Ilvo Diamanti per repubblica:
Ancora oggi il centro di Vicenza è sottosopra. Più sotto che sopra. Al di là dei danni - enormi - alle case e alle cose, l'inondazione ha inferto ferite profonde alle persone. Più che fuori: dentro. I vicentini: hanno perduto tranquillità e sicurezza. Oggi hanno paura dell'acqua. Cioè: di se stessi, del proprio mondo di vita. Perché anche Vicenza, Verona, Padova, Treviso - non solo Venezia - sono città d'acqua. Attraversate da fiumi, rogge, canali. Vicenza e l'area colpita dall'alluvione: galleggiano su un bacino di falde fra i più grandi d'Europa. L'alluvione della settimana scorsa ha suscitato inquietudine. Non che non ce ne siano state altre, prima. Molti ricordano - ed evocano - quella del 1966. Che ha provocato danni minori. E allora aveva piovuto molti giorni, dal 28 ottobre fino al 4 novembre. Questa volta sono state sufficienti 36 ore di pioggia improvvisa, battente e ininterrotta, insieme allo sciogliersi rapido delle nevi nelle montagne vicine (complici lo scirocco e un veloce rialzo della temperatura). Il Livelòn si è trasformato nel Nilo in piena. Inimmaginabile, per me - come per molti vicentini. Anche se, in questi anni, ho visto cose che voi umani...