la bibbia del 99% della tribù
Il fallito non può essere sportivo…il fallito ha scelto il proprio idolo per riscattare la propria vita da fallito…generalmente punta le sue attenzioni su un campione ritenuto imbattibile perché la certezza della vittoria deve compensare la mancanza di certezze della sua vita da fallito…e le vittorie, una dopo l’altra, in una certa fase lo tranquiliizzano…accetta volentieri di vivere da fallito per 2 settimane…poi verrà il weekend con la dose di rivalsa…lui tifa il campione…il campione vince…allora la sua vita è un po’ meno da fallito…il fallito è anche un grande insicuro, non gli basta tifare, ha bisogno di sentirsi parte di un gruppo tifante…non avendo sufficiente personalità per difendere le proprie personali idee sceglie quelle che sono più comuni e condivise…il fallito non può perdonare che nessuno, ad eccezione dell’opera divina, possa mettere in discussione il proprio campione perchè chi osa sconfiggerlo viene a distruggere anche quel castello di carte delle proprie certezze…l’avversario non solo batte il proprio campione…l’avversario relega ancora una volta il fallito alla propria vita da fallito…questo è intollerabile…chiunque possa mettere in discussione l’invincibilità del proprio campione va abbattuto, distrutto, sminuito, disconosciuto…egli compie l’intollerabile peccato di riportare alla dura realtà tutti i sogni che il fallito ha coltivato…ineluttabile è a questo punto il ricorso ai ricordi, dolci, consolatori, fetali quasi, del passato vincente…un disperato tentativo di ricordare a sé stessi che un tempo si è stati vincenti…che ci si è sottratti, almeno temporaneamente, alla propria condizione di fallito…(tratto da: Ontologia del Fenomeno Sportivo-ed. Laquarta, Settimio Maggitti)
Leggete i libri...documentatevi...il mio intervento è stato sostituire un sostantivo con un altro (per chi non lo sapesse un sostantivo è un'entità capace di compiere o essere oggetto di un'azione)