Sembra che si stia raschiando il fondo del barile...
Qualche giorno fa la richiesta del PD di reintrodurre il pagamento della prima rata Imu per gli appartamenti con rendita catastale superiore a 750 euro. Salvo poi scoprire che, in quella fascia, ci sono anche i monolocali.
Ieri Enrico Giovannini, alla Camera: per le pensioni oltre sei volte l’assegno minimo, quindi pari a circa 3.000 euro lordi al mese (poco più di 2.000 netti), anche per l’anno prossimo scatterà il congelamento. Traduzione: non potranno essere indicizzate all’inflazione come invece accade per i redditi più bassi. Ricordiamo che le pensioni oltre i 1.800 euro sono già state congelate dal 2011 dal governo Monti e per ben due anni non sono state adeguate al caro vita. Il blocco di due anni, però, comporta una perdita che si ripercuote per decenni e sterilizza gli effetti moltiplicativi degli adeguamenti (non si prendono gli aumenti sugli aumenti).
E bisogna anche tenere conto che dal 1992 tutte le rendite non sono più agganciate agli aumenti contrattuali dei lavoratori in attività, come avveniva nella Prima Repubblica. Ma solo all’inflazione (e in modo parziale). In vent’anni, insomma, gli assegni Inps hanno visto evaporare il loro potere d’acquisto.
E lasciamoli stare una buona volta i pensionati.
Sono davvero questi i ricchi o i pensionati d’oro ai quali chiedere altri sacrifici di fronte a una spesa pubblica di 800 miliardi?
Sembra proprio di no.
Certo, il congelamento riguarda una parte dei pensionati, visto che circa il 50% delle rendite non supera la soglia dei mille euro mensili. Ma definirle pensioni d’oro è scorretto.
E poco rispettoso per le persone che, legittimamente, con il loro lavoro, hanno versato i contributi per ricevere una pensione.
Nessuno per salvare il Paese tocchi più la povera gente.
Lasciate stare i pensionati - Corriere.it