
Originariamente Scritto da
oldbonnie
"Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza"
Inizia così il dramma dell’esercito italiano...... quando la radio divulga, l'8 settembre 1943, il messaggio del maresciallo Badoglio nel quale il capo del governo comunicava che l’italia ha “chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate” e che la richiesta è stata accolta.
Il dramma si trasforma nel giro di poche ore in tragedia per centinaia di migliaia di soldati abbandonati a se stessi nell’ora forse più tragica dall’inizio della guerra.
Le forze italiane presenti sulla penisola e in Sardegna sono di gran lunga prevalenti a quelle tedesche; ma mentre queste ultime sono perfettamente efficienti e fortemente dotate di mezzi corazzati, l’esercito italiano è uno strumento bellico estremamente debole, con una buona metà delle divisioni del tutto inefficienti, scarsamente dotate di mezzi corazzati e male armate.
Si tratta di un esercito assolutamente inadeguato ai tempi, su cui non si può in alcun modo fare affidamento.
L'8 settembre il nostro esercito si trovò quindi nel pieno marasma disorganizzativo, tipico del resto del nostro paese, privo di qualsiasi tipo di direttive da parte dei responsabili della macchina da guerra italiana e l’imperdonabile leggerezza con cui si affronta il prevedibile momento della resa dei conti con i tedeschi, si puo capire lo sfacelo, il crollo totale dell’esercito italiano all’indomani dell’annuncio della firma dell’armistizio.
Nella dissoluzione generale si verificarono tuttavia alcuni coraggiosi quanto inutili tentativi di opporsi all’aggressione tedesca: in Trentino-Alto Adige e in Francia le truppe alpine reagiscono all’attacco, ma sono episodi di breve durata; i focolai di resistenza sono spenti con spietata ferocia.
In Grecia, nel desolante spettacolo del disarmo dei reparti italiani da parte dei tedeschi, brilla il coraggio della divisione Acqui che a Cefalonia sceglie la lotta e la conseguente autodistruzione: 9646 morti, una vendetta inutile ma feroce.
L'8 settembre 1943 ricorda a noi tutti la classica dicotomia tipicamente italiana: l'inefficienza e la disorganizzazione tipica di un popolo e della sua classe dirigente da una parte e la sua straordinaria forza, che dimostra poco prima di precipitare irrimediabilmente nel baratro.
Tutto questo fa ben sperare circa il superamento della crisi di questi tempi da parte del nostro paese.
