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Risultati da 1 a 6 di 6

Discussione: Quando la democrazia non funziona....

  1. #1
    TCP Rider L'avatar di HAL9000
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    Thumbs down Quando la democrazia non funziona....

    ci fu' un referendum per abolire il finanziamento pubblico ai partiti..... ma poi ce l'hanno picchiato dietro cambiandogli il nome (rimborsi elettorali)...

    c'e' stato il referendum sull'acqua pubblica: in 26 milioni (mica bruscolini) hanno votato pro, ma a quanto pare ce lo picchieranno di nuovo dietro...

    ora: se questi (ed altri) sono i risultati di un comportamento civile e democratico..... mi spiegate a questo punto cosa mi vieta di pensare che passare alle maniere forti, se non violente, non possa essere una soluzione... l'unica soluzione ?

    Subito dopo l'esito della consultazione popolare del 12 e 13 giugno scorsi, l'Acea ha chiesto rassicurazioni sul mantenimento degli accordi stipulati a Giulio Napolitano, avvocato, esperto del settore e figlio del Presidente della Repubblica. Secondo il parere legale, l'esito dei quesiti non sarebbe sufficiente a intaccare gli interessi delle società idriche. Ecco perché

    Il Sì all’acqua pubblica uscito dalle urne lo scorso giugno rischia di vedere i suoi effetti allontanarsi nel tempo, imprigionando la volontà popolare nelle pastoie giuridiche della giustizia amministrativa. E’ questa la tattica che i gestori privati dell’acqua hanno messo in campo subito dopo il voto dei ventisette milioni di italiani il 12 e 13 giugno scorsi, preparando le battaglie legali che potranno affollare i Tribunali nei prossimi mesi.

    La mossa avviata da Acea - primo operatore idrico, società quotata in Borsa – che ha chiesto ad un giurista esperto quali armi tecniche utilizzare per contrastare la volontà dei cittadini italiani, è arrivata all’indomani del voto. Un parere contenuto in un documento di sedici pagine – che ilfattoquotidiano.it ha potuto consultare – con la pesante firma dell’avvocato Giulio Napolitano, ordinario di diritto pubblico a Roma Tre, uno dei due figli del Presidente della Repubblica – che gira dallo scorso giugno riservatamente tra i gestori dell’acqua, citato nei Consigli di amministrazione di tante Spa che si occupano di risorse idriche. Un dossier articolato, inviato a Renato Conti, manager della multinazionale romana, a capo della Direzione funzione legale, quando nelle piazze ancora si festeggiava la vittoria dei Sì.

    Acea voleva essere rassicurata dalla voce autorevole di Giulio Napolitano sul mantenimento di quelle condizioni di gestione dell’acqua contestate da tanti comitati che avevano portato milioni di italiani ad esprimere il loro voto per una gestione pubblica del servizio idrico integrato.

    L’importanza del documento – di per se assolutamente legittimo – sta nella data, il 24 giugno 2011. L’interpretazione giuridica contenuta anticipa le tesi sostenute poi in tutta Italia dalle Autorità d’Ambito, che fino ad oggi hanno negato la riduzione delle bollette dopo l’abrogazione referendaria del 7% di profitto garantito.

    Il documento originale

    Chi pensava che con il referendum si potesse tornare alla gestione pubblica dell’acqua, secondo Giulio Napolitano si deve mettere l’anima in pace: con il risultato del voto “in nessun modo (…) è possibile trarre indicazioni prescrittive in ordine ad un ipotetico ritorno a forme di gestione integralmente pubblica dei servizi idrici”. Nulla da fare – almeno nell’immediato – anche per il secondo quesito, quello che ha eliminato il profitto garantito, considerato dai gestori privati dell’acqua come una vera e propria bomba atomica in grado di eliminare ogni convenienza nel business degli acquedotti.

    “La valutazione dell’effettivo impatto dell’abrogazione referendaria – si legge nel parere inviato ad Acea – è resa più complessa (…) dal decreto legge 70/2011″, ovvero dalla norma del governo Berlusconi che ha creato l’Agenzia di vigilanza delle risorse idriche. Secondo Giulio Napolitano toccherà proprio a questo organismo modificare la tariffa, come poi hanno sostenuto i gestori in tutta Italia. Peccato che questo nuovo organismo non è stato creato fino ad oggi. E, secondo il documento, le conferenze dei sindaci non hanno nessun potere per cambiare immediatamente la tariffa, perché questa operazione non terrebbe conto del “costo finanziario della fornitura del servizio”. Una tesi che avrà un particolare successo, partendo dalla Puglia - che non ha abrogato il 7% ritenendolo, appunto, un costo finanziario – fino all’ultimo documento di fine ottobre della commissione di vigilanza delle risorse idriche.

    Ma c’è di più, una sorta di cavallo di Troia che potrebbe garantire alle società private dell’acqua di mantenere inalterati i dividendi dopo il referendum: “Tutti gli investimenti già effettuati dal gestore – spiega Napolitano -, anche laddove le opere non siano completate, dovranno continuare a essere coperti e remunerati in base alla tariffa a suo tempo fissata dall’Autorità d’Ambito“. In altre parole, se l’investimento del gestore è ammortizzato anche sui prossimi anni, il 7% di remunerazione del capitale rimane, con buona pace del referendum.

