Oggi su Repubblica:

LA PIRAMIDE ROVESCIATA DELLA DISCIPLINA
Caro Augias, le racconto un episodio. Al rientro da un soggiorno-studio all'estero una docente ha ritenuto
“incivili” alcuni atteggiamenti dei ragazzi, e seguendo il suo dovere di formatrice oltre che d'insegnante,
l'ha segnalato ai genitori inviando loro una nota disciplinare. Il padre-avvocato di uno dei
ragazzi si è infastidito a tal punto da attaccare l’insegnante con offese scritte ed orali. Ha ritenuto esagerata
la nota disciplinare sostenendo che “mancare di rispetto ai prof, non salutare, non ascoltare, essere strafottenti
e maleducati, non fare la coda quando richiesto” (...in Inghilterra, poi...) non siano da considerare
“comportamenti incivili”, ma pazzie mentali della sola docente, contro le quali “ricorrerà nelle sedi più opportune”.
Genitori di questo tipo li considero profondamente “incivili”, quindi non mi meraviglio che anche
i figli seguendo il loro esempio per conseguenza lo siano. Episodi così sono sempre più frequenti, alcuni
genitori esercitano il loro “potere” lanciando minacce ed improperi a professori e dirigenti scolastici. Per
il quieto vivere e per non avere fastidi in tribunale, molti docenti ormai evitano di scrivere note disciplinari
o perfino di riprendere il figlio di qualche ‘potente’. Ma perché un docente è costretto a difendersi da queste
persone quando ha fatto semplicemente il suo dovere?
Lettera firmata

L’insegnante che ha scritto chiede che la lettera
non sia firmata dato che il suo dirigente
scolastico (sarebbe il preside, credo) potrebbe
risentirsi con lei. Particolare curioso, la lettera
viene da Udine. Pochi giorni fa Marco Lodoli, intervenendo
su questo giornale, metteva in guardia
dagli eccessi di difesa di cui danno prova genitori
iperprotettivi pronti a mobilitarsi anche quando i loro
rampolli andrebbero invece redarguiti o addirittura
puniti. Mi si lasci dire la patetica frase: come accadeva
un tempo. Più volte, anche di recente, le cronache
si sono dovute occupare di casi letteralmente
grotteschi in cui genitori inferociti hanno interrotto
una partitella tra adolescenti perché l’arbitro aveva
fischiato una punizione al proprio figlioletto. Questi
atteggiamenti sono sintomo di una doppia gravissima
carenza. Rivelano da una parte l’arroganza di un
genitore evidentemente maleducato che ha dunque
trasmesso (inculcato?) al suo rampollo per forza di
esempio la propria rudimentale civilizzazione. C’è
però un altro aspetto forse ancora più grave. Sentirsi
protetti e giustificati dai genitori anche di fronte a
comportamenti ‘incivili’, impedisce ai ragazzi (qui
si parla di un giovanotto di 17 anni), di imparare ad
assumersi le proprie responsabilità, in definitiva di
apprendere l’arte più difficile che è, come diceva
quel sant’uomo di Bertolt Brecht, l’arte della vita.

CORRADO AUGIAS


Uno dei motivi che mi hanno spinto a lasciare l'allenamento delle giovanili di calcio nella squadra in cui ho militato, quando ho letto questo è stato come un dejà vù.........