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E invece non è proprio così. Quell'economista americano ha detto una cagata.
L'obiettivo era rientrare nello SME con un cambio competitivo (cioè più debole) nei confronti del marco, che sarebbe rimasto invariato fino all'entrata in vigore dell'euro.
Prodi e Ciampi-Draghi (min. del Tesoro) volevano un cambio ancora più alto per motivi di convenienza sul mercato delle esportazioni, che ci avrebbe portati vicino o superiore alle 2000 lire. Il colpo basso in favore della Germania fu cercare di abbassarcelo il più possibile. Germania e Olanda ci volevano a 925 col marco, gli industriali italiani a 1100.
Ciampi chiese 1010 per ottenere 1000 e la trattativa finì a 990. Un successo pazzesco che in Italia fu considerato riduttivo ma
Il Financial Times, però, il 26 novembre 1996 fece tornare il sorriso a Carlo Azeglio Ciampi. Lionel Barber – The quest for Emu: Italy home but not dry – descrisse Ciampi come un lottatore ("His craftiness is legendary") senza pari in Europa, l’unico in grado di vincere la resistenza del duro dei duri, Hans Tietmeyer, Presidente della Bundesbank. Barber – tra l’altro - cita un diplomatico italiano: “Ciampi gave the performance of his life. Se qualcuno avesse provato la stessa operazione lo avrebbero buttato giù dalla finestra”.
Da notare che il problema era far rientrare l'Italia nello SME dal quale era dovuta uscire nel 92 proprio a causa svalutazione.
In Europa ci volevano con una valuta più forte, non più debole.
Il cambio lira-euro sbagliato? A chi dice una panzana simile, raccontate il capolavoro di Carlo Azeglio Ciampi, 24 novembre 1996 | Linkiesta.it
Stranamente coloro che sostengono questa storiella spesso sono gli stessi che adesso fantasticano di una lira da poter svalutare facilmente per rilanciare la produzione e le esportazioni. Il discorso invece è esattamente lo stesso.
Ma Tsipras non è alba dorata. Forse è quello che riassumevi con "minchiate varie"?
