
Originariamente Scritto da
dadeejaydade
rispondevo a tarmaco non a te, Osva, cui non ho nulla da dire... Anzi trovo che le tue dmande siano legittime...
Ti risponderò parlandoti di quando a settembre dell'anno scorso sono andato a Modena alla presentazione della gamma 2014 di Arai, in cui ci hanno fatto vedere come due caschi (di marche molto note, ampiamente utilizzate nelle competizioni, ma non Shoei, altro non ti posso dire perchè ufficialmente i loghi erano camuffati ma la forma delle prese d'aria li faceva comunque riconoscere) fossero comunque più deboli degli arai.
Il casco "A" se ci salivi sopra coi piedi (80 kg di carico statico) fletteva attorno alla finestratura della visiera che si riduceva ad un ampiezza di forse 3 dita, il casco "B" invece mostrava di avevre la scocca morbida latero-occipitale (quella bassa dietro le oreechie per intenderci) dove con la pressioen di due pollici si vedeva che la plastica rientrava sensibilmente verso l'interno... Cose che ovviamente Arai non fa. Eppure tutti i caschi sono regolarmente omologati. Il problema qui è che fare i test distruttivi con diversi tipi di impatti e forze impiegate richiede un dispendio economico non indifferente.
Pensa solo Ad Arai che ha 6 calotte, 1 omologazione (ECE) ed una certificazione (SNELL), quindi 12 famiglie di calotte, e poi ci sono tutte le prove di impatto , di scalzamento, di resistenza della visiera.... tutte che richiedono enne altri caschi. Diventa quindi onerosa già la fase di omologazione (ECE) e di certificazione (SNELL).... Ci sarebbe anche la SHARP ad aggiungersi (altri caschi ancora da distruggere). Fai un po' di conti e vedi quanto costa. Questo giusto per vedere l'impegno economico del prouttore
A questo punto si inserisce la volontà di ciascun produttore di adottare scelte o caratteristiche tecniche e addirittura filosofiche (Arai specialmente) che fanno sì che alcuni prodotti puntino su certi comportamenti piuttosto che su altri ( calotta rigida morbida e diverso tipo di impatto, forma della calotta ecc. ecc.)
Capisci che delle prove indipendenti richiedono un investimento economico che non è alla portata di una rivista come superbike (ma anche come Dueruote, Insella o Motociclismo), inoltre devi avere un ufficio legale coi controcazzi perchè se un risultato è negativo devi aspettarti le rimostranze del produttore... e tutte le conseguenze, dal rifare i test a apgare danni in caso di altri problemi...
Il test soggettivo è un'altra cosa invece: se ti fidi del tester e della sua esperienza puoi trarre div erse conclusioni riguardanti la vestibilità, il confort e le features del casco, dando per scontato che è omologato e quindi tutta la parte relativa alla protezione è smarcata.
Noi per esempio continuiamo a dire che la pelle è sempre meglio di qualsiasi cosa, diciamo che magari sembriamo ridicoli a muoverci con abbigliamento 100% pista per fare 50, o 100km e andare al bar al passo del penice o in valtrebbia o chissà dove (e sì magari divertendosi e sorridendo nel casco perchè se ti diverti lo fai) però se voli non c'è nulla come una tuta intera, un parschiena L2, un casco integrale di marca, guanti e stivali da pista...

Se ti fidi della nostra parola, noi abbiamo le nostre opinioni, nessuno costringe nessuno ad essere d'accordo o meno senza per questo fregarsene dei lettori...
