Il discorso sarebbe parecchio ampio, anche a prescindere dal fatto concreto alle cui vittime e soprattutto ai parenti va il mio pensiero, prima di tutto.
In generale, si sta discutendo da parecchio sul reato di omicidio stradale, ma già con le norme in vigore si potrebbero applicare pene più gravi, se venisse contestato il reato di omicidio volontario con previsione dell'evento (ossia, chi si mette alla guida consapevole che, nelle condizioni in cui si trova, potrebbe uccidere qualcuno, e nonostante tale consapevolezza, ne accetta il rischio e si mette ugualmente alla guida) anziché il ben più blando reato di omicidio colposo.
Nel caso in esame "pare" (e, ripeto, pare) che non vi fossero le condizioni per contestare l'omicidio volontario di cui sopra (la cui stessa Corte di Cassazione si è dimostrata restìa a riconoscere nella maggioranza dei casi esaminati) e il giudice ha applicato le norme attualmente a sua disposizione, applicando l'obbligatorio sconto di un terzo della pena, che la legge impone in caso di patteggiamento.
La questione, in casa mia, è particolarmente sentita e dibattuta per vari motivi, sia perché mia cugina è morta in moto, sia perché io, avendo fatto il giudice onorario per sei anni, mi sono trovato anche "dall'altra parte della barricata", sia perché, infine, mia figlia studentessa di giurisprudenza vorrà fare il magistrato.
Discutiamo spesso dei fatti di cronaca, ma le leggi le fa il parlamento, e il giudice applica quelle che ha a disposizione.
Fino a prova contraria continuo a sperare che, anche quando sbagliano, lo facciano in buona fede, so che non è sempre così (non credo di diffamare nessuno, ci sono casi di giudici condannati per corruzione, con sentenza ormai passata in giudicato), ma voglio continuare a sperare che sia l'eccezione e non la regola, altrimenti avrei già cambiato mestiere da anni.
Dove voglio andare a parare? Semplicemente penso che, dei fatti di cronaca, parliamone pure, ma i processi in piazza, sommari e senza conoscere i fatti, lasciano il tempo che trovano