se il lavoro extra non interessa o non è quantificato l'unica è dare il preavviso e cambiare aria
se un datore di lavoro rispetta i contratti di categoria per la legge è in regola
ma lo stipendio non è tutto
vicinanza da casa
sicurezza data da un'azienda solida
ambiente di lavoro (struttura-colleghi-datore di lavoro)
quantità di stress
carico di lavoro
🏆 🏆 🏆 🏆 🏆 🏆 🏆
Mi sento presa in causa (positivamente s'intende), quindi ti dirò cosa vuol dire per me "progredire e mettersi in gioco a 40 anni".
Ti parlo da donna che ha studiato fino ai 25 anni, donna indipendente che ha girato autonomamente per lavoro mezza Europa in auto (senza ausilio del caro tom tom per giunta), che ha avuto un'ottima occasione di far carriera (intendiamoci, non certo come super manager e nemmeno come quadro; bensì probabilmente come area manager); ma a quel punto ha fatto una scelta, che rifarei mille altre volte, ovvero quella di avere una famiglia.
Ora, non capisco perchè il fatto di essere donna e avere famiglia e figli sia un elemento così "limitante" nel nostro paese; ovvero chiariamo, nella realtà industriale veneta, visto che è qui che vivo e lavoro.
Dal mio punto di vista (sempre se non si parla di super manager) famiglia e lavoro qualificato potrebbero benissimo andare a braccetto e invece no, perchè qui devi rimanere a scaldare la poltrona fino alle 18:00, anche se hai finito il tuo dovere. Stai certo che si svegliano tutti alle 17:00, costringendoti a rimanere in azienda fino a tardi per futili urgenze facilmente evitabili. Come donna (almeno nelle ultime esperienze) sei un'idiota di default, quindi il tuo compito è quello di servire dei "gloriosi maschietti pasticcioni".
Insomma, a 40 anni aspirerei ad avere un po' d'indipendenza nel mio lavoro, un po' di responsabilità, qualche stimolo legato a nuovi compiti che non siano i soliti "servigi" a colleghi o titolari e la possibilità di conciliare anche la mia famiglia.
Ti ripeto, non ambisco a diventare un direttore, ma credo di avere le doti per diventare una responsabile d'ufficio e per approfondire tematiche di carattere amministriativo, trasportuale e commerciale.
E invece no...questo mi delude: aver 40 anni e trovarmi a fare la mera segretarietta
Memento audere semper
http://imageshack.us/photo/my-images/683/tolmezzo11.jpg
[QUOTE=maurino;6318189]se ti fa contento ti do ragione, nonostante ci siano diversi esempi che dicano il contrario (ed ancora si torna agli esempi dei cervelloni di cui ho già detto in passato).
l'Italia non sarà sicuramente il paese perfetto, ma non è nemmeno la merda che alcuni descrivono lasciando parlare il livore della loro esperienza personale.
lo ripeto anche se l'ho scritte all'inizio dei miei interventi. In alcuni settori la meritocrazia scarseggia e l'italia non è certo un paese ospitale per ricercatori et simila. Ma ripeto, sono alcuni settori, non sono tutti.
l'IT (tanto per fare un esempio) è abbastanza saturo di offerta, spesso non propriamente qualificata ed a volte non è nemmeno semplice capire cosa veramente chiedono le società. E' difficile farsi strada in quel mondo.
Anche alcune lauree sono troppo inflazionate. Economia e commercio, Giurisprudenza, Scienze Politiche. Ne abbiamo fin troppi di quei laureati. Senza togliere a nessuno il loro merito, eh. Semplicemente se hai bisogno di 200 laureati in economia e ti si presentano in 2000 capirai che è molto difficile trovare qualcosa.
Allo stesso modo alcune facoltà tipo Filosofia o Letteratura, ma anche Fisica o Chimica non danno molti sbocchi post-laurea. Per tutta una serie di ragioni ovviamente, ma chi fa quei corsi dovrebbe tenere bene a mente quale sarà lo scenario post-laurea
mica tengo traccia di tutte le azioni fatte in passato...[/QUOTE]
te lo dico io, nulla. qualche tentativo è stato fatto ma solo in via sperimentale. Questi progetti hanno fornito dei dati spesso soddisfacenti che sono stati prontamente chiusi in un cassetto. Una delle ultime sperimentazioni è in atto in 4 regioni meridionali dove la realtà è, comunque, difficile da modificare. Troppi lacci e lacciuoli per qualcosa che spesso viene boicottato direttamente dalle amministrazioni locali (e a dire il vero anche qualche "organismo rappresentativo" non è che ne sia proprio contento)
Ps: Ma chi ti ha dato il sesto casco !
Era meglio se ti davano due copertoni nuovi (sui copertoni di Titti c'è scolpito con un temperino "Anita Ama Giuseppe ma la da a Bixio").
Angelik detto Il Brillante
Non lo so Maurino, non so dirti.....di fatto, in sede di colloquio, mi pongo sempre con talta umiltà.
