L'immortalità dell'anima
Ÿ A proposito del parto che Rachele ebbe quando nacque Beniamino è scritto: "Essa ebbe un duro parto; e mentre penava a partorire, la levatrice le disse: ‘Non temere, perché eccoti un altro figliuolo’. E com’ella stava per render l’anima (perché morì), pose nome al bimbo Ben-Oni" (Gen. 35:16-18). Da questo passo si comprende che Rachele rese l’anima quando morì.
Ÿ Nel libro delle Lamentazioni è scritto: "Essi chiedevano alle loro madri: Dov’è il pane, dov’è il vino?....’ e intanto venivano meno come de’ feriti a morte nelle piazze della città, e rendevano l’anima sul seno delle madri loro" (Lam. 2:12). Quando Gerusalemme fu assediata dall’esercito dei Caldei, molti bambini morirono di fame e di sete, rendendo la loro anima sul seno delle loro madri.
Ÿ Quando il profeta Elia pregò Dio affinché risuscitasse il bambino morto alla vedova di cui lui era ospite, disse: "O Eterno, Iddio mio, torni ti prego, l’anima di questo fanciullo in lui! E l’Eterno esaudì la voce d’Elia: l’anima del fanciullo tornò in lui, ed ei fu reso alla vita" (1 Re 17:21-22).
Come potete vedere Elia credeva che nel corpo di un essere umano vi era un anima, e che affinché un morto tornasse in vita era necessario che Dio gli facesse tornare l’anima in lui.
Ÿ Lo stesso Elia, quando nel deserto espresse il desiderio di morire, disse a Dio: "Basta! Prendi ora, o Eterno, l’anima mia, poiché io non valgo meglio de’ miei padri!" (1 Re 19:4); il che sta a dimostrare che lui credeva di avere un’anima nel suo corpo ed anche che quando si muore Dio fa uscire l’anima dal corpo dell’uomo.
Ÿ A proposito della resurrezione del Cristo, Davide disse: "Tu non lascerai l’anima mia nell’Ades..." (Atti 2:27): e noi sappiamo che l’Ades é il soggiorno dei morti dove c’é il fuoco che arde perché del ricco è scritto che morì e "fu seppellito. E nell’Ades, essendo ne’ tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma" (Luca 16:22-24).
Quindi, quando Cristo morì sulla croce avvenne che l’anima sua uscì dal suo corpo e discese nel soggiorno dei morti, mentre per ciò che concerne il suo corpo, esso fu posto in un sepolcro da Giuseppe di Arimatea. Se dicessimo che Cristo Gesù non aveva un’anima immortale nel suo corpo, dovremmo dire che quando egli morì fu annichilito, cioè smise di vivere del tutto, non solo fisicamente ma anche spiritualmente. E che quindi Pietro ha mentito quando dice che Cristo nello spirito "andò anche a predicare agli spiriti ritenuti in carcere, i quali un tempo furono ribelli..." (1 Piet. 3:19-20). Ma tutto questo non si può dire proprio perché Gesù aveva un’anima nel suo corpo.
Ÿ Quando a Troas quel giovinetto Eutico sopraffatto dal sonno, cadde giù dal terzo piano è scritto che "fu levato morto. Ma Paolo, sceso a basso, si buttò su di lui, e abbracciatolo, disse: Non fate tanto strepito, perché l’anima sua é in lui... Il ragazzo poi fu ricondotto vivo, ed essi ne furono oltre modo consolati" (Atti 20:9-10,12).
In questo caso quel ragazzo fu levato morto, ma la sua anima per volere di Dio rimase in lui per breve tempo senza dipartirsi, infatti Paolo disse ai fratelli che l’anima del ragazzo era in lui. Come potete vedere pure Paolo credeva che l’anima non é il corpo, ma una parte del nostro essere che si trova dentro il corpo.
Ÿ Nel libro di Giobbe è scritto: "Quale speranza rimane mai all’empio quando Iddio gli toglie, gli rapisce l’anima?" (Giob. 27:8).
Anche da queste parole si comprende che l’anima non è il corpo perché é dentro il corpo. A conferma di questo passo in Giobbe vi ricordo la storia del ricco e di Lazzaro in cui viene detto che quando il ricco morì fu seppellito e nell’Ades, essendo nei tormenti, vide da lontano Abramo e Lazzaro; ma per lui non ci fu più alcuna speranza di salvezza (cfr. Luca 16:19-31).
