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Risultati da 1 a 10 di 36

Discussione: Ma non strillavano sempre "Roma ladrona!"

  1. #1
    TCP Rider L'avatar di freerider3957
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    Thumbs down Ma non strillavano sempre "Roma ladrona!"

    Ma appena gli tocchi un benefit......parte la filippica!



    Tagli alla Camera, Irene Pivetti è “indignata” “Ho detto ai miei collaboratori di fare ricorso”

    Contro l'eliminazione dei benefit si muoveranno i segretari dell'ex deputata della Lega, presidente di Montecitorio dal 1996 al 1998: "La lotta alla Casta è una moda dove chi sta a casa seduto si fa bello facendo finta di fare il giustiziere". Così giura: "Non posso permettere di veder mettere gente in mezzo alla strada. Voglio salvare questi posti di lavoro e li salverò"
    Quei tagli non si devono fare, perché non sono quelli che salvano i bilanci dello Stato. Irene Pivetti, che già nei giorni scorsi aveva fatto la voce grossa parlando di “tagli forcaioli come nella Russia zarista, non ne vuole sapere dei tagli ai benefiti degli ex presidenti della Camera. Così, ha annunciato, farà ricorso. “Non lo faccio io il ricorso – ha spiegato – Lo farà chi lavora per la mia segreteria. Non posso permettere di veder mettere gente in mezzo alla strada. Voglio salvare questi posti di lavoro e li salverò”. “La lotta alla Casta – ha detto d’altronde – è una moda dove chi sta a casa seduto si fa bello facendo finta di fare il giustiziere”.

    La Pivetti si è detta “indignata”.”Sono giorni – sottolinea – che leggo menzogne su questa storia e su di me, ci sono persone che vengono messe sulla strada solo perchè qualcuno vuol farsi bello. Sono persone che guadagnano 600-800 o al massimo 1000 euro al mese, perchè qualcuno deve far finta che il bilancio dello Stato venga risanato così”.

    Così ha suggerito “a queste persone di rivendicare per se stesse un diritto. Non è un ricorso contro la delibera, ma contro gli effetti della delibera. Per me non voglio nulla. Io non ho alcun benefit. Uso i mezzi pubblici, non ho auto di servizio, mi pago tutto. L’auto blu non l’ho mai usata. Avevo solo disponibilità di denaro pubblico per far lavorare della gente. Lei non l’avrebbe fatto? Potevo in teoria tenerli lì a giocare a carte tutto il tempo, mentre ne ho fatto un uso utile fondando una Onlus. Di queste persone lo Stato si deve fare carico. Chiedo che vengano stabilizzate e su questo non mi fermo”. L’ex deputata del Carroccio non si sente una privilegiata: “Venitemi appresso una giornata e poi ditemi se sono una privilegiata. La lotta alla Casta è una moda dove chi sta a casa seduto si fa bello facendo finta di fare il giustiziere. Non ho particolare stima per i qualunquisti che individuano un bersaglio e ci sparano addosso senza informarsi”.

    Irene Pivetti diventò presidente della Camera nel 1994 e lasciò nel 1996, quando cadde il primo governo Berlusconi, sostenuto dalla “sua” Lega Nord.

    C’è da ammettere che la Pivetti è stata la più chiara nella sua battaglia contro i tagli ai benefit agli ex presidenti di Montecitorio. Da una parte, infatti, Pierferdinando Casini – presidente dal 2001 al 2006 – aveva annunciato di rinunciare ai privilegi (dopo 6 anni), Luciano Violante – presidente dal 1996 al 2001 – gli aveva dato dell’esibizionista, mentre Fausto Bertinotti – presidente dal 2006 al 2008 – si era detto pronto ad “attenersi alle decisioni delle istituzioni”. Le decisioni delle istituzioni: cioè a dire che i benefit sono validi per dieci anni a partire dalla prossima legislatura, nel caso in cui gli ex presidenti abbiano continuato a esercitare il mandato parlamentare nella sedicesima legislatura (in corso, come Casini) o nella quindicesima (la scorsa, quando erano deputati Violante e Bertinotti). Discorso diverso, invece, per gli altri ex presidenti ancora in vita: Irene Pivetti, appunto, e Pietro Ingrao, presidente dal 1976 al 1979. Alcuni giorni fa ha compiuto 97 anni, senza lamentarsi per i tagli.

    In realtà un altro “blitz” di Francesco Barbato, il deputato dell’Italia dei Valori già noto per i suoi “scoop” telecamera al bavero della camicia, ha reso chiaro cosa voglia dire mantenere uffici e strutture legate agli ex presidenti della Camera. Ha fatto un giro per i vari locali e ha raccontato tutto al Giornale. Nella parte della Pivetti, ha raccontato, si è imbattuto in due segretarie che lavorano a tempo pieno, perché lei va “per fare attività istituzionale”, d’altronde come “ex presidente riceve molti inviti e mail” e quindi le servono due uffici, uno dei quali inaccessibili perché «abitazione privata».

