La crisi come una guerra sta provocando danni profondi ed incommensurabili nelle nostre famiglie.

"La profonda recessione, la seconda in 6 anni, è finita. I suoi effetti no", avverte il centro studi di Confindustria.

Parlare di ripresa è "per molti versi improprio", suona "derisorio".

Il "Paese ha subito un grave arretramento ed è diventato più fragile, anche sul fronte sociale".

Una situazione che "mette a rischio la tenuta sociale".

I danni economici si contano così: "Le persone a cui manca il lavoro, totalmente o parzialmente, sono 7,3 milioni, due volte la cifra di sei anni fa. Anche i poveri sono raddoppiati a 4,8 milioni". In sei anni di crisi "le famiglie hanno tagliato sette settimane di consumi, ossia 5.037 euro in media l'anno". Dall'inizio della crisi (fine 2007) si sono persi 1 milione e 810 mila unità di lavoro equivalenti a tempo pieno. L'occupazione è rimasta ferma nella seconda metà del 2013, però ripartirà dal 2014: si arresta così "l'emorragia occupazionale" e l'anno prossimo il Csc prevede un +0,1%, per il 2015 un +0,5%. Una situazione che porta viale dell'Astronomia a citare Nelson Madela: "Vincere la povertà non è un gesto di carità".

L'andamento del Pil italiano resterà negativo a -1,8% quest'anno.

La difficile situazione del Paese emerge anche dalla dinamica delle retribuzioni contrattali orarie, che a novembre restano ferme su ottobre mentre salgono solo dell'1,3% nel confronto con lo scorso anno.

L'unica nostra speranza rimane allora Letta e la sua crescita.



Confindustria: «La recessione è finita Ma restano i danni come quelli di una guerra» - Corriere.it