Ÿ Gesù disse ad uno dei ladroni che erano in croce: "Io ti dico in verità che oggi tu sarai meco in paradiso" (Luca 23:43) facendogli chiaramente capire che in quello stesso giorno, quando lui sarebbe morto, lui sarebbe andato in paradiso.
Così quell’uomo in quello stesso giorno appena spirò andò ad abitare nel paradiso, il che equivale a dire che egli continuò a vivere ma in un’altra dimensione e in un altro luogo. Quindi se quell’uomo non avesse avuto un anima nel suo corpo, come avrebbe potuto andare in paradiso in quello stesso giorno? Per certo non ci andò col corpo, perché esso rimase sulla terra, ma ci andò con l’anima immortale che era in lui e che non poté essere uccisa.
Ÿ Gesù disse ai Sadducei che negavano la risurrezione: "Or Egli non é un Dio di morti, ma di viventi; poiché per lui vivono tutti" (Luca 20:38), facendo chiaramente capire che coloro che muoiono in fede, muoiono quanto alla carne, ma continuano a vivere per il Signore e perciò sono viventi. Secondo quanto dice lo storico Giuseppe Flavio (n. 37 - m. dopo il 100) nelle sue Antichità Giudaiche, i Sadducei negavano, oltre che la risurrezione corporale, pure l’immortalità dell’anima infatti dicevano che le anime morivano con i corpi (Antichità Giudaiche, Libro XVIII, 1 § 4). Da ciò si spiega il perché Gesù Cristo rispose loro in quella maniera, cioè sia attestando che un giorno gli uomini sarebbero risorti ma anche che nello stesso momento in cui egli stava parlando Abramo, Isacco e Giacobbe stavano vivendo perché Dio era il loro Dio, e Lui non era l’Iddio dei morti ma dei viventi. Quando noi dunque oggi diciamo che l’Iddio che serviamo é l’Iddio d’Abramo, l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe, facciamo bene, perché Dio stesso disse a Mosè: "Tale é il mio nome in perpetuo, tale la mia designazione per tutte le generazioni" (Es. 3:15); ma é chiaro che per essere il loro Dio essi devono vivere in qualche luogo. Ora, dopo tutti questi secoli che sono passati dalla loro morte, possiamo dire che i loro corpi sono tornati in polvere, ma certamente non possiamo dire che con la loro morte essi hanno cessato di esistere del tutto, e questo perché Dio, dopo tutti questi secoli, non si vergogna di essere chiamato il loro Dio. Che cosa esiste quindi dei patriarchi se il loro corpo si è decomposto e tornato in polvere? Le loro anime immortali. Il Vivente é l’Iddio di coloro che vivono. Ma dove vivono essi? Essi vivono con le loro anime nel regno dei cieli. Mentre erano viventi sulla terra confessarono di essere pellegrini e forestieri sulla terra, dimostrando che essi cercavano una patria, quella celeste, che era di gran lunga migliore di quella dalla quale eran usciti.
Ÿ Paolo dice ai Romani: "Sia dunque che viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore" (Rom. 14:8).
Questo significa che noi apparteniamo a Cristo e siamo nella sua mano sia mentre abitiamo in questo corpo e sia quando ce ne dipartiremo. Questo perché neppure la morte ci può separare dall’amore di Dio che è in Cristo; no neppure la morte. E difatti Gesù ha detto delle sue pecore: "Nessuno le rapirà dalla mia mano" (Giov. 10:28).
Ora, se con la morte si estinguesse del tutto una persona, ossia se nell’uomo non ci fosse un anima immortale, come si potrebbe affermare che noi quando moriremo apparterremo ancora a Cristo e saremo ancora nella sua mano? Non potremmo perché dovremmo dire che la morte riuscirà a toglierci dalla sua mano! Ma noi invece sappiamo che "i giusti e i savi e le loro opere sono nelle mani di Dio" (Ecc. 9:1).
Ÿ Nel libro della Rivelazione, Giovanni dice di avere visto le anime di coloro che erano stati uccisi per la Parola di Dio i quali tornarono in vita infatti ha scritto: "E vidi le anime di quelli che erano stati decollati per la testimonianza di Gesù e per la parola di Dio, e di quelli che non aveano adorata la bestia né la sua immagine, e non avevano preso il marchio sulla loro fronte e sulla loro mano; ed essi tornarono in vita, e regnarono con Cristo mille anni" (Ap. 20:4).
Notate che Giovanni dice di avere visto prima le anime di coloro che erano stati uccisi a motivo della parola di Dio e poi che essi tornarono in vita; naturalmente tornarono a vivere con un corpo risuscitato, ma nel frattempo, cioè tra la loro morte e la loro risurrezione avevano continuato a vivere ma solo con la loro anima difatti Giovanni vide le loro anime. Anche queste parole di Giovanni attestano l’esistenza dell’anima e la sua immortalità.
