
Originariamente Scritto da
Warsteiner
Riguardo all'aftermarket: il "modello tedesco" è facilmente adottabile in Italia, se ce ne fosse l'effettiva volontà, dato che la normativa tra i due paesi è simile.
Tutte le parti che definiscono le caratteristiche costruttive del veicolo (dimensioni, prestazioni, dispositivi di segnalazione, inquinamento, ecc..), possono essere sostituite con altri componenti aftermarket SOLO SE la compatibilità di questi componenti con lo specifico veicolo su cui saranno installati è stata certificata.
La certificazione comporta che il Ministero dei Trasporti sia preventivamente informato della compatibilità in oggetto, quindi un cittadino che abbia installato una parte aftermarket certificata può recarsi alla motorizzazione e questa, senza dover eseguire alcuna prova sul veicolo se non la verifica che il montaggio sia stato eseguito a regola d'arte, è tenuta ad aggiornare la carta di circolazione.
Fino a qui, tra Italia e Germania non vi è alcuna differenza teorica; l'intoppo arriva nell'applicazione pratica.
Il lavoro di certificazione della compatibilità di una specifica parte su uno specifico veicolo è oneroso e costoso; in Italia il produttore o rivenditore della parte aftermarket è tenuto in prima persona ad interagire con lo Stato, assumendosi nel contempo la responsabilità della dichiarazione di conformità. Ciò significa prima occuparsi di tutti i test di affidabilità e conformità (spese presso strutture accreditate come enti certificatori), poi interagire con la burocrazia statale per far omologare la propria modifica sul suddetto veicolo (spese su spese), infine assumersi la piena responsabilità (legale) di suddetta omologazione.
Il prodotto finale della omologazione è il documento di "nulla osta", che varie persone avranno ad esempio richiesto al costruttore della propria moto per poter montare pneumatici di misura diversa, oppure un dispositivo che limiti la potenza per poter guidare con le patenti "inferiori".
Un procedimento del genere comporta, come appena detto, costi e responsabilità troppo grandi per poter esser sostenute da un'azienda produttrice di parti aftermarket.
In Germania, invece, l'onere della certificazione non è a carico del costruttore/produttore, perché il Ministero dei Trasporti ha convenzionato il TUV come ente di certificazione delle omologazioni: il produttore della parte aftermarket si rivolge al TUV per ottenere la conformità del suo prodotto sullo specifico veicolo di destinazione e questo si occupa dei necessari test per verificarne la compatibilità.
Il TUV, un grande ente di certificazione accreditato in gran parte d'Europa nelle sue varie filiali, ha tutte le strutture adeguate per poter eseguire le prove di conformità richieste dall'omologazione.
Mediante la sua intermediazione, il produttore/costruttore ha un mezzo relativamente semplice per poter omologare dal Ministero dei Trasporti i suoi prodotti, il consumatore ha la sicurezza di poter acquistare un prodotto che non compromette la funzionalità del suo veicolo e può farne aggiornare il libretto di circolazione in estrema semplicità.
Dotarsi di un ente intermediario di certificazione, come in Germania (il ministero italiano potrebbe benissimo accreditare lo stesso TUV, che opera già con varie strutture in Italia), porterebbe al nostro Paese enormi benefici sia per le tante imprese che operano nel mercato delle parti aftermarket, sia per i cittadini, che infine per lo stesso Stato.