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Risultati da 11 a 20 di 58

Discussione: Come si esce vivi dal Paese dell’odio?

  1. #11
    TCP Rider L'avatar di nikonikko
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    Citazione Originariamente Scritto da Norik Visualizza Messaggio
    in questi casi anche frasi cosi io le trovo " pericolose" , e spesso si parte proprio da affermazioni cosi per arrivare ad affermare il peggio
    Scusa , ma io la vedo cosi
    Detto questo ormai i social vogliono solo o la stupidità o la violenza
    E l' instigatione alla violenza va per la maggiore ,in quanto c' è chi ci spera in un omicidio e poi ci gode
    Concordo con le accuse di concorso in omicidio
    In effetti quella è un alternativa che non accetto nemmeno io, la vita è un dono a prescindere in quano tale và rispettata. Purtroppo però quando non si arriva a questa consapevolezza e si è facilmente condizionabili gesti estremi aiutano a non fare danni ad altri.

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  3. #12
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    aiutano a non fare danni agli altri*


    mai letta una frase più egoista, giuro.

  4. #13
    TCP Rider L'avatar di nikonikko
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    Citazione Originariamente Scritto da Cracco reloaded Visualizza Messaggio
    aiutano a non fare danni agli altri*


    mai letta una frase più egoista, giuro.
    Sono proprio curioso di conoscere il tuo punto di vista in merito e che ci vedi di tanto egoistico.

  5. #14
    Bannato
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    prima parli della sacralità della vita

    e poi auspichi che -in base alla suddetta sacralità suppongo-

    uno è meglio che aiuti gli altri (quando dici "altri" ti riferisci a te stesso naturalmente)

    facendosi fuori....



    il concetto è analogo a quello dei forcaioli da facebook, non hai scritto in caps e non ti sei scaldato nel scriverlo ma il succo del discorso è lo stesso e cioè "che si fosse ammazzato senza rompere i coglioni" e se non ci trovi nulla di egoista in questo, è la prova che lo sei.


    il mio punto di vista in merito è un rispettoso silenzio, visto che non posso minimamente immaginare la disperazione di quella persona.

  6. #15
    TCP Rider Senior L'avatar di Fermissimo
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    il rispetto va portato a tutti...ad un inesperto guidatore che con semaforo rosso ha scelto di attraversarlo a 62 km/h in accelerazione (come evidenziato dalla sua scatola nera assicurativa), il quale non era un delinquente seriale e non meritava la morte ma per una imprudenza di non poco conto ha comunque determinato la morte di una donna che aveva scoperto quel giorno di essere incinta (per i cattolici le vite perse nell'incidente sono quindi 2)...

    rispetto anche per lei ovviamente...

    e rispetto anche per un marito che ha reagito in una maniera estrema, esasperato non dalla rete, ma dalla certezza che le leggi italiane al momento permettono di ammazzare impunemente con una unica arma...la propria auto

    se fosse stato veramente lucido avrebbe affittato una macchina con cambio automatico ed alla prima occasione utile avrebbe investito quello che considerava l'assassino della moglie...dopodichè avrebbe dovuto manifestare sconcerto per la "coincidenza" di aver ammazzato proprio il responsabile del primo incidente mortale dando parte della colpa anche alla trasmissione automatica così diversa dal cambio manuale...

    con le leggi italiane se la sarebbe cavata con poco o con niente...così come temeva sarebbe finita per il giovane morto

    purtroppo egli è entrato in un vortice di ossessione verso l'idea che tutto sarebbe stato derubricato a fatalità...solo una assistenza medico/psichiatrica, forse, avrebbe potuto evitare il peggio
    cynism is the new fascism...

  7. #16
    TCP Rider L'avatar di nikonikko
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    L'odio non aiuta nessuno, distruggerne la causa non l'ha aiutato ad allietare la sua disperazione, ed è proprio quest'ultima, da parte sua, ad essere servita con rispettoso silenzio. In una delle tanta sue affermazioni il Maestro diceva: " se il tuo braccio ti è di scandalo taglialo è meglio entrare monco nel regno dei cieli che non entrarci affatto ".

  8. #17
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    se mi ammazzi la moglie incinta passando col rosso e la tua linea difensiva si basa sul fatto che lei non avesse legato il casco, poi fai lo strafottente passando in moto spalancando, se non ho altro nella vita potrebbe balenarmi l'idea di arrotarti col suv... perchè di si. ....no ?


    ..e anche l'avvocato, io capisco che devi fare il tuo lavoro.. è colpa pure delle cazzate da arrampicata sugli specchi del difensore.... del tizio... ma l'avete visto in foto... quello a 20 anni era già un vecchio col cappello mi sa..

