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Valentino, idolo, ma uomo | Il Rivolozoico | Motonline.com
Valentino, idolo, ma uomo
Postato il 2011 in Sport MotoGP
La delusione è grande: l’abbinamento Rossi-Ducati aveva fatto sognare tutti, me compreso. E invece, almeno per ora, non funziona. Possibile? Certo. Anzi, per certi versi era prevedibile
Ciò che sembrava impossibile che accadesse è accaduto. Normale. Nel corso della storia non è mai successo il contrario.
Valentino Rossi è in grave difficoltà con la Ducati e forse anche con se stesso.
Devo ammettere che io per primo non me l’aspettavo, anche se, naturalmente, non potevo escluderlo. Proviamo a capire come sia maturata una situazione di questo genere.
Punto primo: gli anni passano. Per Rivola come per Rossi. Lo scorrere del tempo è una delle manifestazioni più democratiche della natura. Valentino ha dato e avuto tutto negli ultimi dieci anni: si è qualificato come uno dei più grandi di tutti i tempi, forse addirittura il più in assoluto; quasi non ha conosciuto sconfitte; ha accumulato tanto denaro che basterà anche ai suoi pronipoti per vivere di rendita se non si monteranno la testa; non violo la privacy se mi permetto di immaginare che anche con le donne si sia tolto soddisfazioni negate ai comuni mortali; si è divertito da matti e ha conquistato tutti col suo eccezionale carattere.
Ma gli anni passano e con gli anni non solo le cellule si perdono per strada, ma anche e soprattutto gli incentivi, la voglia di rischiare oltre ogni limite, specie dopo aver avuto tutto. Nessuno potrà mai convincermi che il Valentino Rossi del 2011 è lo stesso non dico del 2001, ma anche del 2006.
E poi sono arrivate le prime brutte botte. Che fanno male a Valentino, come a me e a voi. E lasciano inevitabilmente il segno.
A tutto questo si è aggiunta una Ducati difficile da guidare. Velocissima, potentissima, ma difficile da guidare. Se Stoner con la D16 ha vinto, Valentino stravincerà, hanno senz’altro pensato Bonomi, il super boss della Ducati, e i suoi uomini. Invece sono intervenute malignamente le variabili…
Ora il team che nel 2007 ha stupito il mondo facendo accadere ciò che sembrava impossibile accadesse (di nuovo…), cioè vincendo il campionato del mondo nella classe regina contro lo strapotere e le straconoscenze tecniche dei giapponesi, è in grossa difficoltà. Anche perché - questa è una mia opinione personale che si basa solo su mie riflessioni, non su fatti a me noti - ritengo che sia stato un errore portare a Borgo Panigale tecnici “personali” di Rossi ed inserirli in un Team già autosufficiente, affiatato ed esperto, creando possibili situazioni di attrito. Se le cose vanno bene, c’è gloria e serenità per tutti, ma se vanno male il rischio più grosso è la zizzania. Era già stato fatto con successo al tempo del passaggio di Rossi dalla Honda alla Yamaha? Vero, ma il team Yamaha in quel momento era alla frutta e poi era un team giapponese, non italiano. E non è la stessa cosa.
Oggi tanta gente dice che la Ducati esce ridimensionata dall’esperienza con Rossi. Non è il mio parere. La questione è un’altra: Stoner è certamente un grande campione che è salito sulla Ducati con una spinta eccezionale data dal talento straripante unito alla giovane età e alla voglia di emergere. Questo è stato ciò che gli ha fatto trovare la chiave della Desmosedici. Rossi è salito sulla stessa moto proprio quando è iniziata la fase discendente di una carriera unica. Non è una differenza da poco.
Ora Valentino, dando fondo al suo carattere e al suo incredibile talento, potrà forse anche riprendersi, e sarebbe senz’altro l’impresa delle imprese, ma non muterebbe la situazione: gli anni passano e i nuovi talenti maturano. E sono giovani e disposti a tutto per vincere. Il processo è irreversibile.
Ricordo bene, per averlo vissuto in prima persona, l’ultimo anno di corse di un altro campionissimo, Giacomo Agostini. Con la Yamaha 350, simile a quella che tanti altri piloti avevano a disposizione, se era da solo faceva ancora il giro più veloce, ma nella bagarre, entrando in curva con cinque, sei piloti intorno, non si trovava più a suo agio. Lui, intelligente e maturo, capì, e a fine anno appese il casco al chiodo, pago dei quindici titoli mondiali e di tutto il resto… Quell’anno una volta che si era fermato con la moto accanto a me, mi aveva detto: “Ma dove vogliono andare questi?”.
Appunto: dove vogliono andare? Io lo so.