L'Italia è il primo paese europeo per vittime sulla strada tra i motociclisti

In 10 anni 14 mila morti: strage di "centauri"
I feriti negli scontri sono 786 mila. Gli esperti: «In troppi pensano di essere emuli di Valentino, ma sono solo comuni signor Rossi»

MILANO - Una strage, quasi 14 mila motociclisti e ciclomotoristi morti in Italia in incidenti stradali dal 1995 al 2004. Secondo i dati Istat, elaborati dall’Asaps, il nostro è il paese europeo con il maggior numero di vittime a bordo delle due ruote, davanti alla Francia , che ci segue quasi a ruota, Germania, Spagna e Regno Unito. Se la patente a punti ha dato i suoi primi buoni risultati sull’incidentalità stradale in generale, - dice Giordano Biserni, presidente dell’Asaps - non altrettanto si può dire per le due ruote: moto e ciclomotori. I numerosi incidenti di questi giorni lo dimostrano. Alcuni dati per tutti: negli ultimi 10 anni le vittime di questo segmento sono in costante crescita, nonostante l’avvento del casco anche per i ciclomotoristi adulti (1998) e l’adozione della patente a punti (2003). Niente da fare per l’auspicato miglioramento della situazione.
NUMERI - Ecco i dati e le percentuali rielaborati in un’inchiesta dell’Asaps in pubblicazione sul prossimo numero de Il Centauro. Dal 1995 al 2004 si sono contati fra i dueruotisti 13.429 morti e 786.985 feriti. Se nel 1994 si contavano 1.178 vittime nel 2004 si è toccata quota 1.552 (+ 31,7%). I feriti sono passati da 62.381 a 90.035 (+44,3%). In pratica il 27,6% dei morti sulle strade e il 28,4% dei feriti viaggiava sulle due ruote.
(Ansa)
PREOCCUPAZIONE
- L’Unione europea sulla base di questi dati preoccupanti – quella dei dueruotisti è l’unica categoria che non fa segnare diminuzioni nei numeri della sinistrosità – si sta ponendo seriamente il problema e cerca soluzioni. Nel 2004, ultimo anno con dati ufficiali disponibili, si sono contati - abbiamo visto - 1.552 morti e 90.035 feriti in incidenti che hanno coinvolto motociclisti e ciclomotoristi. In particolare fra questi ultimi i morti sono stati 409 e i feriti 42.634. Fra le vittime totali i conducenti ammontano a 1.339 (86%) di cui 1.280 maschi 95,6% e 59 femmine 4,4,%. I trasportati sono stati 135 (8,7%), di cui 55 maschi (40,7%) e 23 femmine 59,3%. La differenza rispetto al totale è data da 78 pedoni rimasti vittime di incidenti con veicoli a 2 ruote.
I MOTIVI -«Si può tentare ci capire il perché di questa tragica situazione – aggiunge Biserni -. Prima di tutto l’effetto dissuasivo della Patente a punti sul mondo delle due ruote, arriva debole e poco efficace». I ciclomotoristi non perdono punti. Mentre, secondo l’Asaps, una significativa aliquota di motociclisti accetta il rischio e la sfida. Lo dicono tutti i possibili meccanismi che vengono adottati per sfuggire alle foto dell’autovelox (targhe inclinate in modo eccessivo, o con numeri e lettere taroccabili, fazzoletto che sventola sulla tar etc).
CASCO - Secondo il rapporto dell’Istat elaborato dall’Asaps, è preoccupante il fatto che, nonostante l’adozione del casco anche per i ciclomotoristi maggiorenni, risultato sicuramente efficace, la cifra della mortalità aumenti costantemente in questo segmento, spesso indomabile, sul versante del rispetto delle regole. C’è da dire però che di fronte a questa incontrollata espansione di morti e feriti negli ultimi 10 anni, assistiamo contemporaneamente anche ad una notevole espansione del parco veicoli a due ruote specie fra i motocicli.
PIU' MEZZI - Secondo gli ultimi dati disponibili il parco veicolare italiano è aumentato tra il 1990 e il 2003 del 33% e tra il '90 e il 2004 i maggiori aumenti sono stati registrati nei motocicli (+82%), ciclomotori (+50%) (Fonte: Rapporto sull’Ambiente). Le auto sono aumentate invece del 24%. Il veicolo a due ruote è, e rimane, essenziale per garantire, insieme al piacere della guida di questi mezzi, una più agevole e possibile mobilità urbana. Su questo non si discute.
DOMANDE - C’è solo da porsi qualche domanda. Cresce nel parco mezzi la cifra di due ruote ad alta potenza motoristica. I giovani si trovano la disponibilità di motocicli che in prima marcia raggiungono i 130 Km/h, vanno da 0 a 100 in 3 secondi, raggiungono velocità che vanno dai 270 ai 320 Km/h. Ed è di questi giorni la indiscrezione secondo cui sarebbe in arrivo una moto che tocca i 300 orari. «Alcuni pensano di essere perfetti emuli di Valentino, ma sono solo comuni signor Rossi – è la conclusione del presidente dell’Asaps -. Esiste una preparazione adeguata fra i patentati abilitati a guidare questi bolidi, intesa come capacità di guida pratica, ed esiste una sufficiente consapevolezza dei fattori di rischio? Le strutture stradali con i loro manufatti e sistemi protettivi, in particolare guard-rail, contribuiscono al contenimento delle conseguenze del sinistro o le aggravano proprio per i motociclisti?Anche l’atteggiamento di molti automobilisti catturati mentalmente da troppo elementi distrattivi, contribuisce ad elevare la soglia del rischio nei confronti dei due ruotasti, specie nei sorpassi e nelle immissioni».
TRAGICI WEEKEND - Alcuni dati di riflessione: nei soli week-end della primavera del 2005 sono morti circa 250 motociclisti. Con la punta di 105 nei fine settimana del mese di maggio. Il più tragico: il secondo con 27 vittime. Punte di 22 decessi anche in alcuni fine settimana del 2006. Cifre assurde di fronte alle quali, sovente, le autorità costituite (soprattutto quelle urbane) non riescono a prendere provvedimenti. Abbiamo visto sfrecciare a oltre 100 orari motociclisti nella centralissima via milanese Della Moscova. E di notte, sempre a Milano, la presenziale che va da Piazza Napoli a Piazzale Lodi (sulla quale è consentito il passaggio delel due ruote) è teatro di competizioni motociclistiche. Che si accentuano sulle autostrade, prima fra tutte la Milano-Genova. E’ quindi necessario un recupero delle regole sul territorio stradale, urbano ed extraurbano per tutti i motociclisti, se non altro per salvaguardare il loro bene più prezioso: la vita.

Nestore Morosini
24 aprile 2006