Io non sono un esperto di Macroeconomia & Mercati, ma lavoro in una Azienda che vende in tutto il mondo, con Importatori/distributori nelle varie aree geografiche mondiali.
A spanne:
Una Azienda vende il prodotto (o prodotti) ad un prezzo che è mero costo industriale + altre cose per garantirsi il futuro.
Da quel prezzo, la "fluttuazione" (in meno) è dato dallo sconto per quantitativi di ordine: chiaro che riferendosi al mercato USA (mooolto grande), il suo Importatore/Distributore mi chiederà un numero di pezzi molto superiore a quello che mi chiede l'importatore/distributore Italiano. E qui, io Venditore, faccio i miei ragionamenti con il mio Acquirente. Come al mercato del pesce.
I costi di trasporto sono ovviamente a carico suo, non è un mio problema di Azienda, sia da me a lui, che da lui fino alle diramazioni capillari del suo territorio di sua competenza.
Ovviamente i costi di trasporto sulla tratta U.K > USA sono minori rispetto alla tratta U.K > Italia, pensate solo al volume di merci (e traffico navale, e spedizionieri che operano) tra U.K e USA, e UK e Italia... (meglio: tra un Hub di smistamento merci del Nord Europa e gli U.S.A, a confronto dello stesso verso l'Italia). Idem per la Australia (tra l'altro, date una occhiata alla sua bandiera...)
Poi, naturalmente, alla fine sul mercato nella vendita al dettaglio ci va anche la Tax, che se è addirittura minore, spiega la "grande differenza di prezzo" che appare nei listini "chiavi in mano" sul Web...
Poi, possiamo metterci dentro la Borsa, le Speculazioni delle Grandi Banche Mondiali, i Governi, le cavallette, lo tsunami e le eruzioni vulcaniche, ma più o meno la parte sostanziale si basa su questo conto della serva fatto sul foglietto della trattoria...







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