Romano Prodi: «Saddam è colpevole ma il governo è contrario alla pena di morte
all’esecuzione della condanna a morte di Saddam Hussein perché l’Italia è contro la pena capitale. Questa la didascalia di una posizione che, con diverse articolazioni, sembra aver messo d’accordo molti esponenti della maggioranza e dell’opposizione. Con sfumature diverse ma nella sostanza si registra un coro di dichiarazioni a favore della commutazione della condanna nel carcere a vita al posto del patibolo. Parlamentari, presidenti di regione come la Lombardia di Formigoni, il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra, il vicesindaco di Roma Maria Pia Garavaglia (il sindaco Veltroni aveva già espresso con un articolo le ragioni contro la condanna a morte dell’ex rais) fino ad esponenti del governo come sottosegretari, viceministri e ministri. La sintesi di questo fronte del no alla forca per Saddam è nelle parole del presidente del Consiglio Prodi affidate a una dichiarazione diffusa da Palazzo Chigi. «Pur senza voler sminuire i crimini di cui si è macchiato Saddam Hussein e la ferocia con cui ha gestito il potere durante il regime e pur nel rispetto dell'autonomia e della legittimità delle istituzioni irachene, non posso non esprimere la ferma contrarietà del governo italiano, e mia personale, alla condanna a morte dell'ex rais. Come ho ricordato anche in Consiglio dei ministri - aggiunge il premier - l'Italia è infatti contraria alla pena capitale, sempre e comunque. È un principio generale che ho ribadito con fermezza anche davanti alle Nazioni Unite». La dichiazione di Prodi era stata in qualche modo sollecitata anche dal ministro Pecoraro Scanio che nel corso della riunione a Palazzo Chigi aveva «chiesto al presidente Prodi di impegnarsi per evitare che Saddam Hussein diventi un martire. La pena di morte non serve alla democrazia». Anche il guardasigilli Clemente Mastella ha espresso il suo fermo e deciso no alla pena di morte che non può essere mai considerata una soluzione. Come cattolico laicamente impegnato in politica - ha aggiunto - sono fermamente convinto che la vita sia un dono che non può essere concesso o negato dagli uomini. Questo non significa difendere chi si è macchiato di gravissimi crimini. Significa non voler cedere alla logica di una punizione che diventa vendetta e non giustizia, che genera odio e non pacificazione, che calpesta i principi della nostra democrazia. Mi auguro che non si decida di punire Saddam con il patibolo perché sarebbe una grave sconfitta per l'Occidente con il rischio di trasformare un dittatore in un martire». Come dare un senso tangibile a queste affermazioni è altra questione. Il presidente dell’organizzazione contro la pena di morte «Nessuno tocchi Caino» ha lanciato un appello al nostro esecutivo perché affidi a Marco Pannella, che «in questi anni ha saputo risolvere» situazioni gravi, un «incarico straordinario» affinchè «nelle prossime ore si possa recare a Baghdad e dove serve perchè sia scongiurato quello che appare ormai scontato e imminente». D'Elia non ha alcun dubbio, la morte dell'ex rais «darebbe alla guerriglia sunnita un martire, un mito. Non vorrei in futuro vedere Saddam sulle magliette dei giovani arabi come un Che Guevara attuale». Il dissenso sulla decisione di confermare l’impiccagione all’ex rais di Baghdad, trova accoglienza anche nell’opposizione. A cominciare dal segretario dell’Udc Lorenzo Cesa secondo cui «anche la vita dei criminali è sacra. I suoi crimini sono stati giudicati dagli uomini e saranno giudicati dalla storia. Un atto di clemenza, che trasformi in ergastolo la pena capitale, sarebbe, a questo punto, una prova di forza del mondo libero e non di debolezza». Opinioni diverse si registrano invece tra le fila di An con Altero Matteoli secondo il quale «non si costruisce una nuova democrazia con le impiccagioni: sono stato sempre contrario alla pena di morte e naturalmente lo sono anche per Saddam Hussein». Stesso partito altra opinione per Nino Strano che sta con chi è «soddisfatto della condanna a morte inflitta giustamente al rais iracheno che ha ucciso bambini, donne e uomini del suo paese». «C'è una bella iniziativa a Roma, quella di illuminare il Colosseo quando la vita di un condannato a morte viene salvata. Credo che oggi si possa fare di più e chiedere che il Colosseo venga illuminato perchè una vita venga salvata, quella di Saddam, un uomo da un lato famoso e dall'altro fra i più crudeli al mondo». Lo afferma in una nota Francesco Giro, deputato di Forza Italia e responsabile per i rapporti con il mondo cattolico.