
Originariamente Scritto da
souldancer
articolo del 2014 (!) spiega bene il TTIP
Antonio Cantaro: se il Ttip espelle i popoli
di Redazione sabato, dicembre 6, 2014 0 Link e approfondimenti Antonio Cantaro, Stati Uniti, Ttip, Unione europea Permalink
Articolo di Antonio Cantaro pubblicato su «Il Manifesto», 4 dicembre 2014
Se l’Accordo di Par*te*na*riato Tran*san*tla*tico (Ttip) dovesse andare in porto, quel giorno i popoli euro*pei avranno avuto il loro car*tel*lino rosso. Espulsi dall’amico ame*ri*cano da un campo di gioco che un tempo era ter*ri*to*rio e spa*zio pre*si*diato dagli Stati sovrani euro*pei. Con il Ttip viene, infatti, messa in mora quella forma di Stato della quale ancora, sem*pre più stan*ca*mente, van*tiamo nelle nostre aule di Giu*ri*spru*denza le magni*fi*che e pro*gres*sive sorti. Per gli apo*stoli del libero scam*bio lo Stato sicu*rezza, lo Stato di diritto, lo Stato sociale costi*tui*scono resi*dui di un ancien régime che ille*git*ti*ma*mente osta*co*lano la bene*fica con*cor*renza tra le nazioni, la cre*scita mon*diale, la dif*fu*sione del benessere.
I fau*tori del Ttip vogliono libe*rarci. Abbat*tere le bar*riere nor*ma*tive al com*mer*cio tra Stati Uniti ed Unione Euro*pea (le dif*fe*renze nei regolamenti tec*nici, nelle norme e nelle pro*ce*dure di omo*lo*ga*zione), aprire entrambi i mer*cati dei ser*vizi, degli inve*sti*menti, degli appalti pubblici.
Sostan*zial*mente una totale libe*ra*liz*za*zione del com*mer*cio tran*sa*tlan*tico. Un mer*cato comune che pro*cu*rerà van*taggi all’industria auto*mo*bi*listica delle due sponde dell’Atlantico, a quella chi*mica e far*ma*ceu*tica del Regno Unito; e che, di con*verso, pena*liz*zerà l’agro-alimentare dei paesi medi*ter*ra*nei. Ma che – ci assi*cu*rano — pro*cu*rerà van*taggi dif*fusi e mira*bo*lanti bene*fici siste*mici.
Sulla base di con*tro*verse ed incerte pro*ie*zioni, di una mes*sia*nica fidu*cia glo*ba*li*sta, si trat*tano gli ordi*na*menti di Stati ancora for*mal*mente sovrani come pro*dotti da met*tere in con*cor*renza per espun*gere i meno ido*nei a sod*di*sfare le attese degli inve*sti*tori. Capo*vol*gendo l’idea tra i comuni mor*tali, che gli ordi*na*menti giu*ri*dici rap*pre*sen*tano il qua*dro entro il quale si svolge la com*pe*ti*zione eco*no*mica e non uno degli oggetti di essa.
Dar*wi*ni*smo nor*ma*tivo che pri*vi*le*gia i rap*porti mate*riali di forza sui rap*porti giu*ri*dici. Capi*ta*li*smo anar*chico che distrugge gli stessi fon*da*menti isti*tu*zio*nali dell’economia di mer*cato.
L’ennesimo licen*zia*mento senza giu*sta causa. Que*sta volta il ber*sa*glio è lo Stato euro*peo. Lo Stato sicu*rezza, in primo luogo.
La rimo*zione delle bar*riere nor*ma*tive com*pro*mette, infatti, con*so*li*date garan*zie a tutela dei lavo*ra*tori, dei con*su*ma*tori, della salute, dell’ambiente. Con*trolli, eti*chet*ta*ture, cer*ti*fi*ca*zioni potreb*bero essere con*si*de*rate bar*riere indi*rette al libero scam*bio in set*tori cru*ciali quali la chimica-farmaceutica, la sanità, l’auto, l’istruzione, l’agricoltura, i beni comuni, gli stru*menti finan*ziari: è tipi*ca*mente il caso degli orga*ni*smi gene*ti*ca*mente modi*fi*cati, la cui intro*du*zione mas*siva nell’agricoltura euro*pea è stata finora ral*len*tata da una serie di regole ispi*rate all’europeo prin*ci*pio di precauzione.
Ma il car*tel*lino rosso degli apo*stoli del libero scam*bio non rispar*mia nem*meno i prin*cipi dello Stato di diritto. Il Ttip rende, infatti, pos*si*bile citare in giu*di*zio l’Unione e gli Stati nazio*nali, vani*fi*cando la pre*ro*ga*tiva pub*blica di eser*ci*tare il potere giu*di*zia*rio sul pro*prio ter*ri*to*rio. Le con*tro*ver*sie com*mer*ciali ver*reb*bero affi*date a spe*ciali corti extra*ter*ri*to*riali. Le mul*ti*na*zio*nali sareb*bero auto*riz*zate a tra*sci*nare in giu*di*zio governi, aziende, ser*vizi pub*blici rite*nuti non com*pe*ti*tivi, a esi*gere com*pen*sa*zioni per i man*cati gua*da*gni dovuti a regimi del lavoro con*si*de*rati troppo vin*co*lanti, a leggi ambien*tali giu*di*cate troppo severe.
Car*tel*lino rosso, infine, anche per lo Stato sociale. Il mer*cato comune Europa-Usa dan*neg*gerà interi set*tori del sistema pro*dut*tivo euro*peo. Que*sti per soprav*vi*vere si appel*le*ranno, in nome del supe*riore inte*resse a non dein*du*stria*liz*zare il Vec*chio Con*ti*nente, all’inderogabile esi*genza di ulte*riori tagli alla tas*sa*zione. E, quindi, alla spesa pub*blica, alle poli*ti*che di wel*fare. Un accordo, insomma, colmo di agguati che rischia di spaz*zare il buono che c’è nell’acquis com*mu*ni*taire. Sono, insomma, in discus*sione disci*plina e diritti che costi*tui*scono un ele*mento iden*ti*fi*ca*tivo dell’european way of life.
Sor*prende il silen*zio com*plice delle classi diri*genti dei paesi medi*ter*ra*nei rispetto all’Accordo di Par*te*na*riato Tran*sa*tlan*tico, ade*rendo al quale il pro*gramma di libe*ra*liz*za*zioni subi*rebbe un’escalation desti*nata a can*cel*lare ogni trac*cia di auto*no*mia poli*tica, eco*no*mica, cul*tu*rale dell’Europa.
Bar*bara Spi*nelli ha pro*po*sto una rap*pre*sen*ta*zione spie*tata di que*sto silen*zio. «Re dor*mienti» che hanno dimen*ti*cato cosa siano una corona e uno scet*tro, ignari dei costi che il mer*cato comune Europa-Usa com*porta per i paesi dell’Unione, in par*ti*co*lare per quelli mediterranei.
Serve qual*cosa che asso*mi*gli a quei con*tro*mo*vi*menti sui quali, a suo tempo, si arro*vel*la*rono Marx, Polany, Gram*sci. Pode*mos? Io penso di sì.