8 settembre di ieri - 8 settembre di oggi.



Strano parallelismo.

Ieri un ambiguo proclama:

« Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.

La richiesta è stata accolta.

Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.

Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza. »


Maestro di italica ambiguità diplomatica, l'allora Capo del Governo, maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, annunciava l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile, firmato con gli anglo-americani il giorno 3 dello stesso mese.

La fuga dalla Capitale dei vertici militari, del Capo del Governo Pietro Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III, e di suo figlio Umberto dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi, e la confusione, provocata soprattutto dall'utilizzo di una forma che non faceva comprendere il reale senso delle clausole armistiziali e che fu dai più invece erroneamente interpretata per la seconda volta come la fine della guerra, generarono ulteriore confusione presso tutte le forze armate italiane in tutti i vari fronti sui quali ancora combattevano, e che, lasciate senza precisi ordini, si sbandarono.

Oltre 600.000 soldati italiani vennero catturati dall'esercito germanico, e destinati a diversi Lager con la qualifica di I.M.I. (internati militari italiani) nelle settimane immediatamente successive.

Più della metà dei soldati in servizio abbandonarono le armi e tornarono alle loro case in abiti civili.



Oggi, per uno scherzo della storia o del destino, l'Italia rischia una bizzarra e suicida crisi di governo proprio nei giorni in cui si ricordano i settant'anni dall'8 settembre 1943.

Certe analogie sono sempre un po' forzate e quindi improprie, eppure la tentazione di proporre un parallelo con gli eventi di allora è forte.

Su un punto in particolare: l'8 settembre segnò il collasso delle istituzioni, il disfacimento dello Stato travolto dalla sconfitta militare e politica.



Un gesto di Berlusconi può evitare il corto circuito di un'altro 8 settembre - Il Sole 24 ORE