Non credo ci siano molte persone disposte a mettersi da parte per farsi comandare da uno più giovane solo perchè ha studiato/capacità/inventiva. (Anzi spesso e volentieri si sottolinea l'incapacità dei laureati di cimentarsi nel lavoro: del resto -quelli bravi intendo, gli altri lasciamoli da parte- sono ultra-specializzati, con poca esperienza pratica, e devono venire a patti con realtà spesso opprimenti.)
Ovviamente ci sono moltissimi casi in cui "il mestiere" (l'esperienza in primis, ma non solo) contano tanto, ma in un'epoca di sviluppo frenetico come questa aver studiato (ed essere bravi) dovrebbe valere qualcosa in termini di riorganizzazione, innovazione, implementazione di nuovi servizi.
In questo senso l'Italia è un paese per vecchi: tecnologie vecchie, professionalità vecchie, e dirigenze, ovviamente, vecchie.
Anche quando ho visto organi direttivi interessati allo sviluppo di servizi di nuova generazione, li ho viste abbagliati dai "lustrini" venduti dai commerciali e poco alla sostanza che ci stava sotto: ne sono solo uscite grandi perdite di soldi, progetti troncati, e sfiducia nell'innovazione che comunque migliorava la situazione.
L'impressione che ho io è che in Italia vige un concetto molto chiaro: l'elemosina del potente (in senso lato). La maggioranza in qualche modo vive delle concessioni della "classe superiore", sia essa dirigenza politica, aziendale, o semplicemente chi ha più potere nello specifico contesto. Spesso le regole sono poco chiare.
Questo permette a chi può di maneggiare quel che passa, e a chi non può di potersi adagiare in una situazione in cui si attende l'aiuto esterno (cosa che spinge alla pigrizia, ma permette anche d'incolpare terzi per rogne personali).