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Discussione: il 12 e il 13 giugno vado a votare!

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  1. #1
    TCP Rider L'avatar di freerider3957
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    il 12 e il 13 giugno vado a votare!

    Visto che alessandro"capezzone"2804 è uscito dalla rianimazione post amministrative e a aperto la campagna antireferendaria per par condicio io apro la campagna proreferendaria:

    "Fletto i muscoli e sono nel vuoto!" (Rat-Man)
    "Dio non é con noi perchè anche lui odia gli imbecilli!" (il Biondo)
    "...to boldly go where no man has gone before!"

  2. #2
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    oh yes e pure prima delle 12....
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  3. #3
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    COSA BUONA E GIUSTA


    MI RACCOMANDO:

    4 Sì...


    non è poi così difficile.........
    spesso un rutto vale più di mille parole

  4. #4
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    SI!SI!SI!SI!


    (meglio che mi autocensuro su tutto il resto)
    ORGOGLIOSO SEZIONARIO
    "Con la SEZIONE non si lesina...né di manetta, né di forchetta" (Black Bomber 04/06/2007). MEENCHIA (ddoveroso ttribbuto)

  5. #5
    TCP Rider Senior L'avatar di Medoro
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    Citazione Originariamente Scritto da giorgiorox Visualizza Messaggio
    COSA BUONA E GIUSTA


    MI RACCOMANDO:

    4 Sì...


    non è poi così difficile.........
    Non sono d'accordo
    mi spiego
    è giustissimo incitare invogliare le persone ad andare a voatre,ma sentirmi dire pure cosa devo votare mi fa un'attimino girare le palle,come se fossi uno senza cervello che non sa pensare con la propria testa
    Adesso non ce l'ho con te ho solo preso te come spunto perchè hai scritto
    MI RACCOMANDO
    4 SI


    Mi piace di più l'idea:italiani andate a votare perchè è un vostro diritto-dovere e perchè è importante essere coinvolti direttamente nella vita politica del paese ed esprimere la propria opinione.
    questo si,poi che si voti diversamente dal mio pensiero non importa,io andrò a votare senza ombra di dubbio,magari in costume pronto per andare al mare,e come dice D andate prima delle 12 è importante







































    ps, MI RACCOMANDO COME IL SOMMO 4 SI
    DIO esiste,ma state tranquilli,non sono IO

  6. #6
    TCP Rider L'avatar di freerider3957
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    Facciamogli un quorum così!
    "Fletto i muscoli e sono nel vuoto!" (Rat-Man)
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  7. #7
    RAT Pack Leader Lucca L'avatar di D74
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    Citazione Originariamente Scritto da freerider3957 Visualizza Messaggio
    Facciamogli un quorum così!
    q8
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  8. #8
    TCP Rider L'avatar di freerider3957
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    Due ragionamenti logici su acqua e nucleare:

    Mario Tozzi da La Stampa del 6 giugno 2011

    Sappiamo veramente su cosa andiamo a votare fra sette giorni? Al di là dello specifico giuridico dei quesiti referendari, e prima di dividerci in favorevoli e contrari, la questione è se sappiamo valutarne esattamente contenuti e conseguenze. Cominciamo dall’acqua. Andiamo davvero a votare per stabilire se l’acqua italica perderà il suo carattere pubblico e potrà essere mercificata come altri beni? La risposta è no, quello che invece succederà è che la gestione dei servizi idrici avrà una corsia preferenziale per i privati. Ma è invece giusto domandarsi se questo porterà vantaggi per i cittadini, per l’ambiente e, infine, per la risorsa acqua in sé.

    Oggi l’acqua in Italia costa circa un euro ogni mille litri, una cifra davvero irrisoria, e viene garantita alla stragrande maggioranza della popolazione pulita e abbondante, tanto che, se lasciassimo aperti tutti i rubinetti di casa 24 ore su 24, l’acqua continuerebbe a esserci servita per tutto il tempo. Per questa ragione sembra difficile migliorare il servizio idrico: escluso che si possa fornire acqua colorata o profumata o gassata al rubinetto, per l’utente non ci può essere alcun vantaggio. I fautori del no sostengono che così si riparerà la rete degli acquedotti italiani, ridotta a perdere circa 40 litri ogni 100, ma sembrano ignorare tre fatti: che quell’acqua in gran parte ritorna in falda (e dunque agli acquedotti), che il vero spreco dell’acqua è nell’agricoltura (circa il 60% dell’uso, contro meno del 20% di quello potabile) e che nessun privato si sobbarcherà una spesa che viene valutata cautelativamente attorno a 60-80 miliardi di euro. Sostanzialmente il servizio idrico domestico non può essere migliorato ed è difficile individuare altri motivi a questa privatizzazione forzata che non quelli del mero profitto per le imprese, non del vantaggio per i cittadini: un piccolo guadagno, però costante per decenni, come la rendita di un affitto. La controprova sta nel fatto che, dovunque in Italia, la gestione privata ha sollevato le critiche dei cittadini e ha, di contro, sempre portato un aumento delle tariffe (basta confrontare Agrigento o Lucca, private, con Milano o Roma, pubbliche; mentre Parigi torna al pubblico dopo anni di privatizzazione).

