricorda che lui al Liverpool l'ha già vinta. «Contro il Chelsea», aggiunge. E non riesce a non ridere, visto chi era all'epoca l'allenatore dei Blues.
«TRAMPAS» - È a quel punto che il sospetto inizia a farsi sempre più certezza: se Mourinho era (ed è) il Grande Comunicatore, Benitez è il Grande Parac..., va beh, il Grande Furbacchione. Quando gli chiedono: «Mou si presentò dicendo "Non sono un pirla". E lei?», Rafa ci pensa un attimo, ma solo un attimo. E poi: «Se sono qua penso che sono intelligente». Ovviamente ridendo sotto il pizzetto. Come quando un altro giornalista prova quella che lui definisce una «trampa», cioè una domanda-trabocchetto: «Maradona nell'Argentina non fa giocare insieme Cambiasso e Mascherano. Lei cosa ne pensa?». Il «non sono pirla» di Mourinho nacque proprio così, da una domanda su Lampard. Benitez non lo sa, probabilmente. Però la risposta è altrettanto magistrale, oltre che perfettamente riassuntiva della differenza/uguaglianza tra lui e il suo predecessore: «Per me Cambiasso è un giocatore al massimo livello e sono felicissimo di averlo con me. Sulla convivenza con Mascherano, non posso dire nulla perché non è qui. Capisco la domanda, ma» (movimento a zig-zag della mano) «preferisco fare un dribbling».
JUVENTUS - Stessa operazione viene effettuata da Benitez quando gli viene chiesto della trattativa con la Juventus. La prima risposta è soft: «Nel calcio si parla sempre molto, ma alla fine la cosa più importante è il matrimonio. C'è stato con l'Inter e questo è quello che conta». La seconda da maestro della paraculagg..., va beh, della furbacchioneria: «Io non ho tanta memoria, è stato tanto tempo fa». Ma questo è ancora niente. Alla giornalista interessata a conoscere il famoso «uomo oltre l'allenatore» e che gli chiede un pregio e un difetto del suo carattere, Benitez risponde: «Mi piace parlare coi giornalisti», poi si rende conto di aver provato a stravincere e allora concede: «Ma non so se è un pregio o un difetto». E pazienza se i giornalisti chiedono se farà più allenamenti aperti alla stampa rispetto a Mou: «Quanti ne ha fatti lui? Due? Allora io ne farò tre così saremo tutti contenti». Poi, più seriamente, aggiunge: «Mi piace lavorare, mi piace insegnare e spingere gli altri a imparare, perché sono stato un professore». Guarda caso, anche Mourinho è stato docente di Educazione fisica e ha trasferito quell'esperienza nel suo modo di allenare. Ma, avverte Benitez, «anche l'intenzione pedagogica può essere un difetto, perché ci sono giocatori che si arrabbiano per questo». Con Mourinho non è successo, anzi: «Bisogna conoscere i giocatori per sapere come comportarsi con loro. Ogni allenatore e ogni persona sono diverse. So, bisogna trovare il modo perché la squadra mantenga questa mentalità vincente». Il gemello diverso (quanto possono esserlo un portoghese e uno spagnolo) è già al lavoro.
Tommaso Pellizzari
15 giugno 2010
Sorridente e furbacchione Rafa è l'Anti-Mou per finta - Corriere della Sera
BUON LAVORO MISTER![]()