  9. #18
    TCP Rider L'avatar di nikonikko
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    Le campane bisogna sentirle tutte, ascoltando il padre a me non ha dato l' impressione che il ragazzo fosse uno strafottente, ma se così fosse ammazzarlo ti metterebbe al suo stesso livello, fermo restando che di certo l'intenzioni di quel ragazzo non erano quelle di uccidere, purtroppo può capitare che chissà per quale cazzo di motivo gli sia annebbiata tanto la vista da passare con il rosso.....invece della signora in scooter sarebbe potuto passare un mezzo pesante e sarebbe stato lui ad avere la peggio.

  10. #19
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    Citazione Originariamente Scritto da Pelledorso Visualizza Messaggio
    Io mi domando: ma chi è quel fenomeno che ha autorizzato il gladiatore a comprarsi una pistola (visto che era in cura da tre dottori)?

    Perchè feisubk e minchiasocialvari non vengono cancellati dalla faccia della terra?

    mhà.............


    Ps non scrivetemi........... vorrei vedere se fosse successo a te..... se fosse stata tua moglie..... e bla e bla e bla son tutte stronzate......



    «Un insignificante verme in meno!». «Ha fatto la fine che meritava». «Onore al gladiatore». Come si esce vivi dal Paese dell’odio? Forse scomparendo dietro una porta chiusa, al riparo di un po’ di silenzio. Quello che la madre di Italo D’Elisa, linciato sui social network e poi ucciso per vendetta, ora cerca di opporre all’assedio delle televisioni. Al sesto giorno di supplizio, la signora Diana scrive un biglietto e lo affida al cognato Andrea, perché lo legga davanti ai prossimi microfoni puntati: «Desideriamo rimanere nel silenzio del nostro dolore, nella semplicità e nella riservatezza che ha sempre caratterizzato la nostra vita».

    Era mattina quando i titoli dei giornali locali gridavano dalle prime pagine: «I D’Elisa denunciano gli sciacalli del web!». È pomeriggio quando l’avvocato della famiglia D’Elisa, Pompeo Del Re, dice: «Mi è stato chiesto di frenare. Non denunciamo nessuno. Non ci sono querele da parte della famiglia, ma soltanto grande fiducia nella giustizia». Diluvia. Fa caldo. «Delitto e castigo», lo chiamano alcuni per riassumere il caso. Altri preferiscono: «Il delitto d’amore». Certe televisioni del pomeriggio, rilanciate in tutti i bar di piazza Rossetti, mettono sullo stesso piano un omicidio stradale colposo con un omicidio premeditato a mano armata. Mentre il web continua a vomitare sentenze e insufflare stille d’odio.

    Il 1° luglio del 2016, Italo D’Elisa, 21 anni, operaio alle presse della Denso con contratto interinale, esce a fine turno e si mette alla guida di una vecchia Fiat Punto. All’incrocio fra via Giulio Cesare e corso Mazzini, la strada principale di Vasto, passa con il semaforo rosso. Sta viaggiando ai 62 chilometri all’ora. Il limite è 50. In quel momento sta arrivando Roberta Smargiassi a bordo di uno scooter Yamaha Sh650: ha 34 anni, è incinta. Lei e il marito Fabio Di Lello avrebbero dato la notizia alle famiglie il giorno successivo. Ma Roberta Smargiassi muore quella notte d’estate. Una telecamera del circuito di sorveglianza riprende nitidamente la scena. Dopo tre giorni quel video è ovunque: Facebook, WhatsApp, anche su Youtube. Tutti vedono la ragazza sbalzata dal sellino. E mentre il marito Fabio Di Lello si ammala e inizia a covare la sua vendetta, è importante concentrarsi su ciò che accade intorno.

    Alla fiaccolata per Roberta partecipano 300 persone. Tutte chiedono giustizia. Ma cosa significa, esattamente? «Ricordo che sono iniziati ad arrivare i primi messaggi», racconta Michele D’Annunzio cronista del giornale «Zona Locale», uno dei più seguiti a Vasto. «Sotto quell’articolo della fiaccolata sono comparse le prime frasi. Tutti volevano che D’Elisa andasse in galera. Scrivevano: il pirata deve andare in gabbia!». Ma Italo D’Elisa era sobrio, al momento dell’incidente. Non aveva assunto droghe. E non era scappato, anzi. Aveva cercato di prestare i primi soccorsi a Roberta, ed era stato lui stesso a chiamare le forze dell’ordine. «Non c’erano assolutamente, a norma di legge, gli estremi per l’arresto», ribadisce ancora una volta il procuratore capo Giampiero Di Florio.

