L'Argentina espropria la Repsol - Madrid minaccia ritorsioni
Il presidente Cristina Fernandez de Kirchner nazionalizza i giacimenti del gruppo petrolifero spagnolo. Funzionari del governo entrano nella sede della società e cacciano i dirigenti iberici
di OMERO CIAI
LA FILIALE argentina della compagnia petrolifera spagnola Repsol è stata nazionalizzata ieri con un decreto d'esproprio firmato e annunciato in televisione a reti unificate dalla "presidenta" Cristina Kirchner. Poco dopo funzionari del governo argentino, guidati dal ministro per la pianificazione Julio de Vido, sono entrati nei locali della società petrolifera, l'YPF-Repsol, hanno preso possesso della sede ed espulso tutti i dirigenti spagnoli presenti.
Nel discorso in tv la Kirchner ha difeso il decreto di esproprio (lo Stato controllerà il 51 per cento della compagnia mentre il restante 49 percento verrà diviso tra i governatori delle regioni argentine che possiedono greggio) affermando che "il petrolio è un interesse pubblico strategico e prioritario" e non può stare in mani straniere. E aggiungendo che Repsol non ha rispettato gli accordi investendo poco o niente nello sfruttamento dei giacimenti argentini.
Nel retroscena che ha portato la "presidenta" ad una mossa così spregiudicata ci sono numerose ragioni sia politiche che economiche. Intanto c'è il peso sempre maggiore che ha assunto nel governo il gruppo di giovani peronisti ("La Campora") guidato da Maximo Kirchner, il figlio primogenito di Cristina. Nazionalisti, populisti e autarchici si ispirano alla sinistra peronista anticapitalista degli anni Settanta. C'è il fabbisogno di energia per sostenere la crescita, e quest'anno l'Argentina ha dovuto importare petrolio e gas per 10 miliardi di dollari (da qui l'accusa a Repsol di aver investito poco per migliorare lo sfruttamento dei giacimenti). E c'è, sullo sfondo, un piccolo tesoro come la scoperta di nuovi giacimenti per 22 miliardi di barili (una dimensione che potrebbe rendere il paese autosufficiente dal punto di vista energetico per molto tempo) in un'area chiamata Vaca Muerta, nella provincia di Mendoza, vicino alle Ande, che il governo Kirchner vuole controllare direttamente.
Cristina Kirchner sosteneva ieri giustificando davanti al Paese la sua decisione che l'Argentina era ormai l'unico paese latinoamericano produttore di gas e petrolio che non gestiva attraverso compagnie statali e pubbliche (come in Brasile o in Venezuela) le sue fonti di energia. Ma l'espropriazione della compagnia YPF-Repsol, fatta per decreto e senza un contesto e una sicurezza giuridica per chi ha investito denaro, è - scrive El Pais - "una fuga in avanti che mette l'Argentina al margine della comunità economica internazionale".
L'Argentina espropria la Repsol Madrid minaccia ritorsioni - Economia e Finanza con Bloomberg - Repubblica.it
L'Argentina espropria la Repsol Madrid: «Ci difenderemo»*-*Il Messaggero
non so... cosi', di primo acchito, mi vien da dire che hanno fatto bene....