Non baro, non vendo pan per focaccia, esprimo quale potrebbe essere il contesto lavorativo a me più gradito, non parlo di esigenze economiche, sono disponibile a farmi mettere alla prova; ma ho il serio dubbio che alla fine la spunti sempre la persona più ambita in questo momento, ovvero quella in mobilità o quella in mobilità e senza impegni familiari.
In una precedente esperienza di lavoro, l'azienda in cui operavo faceva spesso corsi di formazione interni e con personale esterno e ti assicuro che l'imparare cose nuove mi dava uno stimolo incredibile.
Ora sono confusa, ammareggiata perchè vedo le mie capacità e le mie curiosità svilite da mere prese di posizione, da scarsa collaborazione, da superficialità e disorganizzazioni bestiali......è difficile lavorare in questo contesto quando sai di essere una persona precisa, volonterosa, flessibile.
Non mi lamento della paga, anzi, sarei ben disposta a percepire anche di meno se solo potessi operare in una realtà stimolante, organizzata, che possa lasciarmi i giusti spazi per conciliare anche le esigenze familiari.
Non ti sto parlando ti tele lavoro, orari assurdi o simili.....se il lavoro è organizzato, si può gestire benissimo tutto in 8 - 9 ore, fermo restando che, in caso d'urgenza, esistono i telefoni, internet, collegamenti remoti, ecc...
Allora perchè dobbiamo stagnare su un modo di lavoro vecchio di 40 anni fa, solo perchè l'"individuo va controllato a vista"?
Ecco, queste sono le caratteristiche del lavoro esercitato all'estero: l'operato si basa sulla qualità, sul raggiungimento di target, sulla reciproca onestà e non certo sulle ore spese di fronte ad una scrivania, a dover corregegre le medesime cose 10 volte, perchè per 10 volte sono state fatte in modo superficiale.
Memento audere semper
http://imageshack.us/photo/my-images/683/tolmezzo11.jpg
bah evidentemente ci sara' un eccesso di menti e cervelli straordinari che l'Italia puo permettersi di educare specializzare e regalare alle altre nazioni
o forse chi va via e' un fesso
o un ingrato
o non vuole lottare..............Boh vai a capirci qualcosa
se quella persona ha le capacità necessarie perchè non dovrebbero prenderla? alla fine si parla di lavoro, nessuno regala niente (nè la società, nè tantomeno il lavoratore). Come scritto un po più indietro a volte è solo questione di capitare nel momento giusto.
ma se i dati sono chiusi nei cassetti tu, come fai a sapere se erano soddisfacenti? dì la verità, sei stato tu a chiuderli lì
nessuno dice che è un fesso anzi, mi sembra di averlo ripetuto un'infinità di volte che in alcuni settori non si ha molta scelta, eppure si continua con sto vittimismo da 4 soldi...se siete contenti di averlo fatto, dove sta il problema?
Ultima modifica di maurino; 12/06/2013 alle 15:19 Motivo: Unione Post Automatica
perché anche in questo siamo arretrati e pasticcioni. Il tema è ben chiaro e a conoscenza di molti: la conciliazione di tempi di vita e di lavoro è seguita con estrema attenzione in molti paesi europei. Lì dove il lavoratore è una risorsa per la società e per l'azienda (sia essa privata o pubblica) si cerca di ottimizzare le diverse esigenze in modo che la qualità della vita, e a cascata quella del lavoro, migliori sensibilmente. Sono quelle realtà dove il lavoratore - nel senso generale del termine - è una risorsa preziosa e non carne da macello o un numeretto. Per fare questo gli stati investono denaro, si occupano nei fatti di pari opportunità (sia essa femminile o anche maschile), si dotano di strutture idonee, regolamentano il tutto con norme serie e concrete. Aspetto non secondario anche la classe imprenditoriale è abituata a ragionare in tal senso e così il cerchio si chiude.
Da noi il tutto è affidato a uno stato carente, povero, approssimativo e non per ultimo punitivo. Le nostre norme, a parte qualche dichiarazione d'intenti che rimane tale, sono prive di quella concretezza e attenzione verso il sociale che potrebbe solo fare bene. Infine, questi temi da noi sono trattati da politici incapaci, approssimativi e disattenti, con la complicità (nel senso del disinteresse) dei sindacati. Negli ultimi 25 anni la legislazione sul lavoro si è occupata quasi esclusivamente di smantellare lo stato sociale e neutralizzare colpo dopo colpo le garanzie contrattuali. Il nostro tema centrale è ormai: flessibilità, flessibilità, flessibilità. Ogni 2 anni abbiamo una pseudo riforma del lavoro che ci riporta indietro. Indipendentemente dal politico di turno di centro, di destra o di sinistra.
Ps: Ma chi ti ha dato il sesto casco !
Era meglio se ti davano due copertoni nuovi (sui copertoni di Titti c'è scolpito con un temperino "Anita Ama Giuseppe ma la da a Bixio").
Angelik detto Il Brillante
dimenticavo una cosa su questo punto: lavoro in un network multinazionale e sono a stretto contatto con persone praticamente da tutto il mondo. Ti assicuro che queste cose qua capitano ovunque e da chiunque: dai miei corrispettivi, dai relativi sottoposti e dai responsabili dei relativi continenti