Una moto diversa da tutto quanto visto fino ad oggi. Questa è la nuova Diavel, coraggiosa e fuori dagli schemi, irriverente e impavida, irrazionale fino all’eccesso tanto da destare clamore più per il fatto che sia stata realizzata che non per come possa essere veramente. Una moto che in pochi potevano permettersi e tentare di realizzare. Tra questi senza dubbio Ducati che dopo il successo della Multistrada 1200 (quasi 1.500 moto vendute in Italia nel 2010 e seconda assoluta nelle vendite del mese di gennaio 2011) prova nuovamente ad esplorare nuovi segmenti e nuove realtà.
Una moto di cui molti diranno che non si sentiva il bisogno, un oggetto da scrutare con occhi attenti che certamente non passa inosservato, a metà strada tra una scultura post moderna e una realizzazione mono esemplare di un preparatore artigiano. Linee muscolose a tratti quasi esagerate ostentate con fierezza dalle sue forme tozze, massicce e scalpitanti contornate da un alone da mezzo post-atomico. In molti guardando la scheda tecnica hanno pensato che tutto si potrà fare con questa moto fuorchè guidarla su una strada tortuosa, con tutti quei cavalli e quel “gommone” posteriore… “sarà la classica moto da sparo”, buona per accelerare su una pista di un aeroporto.
Nessuno aveva mai realizzato un mezzo simile e gli unici termini di paragone erano le custom anabolizzate o altri oggetti esoterici, i pochi termini di paragone esistenti quindi condannavano inevitabilmente la intransigente Diavel ad essere marchiata con prerogative mediamente lontane dalla sua reale natura. Una moto che va assolutamente provata prima di essere giudicata, proprio per la mancanza di riferimenti o reali termini di paragone, la Diavel non è simile a nulla di quanto oggi troviamo su un listino.
Più maneggevole di quanto si potrebbe pensare ma anche meno confortevole nelle lunghe percorrenze. Più filante di quanto le foto la facciano apparire e più aggraziata e dinamica di quanto abbia lasciato intendere finora. Potente e non poco, ma mai più del dovuto o di quanto si riesca a gestire con acceleratore e traction control inserito, per i più rispettosi ci sono tre livelli di Riding Mode, anche se la Diavel andrebbe guidata solo in Sport per non disaccoppiare la sua anima dalle sue reali fattezze estetiche.
Look affascinante, imponente serbatoione da 17 litri, con due larghe prese d’aria laterali, che sinuosamente vanno affusolandosi mentre raggiungono il retrotreno. Scarichi che disegnano ampie e ben visibili curve, per convogliarsi in due marmitte sovrapposte, telaio a traliccio: un classico! La Diavel cerca di riunire nella sua estetica alcuni degli aspetti più noti di tre tipologie di veicolo, mostra infatti i muscoli insieme al concetto di dinamismo derivati dalle moto sportive, questi elementi li ritroviamo nella linea di pancia bassa, nel motore sportivo e nel codino slanciato.
Dalle custom prende la posizione ribassata (disponibile come optional di una versione rialzata e di una ribassata ancora di 20mm), così come dalle custom arriva la conformazione della zona del cruscotto e del manubrio. Dalle naked infine riprende la posizione di guida nella triangolazione pedane manubrio sella così come la zona così detta della “fly line” che sta ad indicare la zona superiore del serbatoio. Pregevole la finitura superficiale delle parti in carbonio così come molti dettagli meccanici quali il forcellone monobraccio, le pedane del passeggero sottili e filanti che spariscono sotto il codino e la pratica maniglia in acciaio per il passeggero che fuoriesce da sotto la sella.
Per il resto è una vera Ducati con telaio a traliccio e propulsore testastretta di 11° (questi i gradi di incrocio delle valvole a fine fase di scarico), 162 cv, che esalta la proverbiale coppia ai bassi regimi, gestito dal sistema Ride-by-Wire. La potenza erogata dal motore non viene più regolata unicamente e direttamente tramite il cavo acceleratore, ma passa prima attraverso una centralina che, in base al segnale ricevuto, comanda elettronicamente l’apertura dei corpi farfallati, tutto ciò migliora la guidabilità e al tempo stesso, sfrutta la potenza agli alti regimi.
Impianto frenante con componenti di alta qualità, combinati con l’ABS Bosch-Brembo, la moto utilizza infatti all’anteriore pinze monoblocco con attacco radiale Brembo che lavorano su dischi da 320mm e pastiglie singole di tipo sinterizzato (lo stesso impianto montato sulla 1198). Sul posteriore troviamo un disco molto grande da ben 265mm su cui lavora una pinza a due pistoncini contrapposti di diametro differenziato.
Mentre sul cerchio anteriore è presente un classico pneumatico 120-70 ZR 17 sull’anteriore la Pirellli ha realizzato appositamente per questa moto una inedita e incisiva gomma da 240/45 ZR17 su base Pirelli Diablo Rosso. Pneumatici simili vengono già utilizzate da alcune roadster su cerchi da 18 il cerchio da 17 permette però di avere un profilo più tondeggiante del pneumatico e quindi una maggiore maneggevolezza e una più grande capacità di piega. Aspetto questo fondamentale anche per assecondare al meglio il profilo molto sportivo della gomma anteriore.
Ducati Traction Control, nello spazio di pochi millesimi di secondo è in grado di rilevare e controllare, il pattinamento della ruota posteriore. Il sistema consente di scegliere su 8 livelli, ognuno programmato per offrire un differente valore di slittamento del retrotreno: migliori performance, e sicurezza attiva. Una tecnologia “user friendly” e contemporaneamente futurista che rende facile e alla portata di tutti una moto dalle prestazioni non lontane da una SBk di qualche anno fa.
La posizione della sella con l’assetto ribassato permette di toccare con entrambi i piedi per terra, la sella corta ed ergonomica, e pure il passeggero può usufruire di pedane ingegnosamente retrattili, e maniglie estraibili a T, per tenersi. Strumentazione su due livelli, il Display superiore fornisce i dati principali, quali velocità, giri/min, orario, temperatura e spie varie. Il Display inferiore a colori, si adatta alle condizioni della luce cambiando il colore dello sfondo, fornisce informazioni sul Riding Mode, sul DCT selezionato, sulle marce usate, chilometraggio totale e parziale. A moto ferma il Display inferiore funge anche da quadro di comandi, consentendo di personalizzare e salvare le impostazioni.
L’accensione della Diavel è comandata da una chiave elettronica che si tiene in tasca, la moto riconosce la chiave a 2 m. di distanza, abilitando automaticamente le funzioni. Quando si parcheggia la moto, si può inserire il bloccasterzo premendo una due volte il pulsante di spegnimento. L’illuminazione degli indicatori di direzione e della luce freno posteriore è affidata a due strisce verticali di LED trasparenti che seguono l’esatto profilo della cover sottosella, offrendo massima visibilità. Il programma di manutenzione prevede la registrazione delle valvole ogni 24.000 km.
.....continua....TEST Ducati Diavel: Diavolo di un Diavel