Ci sono piccoli commercianti e artigiani che sistematicamente lavorano in evasione fiscale e non lo fanno solo per sopravvivere. Quando hanno dichiarazioni dei redditi che non permetterebbero a nessuno di tirare avanti per me è evasione voluta. Se invece qualcuno denuncia un reddito credibile e poi integra con un po' di nero è più verosimile che lo faccia per sopravvivere.
Sparo a casaccio, ma forse se tutti evadessero solo un 15% e pagassero le imposte sul resto saremmo un paese felice.
Ma qualcuno l'ha letto l'articolo su cosa ha detto il Presidente?
Ma come intervenire? Napolitano elenca una serie di misure che possono essere adottate per rendere meno pesante la condizione carceraria. Sia va da una «incisiva depenalizzazione» alla costruzione di nuove carceri, dal ricorso più vasto agli arresti domiciliari alla limitazione della custodia cautelare e alla possibilità di far scontare la pena dei detenuti stranieri nei loro paesi di origine. Tuttavia, riconosce per primo lo stesso Napolitano, si tratta di provvedimenti che avrebbero un efficacia «pro futuro». E l’Italia, pressata dall’Europa, non può più aspettare. Servono dunque «rimedi straordinari»: l’amnistia e l’indulto. È ormai tempo di superare, secondo Napolitano, «l’ ostilità agli atti di clemenza diffusasi nell’opinione pubblica» che ha bloccato il ricorso all’amnistia per 23 anni (l’ultima risale al 1990), Napolitano non entra nel merito dei reati che dovrebbero essere amnistiati o indultati: sottolinea che andranno tenuti fuori i reati «di rilevante gravità e allarme sociale», come i reati contro di violenza contro le donne”. Ma di più non dice. Su questo aspetto Napolitano passa la palla alle Camere: «Non ritengo che il presidente della repubblica debba - o possa - indicare i limiti di pena massima o le singole fattispecie escluse. La perimetrazione della legge di clemenza rientra infatti tra le esclusive competenze del Parlamento».
L’argomento è delicato, perché di mezzo c’è la condanna di Berlusconi per frode fiscale e i suoi processi ancora aperti. Ma al Quirinale sono netti nel respingere sospetti e illazioni: Napolitano, spiegano al colle, ha indicato con chiarezza che sarà il Parlamento a stilare l’elenco dei reati da inserire e da escludere dell’eventuale provvedimento di clemenza. Per di più, si fa notare, la maggioranza richiesta dalla costituzione per approvare un’ amnistia o un indulto è quella dei due terzi, e presuppone dunque un ampio accordo tra tutte le principali forze politiche, il che esclude alla radice blitz o colpi di mano. La proposta di Napolitano, come si legge nel suo messaggio alle Camere, è incardinata su «un indulto di sufficiente ampiezza ad esempio pari a tre anni di reclusione e una amnistia avente ad oggetto fattispecie di non rilevante gravità». L’indulto, sottolinea Napolitano nel suo messaggio, avrebbe l’effetto di «ridurre considerevolmente la popolazione carceraria», mentre l’amnistia consentirebbe di definire immediatamente i processi per i fatti «bagatellari», cioè di lieve entità, destinati per lo più alla prescrizione.
A tutto questo, ammonisce però il presidente, bisogna però che si affianchi l’impegno del Parlamento e del Governo ad approvare le «riforme strutturali» in grado di scongiurare che l’emergenza si ripresenti.