La casta dei sindacati
SINDACATI...
C’è casta e casta. Su alcune si può sparare senza pietà. Altre invece sembrano intoccabili. Quella dei politici da sempre è fatta oggetto di critiche e attacchi feroci. Quella dei calciatori è nel bel mezzo della tempesta proprio in queste settimane. La presunta casta della Chiesa viene ogni tanto tirata in ballo per soddisfare gli appetiti anticlericali e anticristiani di qualcuno. Ma finora nessuno aveva mai parlato della casta dei sindacati. Adesso, mentre si discute animatamente sulla manovra economica, qualcuno inizia a mettere i puntini sulle i al riguardo, consentendo ai profani di farsi un’idea più precisa su quelli che sono i veri e propri privilegi di chi dice di difendere i lavoratori.
Da quanto emerge in diversi articoli scritti in questi ultimi giorni, apprendiamo che il sindacato, grazie a leggi e leggine, è riuscito a diventare una lobby potentissima, che gode di numerosi vantaggi. Innanzi tutto, essendo equiparati alle onlus, sul loro cospicuo patrimonio immobiliare i sindacati non versano un centesimo di Ici. Non solo. In base alla legge 902/1977, hanno ereditato tutti i beni dei sindacati fascisti, ancora una volta senza sborsare niente, né al momento del “passaggio di proprietà” né dopo.
Altro fatto davvero strano è il mancato obbligo di bilancio consolidato di cui godono. In pratica, nonostante ricevano contributi pubblici, i loro bilanci non sono sottoposti al controllo della Corte dei conti. Pertanto, attualmente non sappiamo a quanto ammonta di preciso il patrimonio sindacale. Di sicuro si sa solo che è ingente.
Non bisogna poi dimenticare che alle organizzazioni sindacali va il 5 per mille del gettito Irpef, utilizzato a favore delle associazioni collaterali agli stessi.
Inoltre, sindacalisti e dipendenti sindacali hanno ricevuto, a carico dello Stato, il versamento di contributi figurativi per i periodi in cui non avevano versato i contributi, costando così all’incirca 15 milioni di euro.
Veniamo poi alla caratteristica più curiosa. Mentre per tutti i dipendenti vale quanto disposto dall’art.18 dello Statuto dei lavoratori, da questa norma sono esentati quelli che lavorano per i sindacati. Di fatto, quindi, nel sindacato si possono licenziare i dipendenti senza tante storie e senza tante motivazioni, in piena libertà.
E non finisce qui. A causa della dura opposizione dei sindacalisti, in Italia non si è potuto mai attuare l’art.40 della Costituzione, secondo cui lo sciopero deve essere regolamentato dalla legge. Da qui la possibilità di organizzare scioperi selvaggi e politici con cui ricattare il Governo. C’è pure un’altra disposizione costituzionale mai messa in pratica, ovvero la registrazione dei sindacati presso pubblici uffici (art.39). Ciò ha sempre incontrato la contrarietà delle organizzazioni in questione e non perché si teme, come dicono, di essere controllate dallo Stato, ma perché il requisito richiesto per tale atto è la struttura interna democratica, che invece, nei fatti, è del tutto assente: quando mai infatti i lavoratori prendono parte effettivamente alla gestione della politica sindacale?
Ma l’elenco dei privilegi continua. I delegati sindacali, che svolgono un’attività a tempo pieno, essendo quella del sindacalista una professione vera e propria, non possono essere licenziati né trasferiti e godono di permessi retribuiti: ciò ha ovviamente favorito spesso i lavoratori più fannulloni e facinorosi.
Ci sono poi i servizi legati al sindacato, come i Caf (per compilare la dichiarazione dei redditi) e i patronati (per tutelare i cittadini nel rapporto con gli enti previdenziali). Il tutto sulle spalle dello Stato, che versa denaro per tenere in piedi tutto l’impianto.
Infine, e qui mi fermo, per capire che quella dei sindacati è una lobby influente basta guardare all’elevato numero di sindacalisti che siedono in Parlamento e a tutti quelli presenti negli enti locali, nelle società partecipate, nelle camere di commercio, negli istituti di previdenza e così via.
Ecco, preso atto di questo insieme di privilegi, non resta che chiedersi da che pulpito crede di parlare Susanna Camusso. La CGIL sciopererà il 6 settembre? Ne ha il diritto, per carità. Ma non dica che lo farà nell’interesse dei lavoratori. Prima di protestare i sindacati dovrebbero fare un esame di coscienza. E forse cambiare qualcosa.
![]()