Via alla riscossione delle tasse. Famiglie nei guai. Salvi i grandi evasori
Uno spettro s’aggira per l’Italia. É quello delle nuove procedure di riscossione che il governo ha garantito all’Agenzia delle entrate e quest’ultima a Equitalia, il suo braccio armato. L’obiettivo, spiegano fonti interne, è portare nel 2012 la quota di evasione recuperata a 13 miliardi di euro (quest’anno dovrebbero essere poco più di 11 miliardi). Già questo obiettivo, peraltro, è puramente numerico: nei miliardi recuperati di cui si parla – solamente il 10,4 per cento dell’evasione “scoperta” – rientra di tutto, dalle multe al bollo del motorino fino alle procedure conciliative con maxi-sconto.
Fino al 1 ottobre, cioè sabato scorso, la procedura di recupero era la seguente: in caso di mancato pagamento, l’Agenzia delle entrate preparava la cartella esattoriale, poi passava la pratica a Equitalia che notificava l’inizio della fase esecutiva al contribuente, il quale aveva 60 giorni per pagare o fare ricorso. Tempo medio della procedura: 15-18 mesi al netto dei ricorsi. Ora si passa al cosiddetto “accertamento esecutivo”, che velocizza tutto l’iter: già con la cartella dell’Agenzia delle entrate – nota bene: anche se giace in qualche ufficio postale – partono i 60 giorni di tempo per il contribuente e, al 61esimo, la pratica è esecutiva. A quel punto Equitalia, grazie ad una modifica estiva, dovrà comunque sospendere tutto per 180 giorni. Il tempo medio dunque s’aggira attorno agli otto mesi.
Si trattasse solo di un iter più rapido, però, sarebbe benvenuto, solo che le novità non sono finite. Intanto se il contribuente decide di fare ricorso, dovrà comunque versare entro i famosi 60 giorni un terzo dell’importo contestato. E poi esiste una larga possibilità per Equitalia di agire in via discrezionale e preventiva nel caso esistano “fondati motivi” di ritenere in pericolo “il positivo esito della riscossione”: dall’ipoteca sulla casa del presunto evasore, al pignoramento dei suoi conti correnti fino alla ganasce fiscali per i veicoli. Curioso per uno Stato che ritarda di anni i pagamenti ai suoi fornitori o la restituzione dei crediti fiscali.
“Se questo fosse il trattamento che si riserva all’evasore totale sarebbe anche giusto, ma vale per tutti, anche per una piccola impresa che non riesce a pagare una rata per via della crisi o per uno che ha sbagliato a fare la dichiarazione dei redditi”, spiega al Fatto Antonio Iorio, avvocato tributarista, collaboratore del Sole 24 Ore ed ex direttore delle relazioni esterne proprio per l’Agenzia delle Entrate: “La prima cosa da fare, comunque, è migliorare la qualità degli accertamenti. Bisogna sempre ricordare, infatti, che oggi il 40 per cento circa delle contestazioni vengono poi annullate da un giudice: in questo modo c’è il rischio che l’obbligo di versare un terzo della cartella per avviare il ricorso diventi un onere improprio per le imprese."
Nel mirino, insomma, finiranno le Pmi, che già vivono un rapporto difficile con la pubblica amministrazione. E’ lecito dubitare che la pistola gentilmente fornita da Tremonti verrà usata con prudenza: è stata data proprio per sparare. Le pressioni dal Tesoro e dall’Agenzia delle Entrate, confermano fonti di Equitalia, sono tutte dirette al conseguimento degli obiettivi di budget. Tradotto: gli agenti riscossori dovranno portare a casa l’osso dei 13 miliardi e poco male se nel frattempo un altro pezzo di imprenditoria italiana sarà desertificato o si finirà in realtà per aumentare l’evasione. “I veri evasori – spiegano – non pagano quasi niente e mettono da parte una sorta di fondo rischi con cui poi chiudere una procedura di conciliazione col fisco: con gli sconti che strappano ci guadagnano lo stesso. E così anche chi paga pensa comincia a pensare che farlo sia da fessi”. La reazione dei cittadini – per ora sottotraccia – è di esasperazione: il tono dei commenti sul web, per dire, è lo stesso ad ogni latitudine, dal blog di Beppe Grillo ai siti del Sole, del Giornale o della Repubblica. Per capirci su cosa si rischia, in Sardegna – dove ci fu una sollevazione popolare contro Equitalia già ad aprile – vanno in esecuzione oltre 80mila cartelle: “C’è aria di rivolta”, titola un giornale dell’isola.
di Marco Palombi
da Il Fatto Quotidiano del 4 ottobre 2011
Il Governo chiede introiti certi, Equitalia senza freni
Con l'intento di semplificare e velocizzare la riscossione, l'art. 29 comma 1, D.L. n. 78/2010 ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico l'accertamento esecutivo.
Si parla di mutui e di debiti con lo Stato contratti a partire dal 2007, imposte sui redditi, Iva e Irap. Dal primo ottobre l’accertamento diventa immediatamente esecutivo: basta un avviso per considerarti in mora. Trascorsi due mesi di mancato pagamento, l'Agenzia delle Entrate non invierà più la cartella esattoriale, che ricorsi compresi, portava al saldo dell'eventuale debito entro 15-18 mesi, ma girerà direttamente il "titolo di debito" ad Equitalia per l'accertamento esecutivo. Il cittadino dovrà versare subito l'intera cifra richiesta (maggiore imposta, interessi di mora per ritardato pagamento, aggi di riscossione e spese di esecuzione) o pagarne un terzo (più gli interessi maturati), se poi presenterà ricorso.
Si passerà subito dalla parte del torto e, dopo altri 30 giorni, potranno scattare le misure cautelari: ipoteca per i debiti più consistenti, con avviso di procedura alla Centrale bancaria rischi e quindi il pericolo di chiusura di eventuali fidi con le attenuazioni introdotte a luglio, 20mila euro per l’ipoteca sulla prima casa, preavviso di 40 giorni per le ipoteche, due avvisi per le garanzie fiscali sotto i 2.000 e 72 mesi per le rate. Equitalia, senza muovere un passo, potrà pignorare il conto corrente dell’insolvente (rendendo impossibile il pagamento di dipendenti e fornitori), avviare i pignoramenti presso terzi dei crediti dei clienti, il blocco dei denari ancora depositati nelle casse di terzi e destinati alla persona sottoposta alla procedura di recupero.
Claudia Cucco per Radio Città Aperta
sempre meglio...