
Originariamente Scritto da
flag
infatti credo che siano molto utili in questa attivita
parimenti li considero inadatti, e financo pericolosi, a prendere le redini di una situazione cosi' complessa
con questo sono un fan di renzi e del pd?
no
e se dovessi votare domani , e scegliere fra renzi e i grillini?
sceglierei renzi, perche' scegliere i grillini, in una situazione nazionale e internazionale come questa, presenta rischi di gran lunga maggiori.
haug
....................intanto riporto un articolo del corriere:
Le prossime elezioni amministrative sono considerate uno spartiacque nella storia del Movimento 5 Stelle. La posta in gioco è alta, ma la creatura che fu di Beppe Grillo e di Gianroberto Casaleggio arriva male a questo appuntamento decisivo, avvolto nell’incertezza sulla strada da prendere nel futuro prossimo. Le inchieste giudiziarie che hanno colpito i sindaci di due roccaforti pentastellate come Livorno e Parma, entrambi accusati di reati connessi alla loro attività di amministratori, e le annesse polemiche sulla doppia morale di M5S, garantisti a casa propria, feroci altrove, evidenziano gli effetti di una mutazione in corso che rischia di fermarsi nella palude delle prese di posizione dettate dalla convenienza spicciola. Il troncare, sopire, sminuire le proprie contraddizioni operato in questi giorni da Luigi Di Maio e dagli altri membri del direttorio, equivale al mantenimento di una presunta rendita di posizione. Non muoversi, stare il più possibile fermi, far passare la piena per giungere senza troppi danni alle urne.
È una scelta anche legittima, ma di corto respiro, che evidenzia le crepe nel muro di M5S. Le ipotesi di reato che hanno raggiunto Filippo Nogarin e Federico Pizzarotti non rappresentano peccati mortali o infamanti. Sarebbero anche una ghiotta occasione per definire una volta per tutte cosa rappresenta davvero quell’enigma chiamato Codice etico, per rimodellare un estremismo giustizialista che al dunque viene declinato con gli avvisi di garanzia degli altri. Invece è stato scelto uno sterile gioco al rimpiattino con il Pd e le altre forze politiche sul rispettivo numero di acciacchi giudiziari, fingendo di scordare il fatto che oggi 13 delle 17 amministrazioni controllate da M5S hanno problemi con le procure. Al netto della presunzione di innocenza, per chi ambisce a governare l’Italia si pone un discreto problema di classe dirigente, confermato dal fatto che la seconda forza politica del nostro Paese schiererà solo 250 liste proprie su 1.300 Comuni che voteranno il prossimo giugno.
La mancanza di chiarezza si traduce in un immobilismo dove ognuno dice la sua, creando danni ulteriori. I silenzi, gli imbarazzi, le polemiche appena accennate sulla tempistica della magistratura e le dichiarazioni sull’attacco delle procure, già sentite dall’intero arco costituzionale negli ultimi anni, non aiutano la rivendicazione della propria diversità. L’immobilismo appare oggi l’unico modo di tenere in equilibrio due anime inconciliabili tra loro, è un riflesso del contrasto interno tra ortodossi e governativi, che si riflette anche sul direttorio, il nuovo organo di autogoverno del movimento.
L’appartenenza alle diverse fazioni sembra avere un peso anche nella gestione delle proprie disavventure. All’ortodosso Nogarin indagato a Livorno, solidarietà e copertura garantista. Nei confronti di Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma inviso alla base pura e dura, si registra qualche presa di distanza, qualche distinguo. E così la giustizia e il giustizialismo cavalcati nell’ultimo decennio diventano un’arma a doppio taglio, una insidia che va ben oltre l’esito delle prossime elezioni amministrative. La colpa di questa opacità, di un appannamento che confina con l’imbarazzo, ricade sui nuovi vertici del direttorio, chiamato a gestire la sua prima prova di maturità, finora con scarsi risultati. Gianroberto Casaleggio non c’è più, e si sente. Suo figlio Davide ha messo in chiaro il suo ruolo tecnico di gestore del software aziendale, Beppe Grillo appare sempre più distante. Nei momenti difficili, erano stati i due fondatori a dare sferzate, a prendere decisioni anche impopolari presso la base.
Quel M5S è finito. Adesso tocca alle giovani leve del direttorio. Ma per affermarsi come nuova e credibile classe dirigente, hanno il dovere della chiarezza, a cominciare dal tema della giustizia. Sono loro che devono spiegare cos’è oggi e cosa davvero vuole diventare il Movimento Cinque stelle, ai loro militanti, e magari anche al Paese, visto che è della seconda forza politica italiana che si parla. Anche a costo di cambiare rotta su alcuni principi fondamentali. La professione dell’onestà può essere conciliata con una svolta se non garantista almeno di maggiore equilibrio. Naturalmente professata con tutti, non solo con se stessi. Non c’è niente di male nel cambiare idea. Specialmente se quelle di prima, per quanto applaudite, erano sbagliate.