Sempre secondo me, ovviamente, perché non ho la verità assoluta, non l'ho dimenticata, ma rientra nel concetto di superficialità.
E' un'ipotesi che poteva (forse) essere accettabile negli anni settanta, ma non nel 2016.
Se un atleta ha il minimo dubbio sulla società cui appartiene, che si faccia seguire da un medico personale e faccia analisi a sue spese.
Mi dispiace, sarò integralista, ma sul doping non accetto scuse; a prescindere dall'antisportività del comportamento, siamo arrivati a dopare ragazzini di 12 anni, nel calcio, nel ciclismo e in altre discipline.
Sarà per deformazione professionale, ma sono convinto che in qualsiasi cosa di illegale tu faccia nella vita, per una volta che forse ti beccano, l'hai fatta franca molte altre volte.
Il problema vero è che è una sfida continua tra chi ricerca nuove sostanze dopanti non rilevabili, e chi dovrebbe contrastare tale fenomeno.
Per me massima severità, per il concetto "nobile" di sportività e per la tutela della salute degli atleti.
Purtroppo credo di far parte della piccola schiera di Don Chisciotte








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