    Quelle strutture, spiega Barbato, “sono hotel cinque stelle, resort di lusso”, più che uffici. Il parlamentare propone di usare questi spazi, circa 200 metri quadri “con mobili d’epoca e statue classiche”, “per fare gli uffici dei deputati normali. Ora, invece, noi stiamo in palazzi che la Camera affitta, a peso d’oro, da una società”.

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012...icorso/201749/

    http://www.radio24.ilsole24ore.com/p...-24mattino.mp3


    Ma se la onlus è sua, che li paghi con i suoi soldi i dipendenti e i locali in uso, come fanno le altre onlus, non mettendoli a carico della collettività!
    "Fletto i muscoli e sono nel vuoto!" (Rat-Man)
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  3. #2
    TCP Rider Senior L'avatar di Dennis
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  4. #3
    TCP Rider L'avatar di Acme
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  5. #4
    TCP Rider L'avatar di freerider3957
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    Citazione Originariamente Scritto da Acme Visualizza Messaggio
    Incredibile come cambiano le persone......
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  6. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da freerider3957 Visualizza Messaggio
    Ma appena gli tocchi un benefit......parte la filippica!

    Ma se la onlus è sua, che li paghi con i suoi soldi i dipendenti e i locali in uso, come fanno le altre onlus, non mettendoli a carico della collettività!
    Esatto!! Questo si chiama assistenzialismo, dobbiamo smettere di cercare di impostarci, se tutti ci impostiamo chi produce?
    Quando l'acqua è poca la papera non galleggia!
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    http://www.forumtriumphchepassione.c...ia-bonnie.html

  7. #6
    TCP Rider Senior L'avatar di ABCDEF
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    direi che su chi dice "roma ladrona", questa e' notizia piu' "succosa"


    La Lega e il cassiere «taroccatore»
    Dai fondi in Tanzania al falso diploma
    Lega Belsito, l'ex autista diventato sottosegretario. Nel curriculum anche due lauree annullate

    Ma come diavolo li scelgono, i tesorieri dei partiti? Le cose emerse via via intorno al leghista Francesco Belsito, dal diploma taroccato a Napoli alle lauree fantasma, dal giro di assegni «strani» all'investimento in Tanzania, ripropongono dopo lo scandalo del margheritino Luigi Lusi e la rissa sul «patrimonio sparito» di An, una domanda fastidiosa: che fine fanno i rimborsi elettorali?


    «Nessuno può permettersi di sindacare dove e come la Lega impiega i suoi soldi», ha detto al Corriere del Veneto il senatore Piergiorgio Stiffoni, che con Roberto Castelli affianca, in seconda fila, Belsito. Una tesi indigesta non solo a tanti leghisti che hanno tempestato di proteste Radio Padania e i siti simpatizzanti ma anche a Roberto Maroni ed esponenti di spicco come Bepi Covre, che sul «Mattino di Padova» ha risposto che no, non sono soldi della Lega, ma dei cittadini italiani. Anche di quelli che leghisti non sono e devono pagare l'obolo dei rimborsi elettorali per una legge che ha aggirato la solenne bocciatura del finanziamento decisa nel referendum.
    Soldi che dovrebbero essere spesi in modo limpido ma spesso (solo il Pd fa fare una certificazione esterna) non lo sono. Tanto che Bersani e Casini, nel pieno delle polemiche sui soldi «evaporati» della Margherita, si impegnarono a presentare subito una legge per obbligare i partiti a rendere trasparenti bilanci e patrimoni. Di più, basta soldi ai partiti già morti: quelli già destinati devono tornare allo Stato. Cioè ai cittadini. Gli unici «proprietari», appunto, di quei denari.


    E lì si torna: come vengono scelti, i tesorieri? Ne abbiamo visti di ogni colore, negli anni. Dai tesorieri «perbene» come Severino Citaristi che finì per la Dc in 74 filoni d'inchiesta senza che alcuno osasse immaginare che si fosse messo in tasca un soldo («Se tornassi indietro, non rifarei nulla di ciò che ho fatto», avrebbe poi confidato a Stefano Lorenzetto) fino appunto a Luigi Lusi, che sui denari della Margherita ha detto: «Mi servivano, li ho presi». Per non dire degli «uomini della cassa», come Alessandro Duce, Romano Baccarini o Nicodemo Oliviero sotto il cui naso sparì l'immenso patrimonio immobiliare democristiano, finito attraverso il faccendiere Angiolino Zandomeneghi a società fantasma con sede in una baracca diroccata della campagna istriana e intestate a un croato che scaricava cassette a Trieste.


