ispirato, tagliato e incollato per adattarlo a una ipotetica realtà qui (leggo eco di polemiche al riguardo ma non ne sono al corrente) da un articolo di altro blog.
Badare bene, quando si usa questa definizione, TROLL, non ci si riferisce ai terribili personaggi de Il signore degli anelli. Per “troll” si intende, piuttosto, “un piccolo e ben identificato segmento di utenti web che scrivono post provocatori e offensivi per ottenere una specifica reazione”. Casi di troll in azione, sono numerosi anche in Italia: il più noto, ma non certo l’unico, è il caso di un gruppo Facebook, (poi chiuso) chiamato “giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini down”.
Per individuare meglio la fattispecie, abbiamo voluto individuare le categorie del “trollismo”.
1) Troll puri. Intervengono in ogni discussione spostando in continuazione i termini del dibattito per il solo gusto di farlo. Sono sempre tenaci e quasi sempre la discussione termina tirando in ballo la mancata democrazia, la dittatura, la Germania nazista. Raramente offendono: sono fastidiosi, ma in fin dei conti inoffensivi
2) I disturbati. Come nel caso dei bimbi down, sono personalità sadiche che hanno grande soddisfazione dell’eco mediatica che suscitano. Sono pochi ma le loro scorribande molto “rumorose”. Solo il deterrente di conseguenze penali può intimorirli.
3) I flamer. Così sono detti quei troll che si lasciano andare in insulti. Imperversano su discussioni di cronaca, durante episodi di decessi o di violenze. Sono personalità che hanno una percezione aumentata della distanza che crea qualsiasi comunicazione via schermo, e non percepiscono appieno il peso delle loro azioni. Il flamer, a ben guardare, a seconda dei casi può essere nascosto dentro ognuno di noi. È bene saperlo: almeno possiamo provare a dare il nostro piccolo contributo per abbassare il livello di odio su Internet.
Personalmente sono uno che si diverte a sparare un sacco di cazzate. Spero di non offendere in ogni caso mai nessuno.