Ifigonia :
Padre mio, padre mio.
sono presa dal desio.
Ho gia' un dito che fa male
per l'abuso del ditale;
ho la fica che mi tira
come corda di una lira
sto soffrendo atroci pene
del prurito dell'imene,
nella fica ho persin messo
la manopola del cesso
mi ficcai nella vagina
la piu' grossa colubrina;
mi son messa dentro il buso
sino il cero di Caruso;
mi piantai nel deretano
cinque dita, e la mano.

Credo giunto sia il momento
di donarmi un Reggimento
che non sappia manovrare,
ma sia lesto nel montare;
nella fica anelo tanto
d`appagarlo tutto quanto...
me la sento rovinata
senza averla adoperata.
Padre mio si forte e bello
ho bisogno di un uccello:
d'un uccello di nobil schiatta
che mi sballi la ciabatta,
di una fava grossa e dura
che ricrei la mia natura.
Manda un bando per il Regno,
sia trovato uccello degno
che finisca le mie pene
spalancandomi l'imene.
Padre mio se non mi sposo
moriro' senza quel Coso.

Re :
Giuste sono le tue brame, o figlia bene amata,
s'io padre non ti fossi, di gia' ti avrei chiavata.
Con la regal consorte, tua madre la Regina,
n'ho fatte diciassette soltanto stamattina.
E se alle mie brame non ponessi un freno
non passan tre minuti che il bandolo mi meno.
Vedendo tanti culi di Principi e Baroni
mi sento un gran prurito nel fondo dei coglioni.

Popolo :
Noi siamo felici, noi siamo contenti
si rizzano i cazzi tuttora pendenti.
Madama Ifigonia soave e pudica
gia' sente prurito nell'inclita fica.
O Giove possente, che Venere bella
le faccia gran dono di tale cappella:
che il culo le rompa, le rompa l'imene
e infine la tolga da tutte le pene.
Sia pago il desio alla vergine cara
meniamoci il cazzo in nobile gara.



P.S.
Buondi a tutti, Perma compresa