
Originariamente Scritto da
giorgiorox
per chi accusa di doping gli altri....
tratto da Wikipedia...
Le accuse di doping al mondo del calcioNel 2004 Ferruccio Mazzola pubblicò Il terzo incomodo, nel quale rivolgeva una serie di pesanti accuse al mondo del calcio per quanto concerne l'abuso di pratiche dopanti negli anni '60 e '70[2].
Nel mirino di Mazzola finì soprattutto il Mago Herrera, vero artefice della Grande Inter e reo, secondo il suo accusatore, di distribuire a titolari e riserve delle pasticche (Mazzola, pur riconoscendo di non averne la certezza, parlò di anfetamine) capaci di aumentare le loro prestazioni atletiche.[3] La denuncia dell'ex giocatore parve trovare conferma nei prematuri decessi di diversi membri della Grande Inter che sarebbero stati da ricondurre, a suo dire, proprio alle pratiche non ortosse dell'epoca. Mazzola, qualche tempo dopo la pubblicazione del libro, in un'intervista all'Espresso del 2005 citò nello specifico i casi di Armando Picchi, il capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale, Marcello Giusti, una delle riserve, ucciso da un cancro al cervello alla fine degli anni '90, Carlo Tagnin morto di osteosarcoma nel 2000, Mauro Bicicli, deceduto nel 2001 per un tumore al fegato e Ferdinando Miniussi, il portiere di riserva, morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C. Da ricollegare a questa serie di decessi sarebbero stati pure, sempre secondo Mazzola, quelli di Giuseppe Longoni (passato per le giovanili dell'Inter prima di approdare alla Fiorentina), ucciso nel 2006 da una vasculopatia e di Enea Masiero, all'Inter tra il '55 e il '64 e morto nel 2009 per via di un tumore (questi ultimi due deceduti dopo l'intervista concessa al settimanale).[4] Le accuse rivolte all'Inter e a quel ciclo leggendario della sua storia, portarono Ferruccio Mazzola a rompere i rapporti con il fratello Sandro e con la società neroazzurra, che nella persona dell'allora presidente Giacinto Facchetti (caduto anche lui nel mirino di Mazzola per fatti non ben precisati) querelò per diffamazione il suo ex giocatore, chiedendo 3 milioni di euro per danni morali e patrimoniali da devolvere in beneficenza.[5] Il giudice non riscontrando nulla nel libro di diffamatorio, respinse la richiesta della società, costringendola anche al pagamento delle spese processuali.[6]
Ma l'atto d'accusa di Mazzola, lanciato nel libro e nell'intervista rilasciata all'Espresso, riguardò, come detto, l'intero sistema calcio. Nel mirino infatti, ci finirono anche la Fiorentina e la Lazio, oltre alla Roma, società presso cui Herrera, secondo Mazzola, continuò a servirsi delle medesime utilizzate nella squadra nerazzurra. A farne le spese sarebbe stato in questo caso il centravanti Giuliano Taccola morto a soli 26 anni dopo una trasferta della squadra capitolina a Cagliari durante il primo anno di Herrera sulla panchina giallorossa. Le denunce verso Fiorentina e Lazio provenivano invece dall'esperienza diretta dello stesso ex giocatore. Secondo lui, l'utilizzo di sostanze dopanti, sarebbe stato alla base della morte di numerosi giocatori viola degli anni '60 e '70, come Bruno Beatrice, deceduto per leucemia nel 1987, a 39 anni, Ugo Ferrante ucciso da un tumore alla gola nel 2004 e Nello Saltutti morto per un carcinoma nel 2004. Altri membri di quella squadra avrebbero invece sofferto di malattie gravissime come Domenico Caso, Massimo Mattolini (deceduto nel 2009, nel periodo successivo all'intervista, dopo un trapianto di reni) e Giancarlo De Sisti. Alla Lazio invece, Mazzola confessò di aver fatto uso insieme ai suoi compagni di un farmaco noto come Villescon, capace di migliorare notevolmente le prestazioni atletiche. Le parole di Mazzola parvero confermate nel 2005 quando la procura di Firenze, su richiesta della vedova Gabriella Bernardini Beatrice, aprì un'indagine sulla morte del calciatore ipotizzando che questa potesse essere stata determinata dal doping. L'indagine dei Nas di Firenze si concluse nel giugno del 2008 con l'ipotesi del reato di omicidio preterintenzionale per l'allenatore Carlo Mazzone e un suo uomo di fiducia, Ivo Micucci. Secondo i Nas, infatti, Mazzone all'epoca dei fatti avrebbe avocato a sè la gestione delle terapie per Bruno Beatrice sottraendole allo staff medico della Fiorentina.[7] Il 2 gennaio 2009 la procura di Firenze ha chiesto l'archiviazione del caso per prescrizione.[8]