    Il referendum sull’energia nucleare può essere letto in questa stessa chiave: il ritorno all’atomo porterà un vantaggio per i cittadini, per l’ambiente o per il fabbisogno energetico nazionale? L’incidente di Fukushima dimostra che l’energia nucleare non è sicura intrinsecamente: dopo tre mesi le perdite radioattive non sono state ancora fermate e sarà difficile tornare ad abitare in quei luoghi per almeno mezzo secolo. È vero che anche gli altri impianti di produzione di energia sono dannosi per la salute e per l’ambiente, ma quando avviene un incidente in una centrale nucleare sono guai per tutto il pianeta per generazioni (le mutazioni indotte dall’incidente di Cernobil si trasmettono geneticamente, cosa che non accadde nemmeno per le bombe atomiche sganciate sul Giappone).

    Ma anche il vantaggio per i cittadini sembra dubbio: già oggi l’energia nucleare è la più cara di tutte, come dimostrano i dati del dipartimento dell’Energia degli Usa (Doe, 11,15 cent/kWh contro i 9,61 dell’eolico e gli 8,03 del gas, con previsioni di divaricazione di quelle forbici al 2020: 14,37 contro 11,32 e 8,05 rispettivamente). Inoltre un impianto nucleare Epr 1600 III plus costa fra 8 e 10 miliardi di euro (stima Areva) e non si considerano qui tutti quei costi che, chissà perché, ci ostiniamo a chiamare «esterni» e che, invece, sono intrinsecamente connessi ai combustibili geologici (anche il nucleare lo è): eventuali incidenti, smantellamento (decommissioning) e inertizzazione delle scorie verranno necessariamente addossati alla collettività (come dimostra il caso giapponese). In queste condizioni la bolletta costerà di più, non di meno, soprattutto in un Paese che dovrebbe impiantare ex novo le centrali. Inoltre l’Italia dovrà importare l’uranio, che prima o poi finirà, esattamente come il petrolio. E anche per l’ambiente non si vedono vantaggi, perché è vero che si riducono le emissioni clima alteranti, ma non esiste ancora al mondo nemmeno un sito per lo stoccaggio definitivo delle scorie. Anche in questo caso il vantaggio è tutto dei gruppi che costruiranno e gestiranno le centrali, che, non a caso, si oppongono fieramente al referendum, perché perdono l’occasione di contrarre un mutuo molto vantaggioso: introiti privatizzati e «perdite» a carico dello Stato. Al di là dei distinguo ideologici, le questioni acqua e energia su cui si voterà si riducono a logiche molto più semplici ed è su quella base che i cittadini possono riappropriarsi di una consapevolezza troppe volte lasciata in altre mani.

    Chi ci guadagna dai referendum - LASTAMPA.it
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  9. #9
    TCP Rider Senior L'avatar di giorgiorox
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    Due ragionamenti logici su acqua e nucleare:

    Mario Tozzi da La Stampa del 6 giugno 2011

    Sappiamo veramente su cosa andiamo a votare fra sette giorni? Al di là dello specifico giuridico dei quesiti referendari, e prima di dividerci in favorevoli e contrari, la questione è se sappiamo valutarne esattamente contenuti e conseguenze. Cominciamo dall’acqua. Andiamo davvero a votare per stabilire se l’acqua italica perderà il suo carattere pubblico e potrà essere mercificata come altri beni? La risposta è no, quello che invece succederà è che la gestione dei servizi idrici avrà una corsia preferenziale per i privati. Ma è invece giusto domandarsi se questo porterà vantaggi per i cittadini, per l’ambiente e, infine, per la risorsa acqua in sé.