Ÿ Nel Vangelo scritto da Matteo troviamo scritto che un giorno Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse sopra un alto monte sul quale egli fu trasfigurato e quando la sua faccia risplendé come il sole e i suoi vestiti divennero candidi come la luce "apparvero loro Mosè ed Elia, che stavan conversando con lui" (Matt. 17:3).
Ora, la Scrittura dice a proposito di Mosè che egli morì e fu seppellito da Dio infatti è scritto nella legge: "Mosè, servo dell’Eterno, morì quivi, nel paese di Moab, come l’Eterno avea comandato. E l’Eterno lo seppellì nella valle, nel paese di Moab, dirimpetto a Beth-Peor" (Deut. 34:5-6); notate che c’é scritto che egli morì e fu seppellito, quindi nessuno può dire che il suo corpo non sia stato seppellito. A conferma che Mosè morì veramente ci sono le parole di Giuda che dice che l’arcangelo Michele "contendendo col diavolo, disputava circa il corpo di Mosè" (Giuda 9). Se dunque Mosè era morto chi era colui che apparve assieme ad Elia sul monte santo e che i discepoli videro e udirono? Semplice; era Mosè, ma senza il suo corpo, in altre parole era l’anima di Mosè. Questa apparizione di Mosè sul monte santo dunque è un’ulteriore conferma che l’anima non è il corpo ed il corpo non è l’anima, e che dopo morti l’anima dell’uomo che è in lui si diparte dal suo corpo e continua a vivere.
Ÿ Gesù ha detto: "Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccider l’anima: temete piuttosto colui che può far perire e l’anima e il corpo nella geenna" (Matt. 10:28).
L’anima quindi non è il corpo dell’uomo perché se così fosse Gesù non avrebbe parlato in questa maniera. Infatti, se uccidere il corpo di una persona significa implicitamente uccidere l’anima, Gesù non avrebbe detto che il corpo si può uccidere ma l’anima no! L’anima quindi, a differenza del corpo, non può essere uccisa; però può essere fatta perire nella geenna (il fuoco inestinguibile) assieme al corpo.
Passi della Scrittura che indicano i luoghi dell’oltretomba dove vanno le anime degli uomini
Vediamo ora alcune Scritture che attestano che alla morte l’anima del peccatore va nell’Ades, mentre quella del giusto in cielo.
Ÿ Gesù disse: "Or v’era un uomo ricco, il quale vestiva porpora e bisso, ed ogni giorno godeva splendidamente; e v’era un pover’uomo chiamato Lazzaro, che giaceva alla porta di lui, pieno d’ulceri, e bramoso di sfamarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco; anzi perfino venivano i cani a leccargli le ulceri. Or avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno d’Abramo; morì anche il ricco, e fu seppellito. E nell’Ades, essendo ne’ tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma" (Luca 16:19-24.). Come potete vedere quest’uomo ricco, dopo che morì, si ritrovò nell’Ades, nei tormenti, e questo perché mentre era in vita non aveva voluto dare ascolto alla legge di Mosè e ai profeti.
Ÿ Nel libro della Rivelazione è scritto: "E quando ebbe aperto il quinto suggello, io vidi sotto l’altare le anime di quelli ch’erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che aveano resa; e gridarono con gran voce, dicendo: Fino a quando, o nostro Signore che sei santo e verace, non fai tu giudicio e non vendichi il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?" (Ap. 6:9-10).
Giovanni vide le anime di un certo numero di credenti che erano stati uccisi a motivo della Parola di Dio, e le vide presso l’altare che é nel cielo davanti a Dio. Notate che quelle anime erano in grado di gridare a gran voce, di ricordare che erano stati uccisi e da chi erano stati uccisi. Come potete vedere l’espressione "le anime di quelli ch’erano stati uccisi" (Ap. 6:9) dimostra sia che l’anima di una persona non è la persona stessa cioè il suo corpo, ma qualcosa di diverso dal suo corpo, e poi che l’anima a differenza del corpo non può essere uccisa come ha detto Gesù.
Alla luce di queste Scritture dunque, l’uomo ha un anima all’interno del suo corpo che quando muore continua a vivere: nell’Ades (o inferno) in mezzo ad atroci sofferenze, se muore nei suoi peccati; o in cielo (o paradiso) al cospetto di Dio e di Gesù nella gioia, se muore in Cristo.