    Davanti al panificio della famiglia Di Lello, forse il più importante del paese, compare lo striscione: «Giustizia per Roberta». Iniziano a proliferare gli insulti sul web, le falsità su D’Elisa. Dicono che sia figlio di un avvocato, ecco perché avrebbe scampato l’arresto. Qualcuno manda in frantumi un vetro dell’auto di suo zio. Tutti ancora si scambiano il video dello schianto come prova della sacralità di quella rabbia. Mentre Italo D’Elisa, figlio di due operai, con la madre licenziata per dismissione della fabbrica, è in cura all’ospedale perché non riesce più a dormire. «Quando è tornato a casa, stava tutto il giorno chiuso nella sua stanza con quel caldaccio», racconta lo zio Andrea. «Mai un bagno, mai una sera fuori. Continuava a rivivere nella sua testa la scena dell’incidente. Stava ancora male. Avvertiva l’odio che c’era nei suoi confronti».

    La famiglia D’Elisa aveva scritto una lettera di vicinanza alla famiglia Di Lello. Avevano tentato di incontrarli, attraverso amicizie comuni, per trovare una strada di pacificazione. Anche Fabio Di Lello era in cura, nel frattempo, seguito da tre diversi specialisti. Ogni giorno e ogni notte passava ore a parlare da solo davanti alla tomba di Roberta. A settembre aveva comprato la pistola, si allenava al poligono. Gli amici di Facebook lo aggiornavano sui movimenti o presunti tali «dell’assassino».

    Non si erano mai visti. Mai conosciuti. «Non è vero che Italo lo abbia provocato. Non lo avrebbe mai fatto. Italo era un bravissimo ragazzo. Andava in giro in bicicletta, salvava le tartarughe, aveva la passione di lavorare nella protezione civile. Avrebbe voluto andare a scavare per la slavina del Rigopiano». Aveva perso sia il lavoro sia la sua passione, dopo l’incidente. Sospeso fino al processo che stava per essere celebrato. Due persone malate. Una piccola città di 41 mila abitanti. E gli odiatori sul web che continuavano a lavorare ai fianchi entrambi. «Faremo degli accertamenti sull’odio - dice il procuratore Di Florio - ma la responsabilità penale è personale. Dovremo verificare se ci sono stati singoli comportamenti rilevanti, non si può indagare un clima». Mercoledì pomeriggio Italo D’Elisa era andato a fare un giro in bicicletta per le campagne. Aveva messo una sua foto nuova su Facebook, dove compariva senza il suo vero nome. Alle quattro e dieci del 1° febbraio 2017, si è fermato a bere qualcosa nel bar sotto casa. Forse Fabio Di Lello gli ha chiesto se fosse proprio lui. Perché non l’aveva mai visto in faccia, prima di premere il grilletto.

    “Italo ha fatto la fine che meritava”. Nel Paese che non smette di odiare - La Stampa
    uno dei passaggi preliminari e fondamentali per ottenere un qualsivoglia titolo di porto d'armi:

    Per prima cosa dovrete recarvi dal vostro medico curante per farvi rilasciare il certificato medico che attesta la vostra idoneità fisica e mentale, oltre che l'assenza di uso di stupefacenti e alcool. Con questo certificato potrete recarvi presso un ufficiale sanitario del vostro comune che effettuerà un'ulteriore visita e vi consegnerà il nullaosta necessario per l'ottenimento del porto d'armi.

    Ora poniamo il caso che il suo medico curante abbia dichiarato il falso rilasciando il certificato anamnestico sarebbe da arresto immediato,ma...siamo sicuri che sia andata proprio così?dopotutto si è letto solo sui giornali che era in cura ,addirittura da tre dottori,e la questura ,prima di rilasciare un P.A fa accurati controlli,poi per quanto mi riguarda poteva anche investirlo ,ma dubito che qualcuno si porrebbe il problema di chi gli abbia lasciato la patente visto la presa in cura da tre dottori.
    Send with the butterfly d' mammt

  11. #20
    TCP Rider L'avatar di Tatanka
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    Io credo che l'attraversare un semaforo col rosso volutamente sia assolutamente assimilabile a chi si arma di pistola.
    Il perchè ognuno si permetta di fare ciò che vuole e parlo di chi sà che attraversando un incrocio col rosso uccide qualcuno è la non certezza della pena.
    Prima di giudicare il marito che si vede uccise in un solo istante moglie e figlio non per colpa ma per volere di altra persona, beh prima bisogna giudicare le leggi e il volente, colpevole è chi per disattenzione e involontarietà causa la morte non chi sceglie di poterlo fare.
    Poi che i modi e la vendetta siano sbagliati non ci piove, ma senza essere dentro a un dolore del genere meglio è tacere, sia i male che benpensanti.
    E' un discorso generale ovviamente.
    Ultima modifica di Tatanka; 08/02/2017 alle 14:49

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