Per la prima volta a distanza di una settimana si sta accendendo una speranza sul caso di Roberta Ragusa, la mamma di 44 anni che sembra essersi volatilizzata nel nulla nella notte fra il 13 e il 14 gennaio scorsi. La donna sarebbe stata vista, da una persona che i carabinieri definiscono attendibile, nella zona di Ponsacco, alla periferia del paese. Non si tratta - spiegano gli investigatori - della solita segnalazione di qualcuno eccitato dalle notizie apparse sui giornali o in tv, ma di una persona che ha notato qualcosa di strano e poi si è confrontata con le notizie che erano apparse.
La signora che ha chiamato i carabinieri racconta di aver notato, giovedì pomeriggio, alla periferia di Ponsacco, una donna che ha suscitato la sua attenzione per una serie di stranezze: intanto camminava con addosso un pigiama, per l’appunto rosa, come quello con cui, secondo i familiari, si sarebbe allontanata Roberta, sulle spalle aveva quello che poteva essere un giubbottino come una vestaglia corta o una giacca da camera. Appariva anche molto trasandata, come una persona che fosse stata fuori per un po’ e non avesse potuto lavarsi. Una testimonianza che potrebbe suffragare l’ipotesi di partenza, quella dei familiari: l’uscita in strada nella notte dopo un malore, dovuto forse all’incidente domestico del martedì precedente, quando Roberta era caduta da una scala. Un improvviso vuoto di memoria potrebbe impedire alla donna di trovare la strada di casa.
Le altre segnalazioni, l’avvistamento sull’A 12 a Peretola (dai filmati della videosorveglianza appare una donna che somiglia vagamente alla donna), e quello in un bar di viale Bonaini, si sono dimostrate senza alcun fondamento. L’unica attendibile per il momento potrebbe essere questa.
Per ora in mano ai carabinieri e al pm Aldo Mantovani ci sono poche certezze e molti dubbi su quello che appare davvero un giallo. Roberta Ragusa scompare a Gello di San Giuliano, dalla sua casa, in via Dini, venerdì notte della scorsa settimana. Ad accorgersi che in casa non c’è più, è il marito, Antonio Logli. Roberta è un’imprenditrice, la titolare di un’autoscuola che si trova accanto a casa sua, la Futura. Il marito fa l’elettricista per conto di Geste, una società che fornisce servizi all’amministrazione comunale di San Giuliano. La coppia ha due figli, una bambina di 10 anni, Alessia, e un ragazzo di 15, Daniele, studente del quinto ginnasio del classico Galilei, autore di un appello su Facebook lanciato il giorno della scomparsa e che ha già raggiunto quota 1990 adesioni. È Antonio l’ultimo a vedere viva Roberta ed è lui che può ricostruire meglio cosa è accaduto. La sera prima - racconta - la donna è in pigiama e ciabatte pronta per andare a dormire. I ragazzi vanno a letto, lui pure; lei, secondo la ricostruzione del marito, resta a sbrigare piccole faccende di casa. Lo raggiungerà dopo. La mattina dopo è sparita: Antonio non sa dire se sia andata a letto o meno, dormiva troppo profondamente. Nota solo che nella toppa della porta di casa non c’è più la chiave con cui lui la sera prima aveva chiuso e ipotizza che lei sia uscita richiudendo l’uscio dietro di sè. A casa ha lasciato borsa e documenti, cellulare, abiti e danaro. Con sé non avrebbe nulla. Scattano le ricerche con cani molecolari, dei carabinieri e di associazioni private, ma ogni traccia si ferma nei campi vicino casa. Si controllano i fossi del vicino fiume Morto, la ferrovia, si interrogano gli autisti dei bus, niente. Roberta sembra essere stata inghiottita dalla notte.