Lo dice anche Nostra Signora di Wikipedia: “L'estate di san Martino è il nome con cui viene indicato un eventuale periodo autunnale in cui, dopo le prime gelate, si verificano condizioni climatiche di bel tempo e relativo tepore. […] San Martino viene festeggiato l'11 novembre”.
In effetti, la giornata si annuncia splendida. Ora ildolce problema da risolvere è: dove?
Vediamo: “...Hmmm... Castelluccio mi esce dagli occhi... Leonessa&Terminillo non ne parliamo... le campagne di Viterbo no... Sibillini no way: rischio meteo... Abruzzo troppo lontano... Monti Sabini boh... Valnerina troppi men-in-blue...”
Insomma, studio un po' l'immarcescibile atlante TCI – Centroitralia e ne ricavo questa ipotesi (parzialmente) maremmana:
In pochi minuti sono bardato, cascato, stivalato, guantato. Pronto. Prendo la chiave. Tolgo il telo. L'obsoleta-Speed-2009-ormai-superata-dal-fottuto-modello-2011-ebbene-sì-sto-rosicando è lì che mi aspetta. Io la guardo, lei mi guarda. La stronzasogghigna.
Il messaggio è muto, ma eloquente: “B-A-T-T-E-R-I-A. Da quant'è che sono ferma qui, eh? Eppure lo sai...”
“Non fare scherzi, non fare scherzi”. Non ne fa. Grazie,grazie! “Non è vero che sei obsoleta, sei un gioiello. Prima o poi ti regalo un mantenitore di carica,
forse!”
Todi, Orvieto e Bolsena spariscono rapidamente. Uno sguardo da lontano alla rupe di Orvieto,
che sembra galleggiare nella nebbia, e ben presto mi trovo sulla SS 74 Maremmana, che si snoda toccando Pitigliano, Manciano, Scansano – quasi uno scioglilingua, ma anche un apprezzabile sciogligomme, per così dire.
Questa dovrebbe essere Scansano. O Manciano. O Pitigliano... ecccheca77o...non mi ricordo… tutto![]()
uguale ‘sto tufo!
Dicevo della strada: rapida ma sinuosa, ben tenuta e praticamente deserta,
a parte un'insolita coppia Ducati 1098+Benelli Tornado (la primache vedo in vita mia, credo), beccate in occasione di una pausa pipì:
Cavoli, sto percorso è fin troppo divertente. Per fortuna ogni tanto c’è qualche tratto un po’ sporco e rovinato. Sì, penso davvero che sia una fortuna: meglio qualche pezzo sporco e sconnesso ogni tanto, che mi costringe giocoforza a rallentare e calare il ritmo, sottraendomi a quella trance illusoria da asfalto perfetto che – sto parlando per me – può essere pericolosa. Così, tra una curva, una foto, un pick-up di cacciatori fermo in curva (ionico-ionico-ionico
) e un caffè supero Roccalbegna, per poi imboccare la salita alla vetta del monte Amiata.
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Ora l’altezza si fa sentire – fa più freddo, ma niente di terribile. Arrivo in cima, giro la moto e ridiscendo in direzione Abbadia San Salvatore. Tornato a valle, un nuovoghigno spunta nel casco, preannunciandomi il serrato ottovolante che mi depositerà a Radicofani
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e alla sua rocca, qui a favore di sole:
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e qui controluce:
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Lascio Radicofani e per il ritorno a Orvieto soppeso coscienziosamente due ipotesi: spararsi a tuono la Cassia o concludere in bellezza con i saliscendi della SR 71 via Città della Pieve, Fabro e Ficulle? Dato che sono le h 16.30 e l’ora legale è ormai un ricordo, una logica inoppugnabile suggerirebbe la prima ipotesi, decisamente più rapida. Ma la logica non è mai stata di casa, qui: così scelgo l’altra. peccato solo che metà delle curve lefarò a memoria, visto che raggiungo Orvieto (e di lì Todi) che è ormai notte...
Una decina di ore sontuose, sfruttate nel modo che più adoro. E senza pensare ad altro che alla strada, perché talvolta, come osservava il signor G, c'è solo la strada su cui puoi contare - la strada è l'unica salvezza - c'è solo la voglia e il bisogno di uscire.