comunque Enel a quanto pare non ha intenzione di inserirlo in bolletta...
L’idea di inserire il canone Rai nella bolletta elettrica, rispolverata domenica da Matteo Renzi, incassa la bocciatura di Enel. Patrizia Grieco, presidente del gruppo energetico, ha spiegato che “è difficile da molti punti di vista”, “tecnicamente, per i sistemi di fatturazione, e probabilmente anche dal punto di vista giuridico“. Tutto considerato, “non so dire se questi problemi siano risolvibili o meno”, ha concluso la manager.
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Lunedì Assolettrica ha definito “un gran pasticcio” l’inserimento in bolletta del canone spiegando che “il consumatore non saprebbe più che cosa sta pagando. E le imprese elettriche non riuscirebbero più a fare il loro mestiere”. “Si tratta di una proposta che riemerge periodicamente e contro la quale Assoelettrica e tutte le altre associazioni del settore si sono sempre schierate”, ha ricordato il presidente Chicco Testa. “Il mercato elettrico è completamente liberalizzato dal 2007: oggi l’elettricità è venduta ai clienti finali da centinaia di operatori privati. La gestione del canone Rai da parte di questi soggetti privati risulterebbe estremamente complessa ed onerosa, tenendo conto anche del fatto che i clienti finali oggi possono cambiare fornitore, e anche più volte, nel corso dell’anno”.
Inoltre, “la proposta contrasta con il principio di uguaglianza stabilito dalla Costituzione perché tratta in modo identico situazioni oggettivamente diverse, equiparando di fatto le utenze elettriche con i soggetti che devono pagare il canone. Mentre gli intestatari di bollette elettriche non in possesso di apparecchi radiotelevisivi o di comunicazione sarebbero comunque sottoposti al pagamento del canone, i possessori di apparecchi che non sono anche intestatari delle bollette elettriche ne risulterebbero esentati”. Il risultato sarebbe un “pressoché certo contenzioso costituzionale” che “potrebbe portare, in caso di dichiarazione di incostituzionalità, all’apertura di moltissimi giudizi civilistici/tributari per la restituzione delle somme indebitamente percepite, con inutile aggravio per il sistema giudiziario”.