    Oggi l’acqua in Italia costa circa un euro ogni mille litri, una cifra davvero irrisoria, e viene garantita alla stragrande maggioranza della popolazione pulita e abbondante, tanto che, se lasciassimo aperti tutti i rubinetti di casa 24 ore su 24, l’acqua continuerebbe a esserci servita per tutto il tempo. Per questa ragione sembra difficile migliorare il servizio idrico: escluso che si possa fornire acqua colorata o profumata o gassata al rubinetto, per l’utente non ci può essere alcun vantaggio. I fautori del no sostengono che così si riparerà la rete degli acquedotti italiani, ridotta a perdere circa 40 litri ogni 100, ma sembrano ignorare tre fatti: che quell’acqua in gran parte ritorna in falda (e dunque agli acquedotti), che il vero spreco dell’acqua è nell’agricoltura (circa il 60% dell’uso, contro meno del 20% di quello potabile) e che nessun privato si sobbarcherà una spesa che viene valutata cautelativamente attorno a 60-80 miliardi di euro. Sostanzialmente il servizio idrico domestico non può essere migliorato ed è difficile individuare altri motivi a questa privatizzazione forzata che non quelli del mero profitto per le imprese, non del vantaggio per i cittadini: un piccolo guadagno, però costante per decenni, come la rendita di un affitto. La controprova sta nel fatto che, dovunque in Italia, la gestione privata ha sollevato le critiche dei cittadini e ha, di contro, sempre portato un aumento delle tariffe (basta confrontare Agrigento o Lucca, private, con Milano o Roma, pubbliche; mentre Parigi torna al pubblico dopo anni di privatizzazione).

    Il referendum sull’energia nucleare può essere letto in questa stessa chiave: il ritorno all’atomo porterà un vantaggio per i cittadini, per l’ambiente o per il fabbisogno energetico nazionale? L’incidente di Fukushima dimostra che l’energia nucleare non è sicura intrinsecamente: dopo tre mesi le perdite radioattive non sono state ancora fermate e sarà difficile tornare ad abitare in quei luoghi per almeno mezzo secolo. È vero che anche gli altri impianti di produzione di energia sono dannosi per la salute e per l’ambiente, ma quando avviene un incidente in una centrale nucleare sono guai per tutto il pianeta per generazioni (le mutazioni indotte dall’incidente di Cernobil si trasmettono geneticamente, cosa che non accadde nemmeno per le bombe atomiche sganciate sul Giappone).

    Ma anche il vantaggio per i cittadini sembra dubbio: già oggi l’energia nucleare è la più cara di tutte, come dimostrano i dati del dipartimento dell’Energia degli Usa (Doe, 11,15 cent/kWh contro i 9,61 dell’eolico e gli 8,03 del gas, con previsioni di divaricazione di quelle forbici al 2020: 14,37 contro 11,32 e 8,05 rispettivamente). Inoltre un impianto nucleare Epr 1600 III plus costa fra 8 e 10 miliardi di euro (stima Areva) e non si considerano qui tutti quei costi che, chissà perché, ci ostiniamo a chiamare «esterni» e che, invece, sono intrinsecamente connessi ai combustibili geologici (anche il nucleare lo è): eventuali incidenti, smantellamento (decommissioning) e inertizzazione delle scorie verranno necessariamente addossati alla collettività (come dimostra il caso giapponese). In queste condizioni la bolletta costerà di più, non di meno, soprattutto in un Paese che dovrebbe impiantare ex novo le centrali. Inoltre l’Italia dovrà importare l’uranio, che prima o poi finirà, esattamente come il petrolio. E anche per l’ambiente non si vedono vantaggi, perché è vero che si riducono le emissioni clima alteranti, ma non esiste ancora al mondo nemmeno un sito per lo stoccaggio definitivo delle scorie. Anche in questo caso il vantaggio è tutto dei gruppi che costruiranno e gestiranno le centrali, che, non a caso, si oppongono fieramente al referendum, perché perdono l’occasione di contrarre un mutuo molto vantaggioso: introiti privatizzati e «perdite» a carico dello Stato. Al di là dei distinguo ideologici, le questioni acqua e energia su cui si voterà si riducono a logiche molto più semplici ed è su quella base che i cittadini possono riappropriarsi di una consapevolezza troppe volte lasciata in altre mani.

    Chi ci guadagna dai referendum - LASTAMPA.it
    una sola parola riassume la propensione per il no: BUSINESS
    spesso un rutto vale più di mille parole

  10. #10
    TCP Rider Senior L'avatar di rjng
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    track queen,Tbs.
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    8,246
    Non solo a votare,ma portateci anche tutti i familiari che potete,fate propaganda,più siamo più godiamo, votare SI al referendum significa portare di peso il presidente del consiglio davanti ai giudici,come si merita,facciamogli rimangiare tutte le leggi ad personam,fatte appositamente per lui e i suoi sorapi.
    4 SI e turiamo 4 Falle di questo paese che stà affondando!!
    www.bandabonnisti.it

    VENDO GOMME TASSELLATE PER THRUXTON

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