    La stessa Lega Nord, sulla carta, avrebbe dovuto essere stata ammonita dall'esperienza col precedente tesoriere, Maurizio Balocchi, che oltre a finire in prima pagina per l'incredibile «scambio di coppie» con il collega Edouard Ballaman (ognuno assunse la compagna dell'altro per aggirare i divieti contro il familismo) fu tra i protagonisti dell'«affaire Credieuronord». La «banca della Lega» salvata dalla catastrofe grazie al faccendiere Gianpiero Fiorani dopo avere sperperato il capitale in pochi prestiti «senza preventiva individuazione di fonti e tempi di rimborso» (parole di Bankitalia) come quello alla società (fallita) «Bingo.net» che aveva tra i soci Enrico Cavaliere (già presidente leghista del consiglio del Veneto) e appunto il tesoriere Balocchi, sottosegretario e addirittura membro (da non credersi...) del cda della banca.
    Bene, pochi anni dopo quel pasticcio, digerito malissimo da tanti leghisti (a partire da quanti avevano messo tutti i loro risparmi nella banca collassata) chi si ritrova il Carroccio come tesoriere? A leggere la micidiale inchiesta in tre puntate di Matteo Indice e Giovanni Mari pubblicata dal Secolo XIX di Genova, città di Belsito, c'è da restare basiti.
    Vi si racconta di «assegni spariti o falsificati. Fallimenti a catena e amicizie pericolose. Un «tesoro» ottenuto da un (ex) amico ammanicato alla peggiore Prima Repubblica, che oggi lo accusa di averlo ridotto sul lastrico. E una serie di acrobazie finanziarie sul filo di due inchieste archiviate per un pelo che ne raccontano un passato finora ignoto, in cui parrebbe aver messo da parte non si sa come almeno due miliardi delle vecchie lire».
    Una carriera spettacolare e spregiudicata, sbocciata nella promozione ad amministratore dei rimborsi elettorali del Carroccio (oltre 22 milioni di euro nel solo 2010), nella sbalorditiva collocazione nel cda di Fincantieri e nell'ascesa a sottosegretario di Calderoli nell'ultimo governo Berlusconi. Il tutto partendo dal ruolo di autista dell'ex ministro Alfredo Biondi.


    Le accuse del quotidiano genovese, che alle minacce di querela ha risposto dicendo d'avere i documenti e facendo spallucce, sono pesanti. C'è di tutto. Una condanna per guida senza patente. Il coinvolgimento in vecchie inchieste dalle quali uscì peraltro senza danni. Il fallimento «della Cost Service, impresa dall'oscura mission, a sua volta intermediaria di un altro gruppo fallito di cui sempre Belsito faceva parte: la Cost Liguria, specializzata (si fa per dire) in operazioni immobiliari». Per non dire dell'abitudine di parcheggiare la lussuosa Porsche Cayenne nei parcheggi dei poliziotti o del contorno di personaggi dai profili oscuri.
    Non ci vogliamo neppure entrare. Sui reati, eventuali, deciderà la magistratura. Roberto Calderoli spiega d'avere avuto assicurazione che è tutto a posto anche se «un'operazione come quella in Tanzania era da matti, che non si doveva fare»? Buon per lui. Roberto Maroni, che da tempo si lamenta (giustamente) perché il consiglio federale non approva né il bilancio preventivo né quello consuntivo ma delega tutto alla sovranità di Bossi, non è d'accordo. E non fa mistero di considerare la situazione «a dir poco imbarazzante».


    Ma certo, nel resto dell'Europa, dove un ministro tedesco si dimette per avere copiato la tesi, la sola storia delle lauree vantate farebbe saltare, al di là dei soldi in Tanzania o a Cipro, qualunque tesoriere che maneggia pubblico denaro. Sostiene dunque Belsito di avere una laurea in Scienze della comunicazione presa a Malta e una (lo scrisse perfino nel sito del governo quando era sottosegretario) in Scienze politiche guadagnata a Londra. L'unica cosa certa, scrive il Secolo XIX , è che l'Università di Genova non solo gli annullò ogni percorso accademico ma, sentendo puzza di bruciato, smistò il diploma alla magistratura.
    Risultato? Stando al fascicolo, il «titolo» di «perito» preso nel '93 all'Istituto privato napoletano «Pianma Fejevi», a Frattamaggiore, sarebbe taroccato. Rapporto della Finanza: «Il nome di Belsito non risulta nell'elenco esaminandi». Di più: «La firma del preside non corrisponde». E se vogliamo possiamo aggiungere un dettaglio: la scuola non esiste più dopo esser stata travolta da un'inchiesta con 160 imputati su una montagna di diplomi venduti. Lui, il tesoriere, marcato dai cronisti, sbuffò: «Ancora la storia della mia laurea? Ho altro cui pensare, chiedetemi di cose serie». Provi a dare una risposta così in un Paese serio...

    Gian Antonio Stella

  8. #7
    TCP Rider Senior L'avatar di giorgiorox
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  9. #8
    TCP Rider Senior L'avatar di Lo scrofo
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    mai piaciuta ... Ora piu' che mai ...

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    La vita è troppo corta per avere dei nemici. - Ayrton Senna

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  10. #9
    RAT Pack Leader Lucca L'avatar di D74
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  11. #10
    TCP Rider L'avatar di gtr2
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    Citazione Originariamente Scritto da Acme Visualizza Messaggio
    La vedrei bene in un film porno!!

    Bossi rinchiuso in un centro geriatrico sotto costante sedazione! Tutti gli altri IN GALERAAAAAAAAA!!!!!!

    p.s bello il taglio alla moicano D74!! (tutta invidia naturalmente pensando alla piazza che ho in testa!!)
    Ultima modifica di gtr2; 03/04/2012 alle 14:21 Motivo: Unione Post Automatica

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