    Per capire l’importanza di questo punto occorre guardare da vicino i conti di Acea, scoprendo gli incredibili meccanismi – permessi da quella legge poi abrogata – che hanno portato a utili milionari. Quando Acea ha iniziato a gestire, ad esempio, l’acqua nella provincia di Roma, ha stimato il proprio valore – e quindi la base per il calcolo del profitto del 7% – in 894,34 milioni di euro. Una cifra che viene sommata, anno dopo anno, all’ammortamento degli investimenti, facendo così crescere esponenzialmente la remunerazione, che, dopo le tasse, finisce nei dividendi per gli azionisti (oltre al Comune di Roma, che detiene il 51%, il gruppo Caltagirone, la Suez e tanti altri investitori privati). Quel valore iniziale doveva essere confermato da una perizia fatta dalla conferenza dei sindaci, atto che, però, non è mai stato realizzato, come ha ammesso la stessa segreteria tecnica operativa. Questo meccanismo ha garantito ad Acea, per la sola gestione dell’acqua nella provincia di Roma, dal 2003 al 2008, 404 milioni di euro di remunerazione del capitale investito, una cifra che ha alimentato i conti – non sempre rosei – della holding romana. Ora è probabile che Acea consideri quella cifra iniziale – che valuta il suo valore basandosi su criteri come il posizionamento sul mercato e il management – come un investimento avvenuto prima del referendum, e quindi, secondo il parere chiesto al giurista, intoccabile.

    La battaglia che i comitati hanno annunciato sotto il nome di “obbedienza civile” si preannuncia, dunque, campale. La difesa del voto dovrà passare per i meandri giuridici pronti a bloccare quella piccola rivoluzione di giugno che punta a difendere i beni comuni.

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  3. #2
    TCP Rider L'avatar di Lio
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    E infatti la democrazia, in un paese di furbi, non funziona.
    Furbi gli evasori.
    Furbi i politici che li rappresentano.
    Furbi i cittadini che pensano che le regole siano giuste, ma valgono per gli altri.
    Furbi coloro, e sono tantissimi, che "tanto io sto bene e a me non interessa".
    Un poche parole fessi.... tutti fessi.
    ...... non ci sono ali e vento che possano portarti dove ha inizio il tempo.....

  4. #3
    TCP Rider Senior L'avatar di giorgiorox
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    Citazione Originariamente Scritto da Lio Visualizza Messaggio
    E infatti la democrazia, in un paese di furbi, non funziona.
    Furbi gli evasori.
    Furbi i politici che li rappresentano.
    Furbi i cittadini che pensano che le regole siano giuste, ma valgono per gli altri.
    Furbi coloro, e sono tantissimi, che "tanto io sto bene e a me non interessa".
    Un poche parole fessi.... tutti fessi.
    QUOTO TUTTO. è per questo che possiamo tranquillamente affermare di essere un Paese di merda
    spesso un rutto vale più di mille parole

  5. #4
    TCP Rider Senior L'avatar di kitesvara74
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    Citazione Originariamente Scritto da Lio Visualizza Messaggio
    E infatti la democrazia, in un paese di furbi, non funziona.
    Furbi gli evasori.
    Furbi i politici che li rappresentano.
    Furbi i cittadini che pensano che le regole siano giuste, ma valgono per gli altri.
    Furbi coloro, e sono tantissimi, che "tanto io sto bene e a me non interessa".
    Un poche parole fessi.... tutti fessi.
    Citazione Originariamente Scritto da giorgiorox Visualizza Messaggio
    QUOTO TUTTO. è per questo che possiamo tranquillamente affermare di essere un Paese di merda
    quoto entrambi anche se magari il secondo pensiero l'avrei espresso così:
    è un paese rappresentato da gente di me##@.
    Cit:Fermissimo "aggiungo (e sia da lezione per tutti noi) che Falcone e Borsellino avevano simpatie politiche diverse/opposte fra loro ma erano ottimi colleghi ed ottimi amici...a dimostrazione che viene prima la statura morale di una persona e poi tutto il resto...Cit:Obsolete:un'idea talmente scema che sicuramente la faremo nostra nel giro di un anno.

  6. #5
    TCP Rider Senior L'avatar di roberto70
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    salentooooooooooo
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    Citazione Originariamente Scritto da Lio Visualizza Messaggio
    E infatti la democrazia, in un paese di furbi, non funziona.
    Furbi gli evasori.
    Furbi i politici che li rappresentano.
    Furbi i cittadini che pensano che le regole siano giuste, ma valgono per gli altri.
    Furbi coloro, e sono tantissimi, che "tanto io sto bene e a me non interessa".
    Un poche parole fessi.... tutti fessi.
    verissimo.....
    « Sono impuro, bordellatore insaziabile, beffeggiatore, crapulone, lesto de lengua e di spada, facile al gozzoviglio. Fuggo la verità e inseguo il vizio. »
    (Brancaleone)

  7. #6
    TCP Rider Senior L'avatar di Stinit
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    feroce...
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    Citazione Originariamente Scritto da Lio Visualizza Messaggio
    E infatti la democrazia, in un paese di furbi, non funziona.
    Furbi gli evasori.
    Furbi i politici che li rappresentano.
    Furbi i cittadini che pensano che le regole siano giuste, ma valgono per gli altri.
    Furbi coloro, e sono tantissimi, che "tanto io sto bene e a me non interessa".
    Un poche parole fessi.... tutti fessi.
    parole di verità

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