
Originariamente Scritto da
Intriplato
Il rugby non è soltanto una pratica agonistica, è anche stile di vita, una
filosofia che va ben oltre gli angusti limiti del campo di gioco
E' spettacolo, ma anche disciplina dura che richiede preparazione fisica ed atletica e, in parti eguali, autodisciplina ferrea, coraggio, amicizia, generosità, sacrificio, altruismo, rispetto dei compagni, dell'avversario e delle regole (per nessun motivo i giocatori contesterebbero una decisione dell'arbitro o simulerebbero un infortunio).
Gioco ideale di squadra in cui prevale il gruppo rispetto al divismo del singolo, il rugby vanta molti valori antitetici al calcio. Ognuno dei quindici giocatori deve interpretare al meglio il suo ruolo, fino al risultato finale di portare il pallone oltre la mèta. La partita è come una battaglia, fatta di colpi duri e un giocatore non uscirebbe mai dal campo senza aver dato il meglio di sè e senza aver contrastato e reso quanto mai difficile la vita sul campo ai suoi avversari.
Ma a fine partita, ciò che caratterizza unicamente questo sport, è il cosiddetto “terzo tempo”, un'altra delle sacre tradizioni del rugby, momento unico di aggregazione nel corso del quale vincitori e vinti, arbitri e dirigenti si ritrovano affratellati da un boccale di birra. In fondo, è questo il vero spirito del rugby.
(Amicizia si ma a stomaco pieno ghghghg)
Non sono da meno gli spalti degli stadi, permeati della stessa atmosfera e dello stesso spirito che si respira sul campo. Correttezza, rispetto, mai episodi di "tifo contro". E come i giocatori, anche i tifosi festeggiano a fine partita il loro “terzo tempo”.
Il rugby, nato nel lontano 1858, è la dimostrazione che alcuni valori possono resistere nel tempo. Ancora oggi esso mantiene quell’aria nobile e un po’ rètro che attira e suscita l’interesse e l’entusiasmo di un gran numero di persone in tutto il mondo.
Maurizio Torretti