Tornando al discorso del bisogno o consumismo: dieci anni fa era abitudine, mia e dei miei amici, andare a cena fuori almeno una volta a settimana (solitamente il sabato). Ora, sia per il necessario "ridimensionamento" cui siamo costretti (e, per inciso, siamo tutti liberi professionisti o piccoli imprenditori, senza mancar di rispetto a nessun'altra categoria), sia perché i ristoratori ti prendono sempre più per il culo, perché con la moda di Cracco & company ora pensano tutti di essere dei fenomeni e di farti pagare cifre stratosferiche per portate mediocri e oltretutto in quantità minimaliste, perché fa "chic", abbiamo cambiato regime.
Tranne quelle quattro o cinque volte d'estate, quando sei in ferie e fai uno strappo alla regola, siamo un gruppo di 5/6 coppie affiatate, ormai con figli maggiorenni che vanno per i cavoli loro, e ogni fine settimana, a rotazione (ovviamente senza turnazioni obbligatorie, altrimenti diventa un lavoro e non un piacere) ci troviamo a cena a casa di uno o di un altro. c'è chi prepara la cena, chi porta il vivo, chi porta i dolci. A prescindere dal calore che ti dà una vera casa, in confronto al più blasonato dei ristoranti, stiamo bene, non ci sono vicini di tavolo sconosciuti che possano rompere le palle, si può parlare di quel che ci pare, si beve, si fuma, ci si sposta in salotto, chi vuol continuare a parlare parla, chi ha l'abbiocco si mette sul divano a far la pennichella, un po' di buona musica in sottofondo (in questo preciso momento, James Taylor) e si sta veramente bene.
Fra amici, e in culo al consumismo, con quello che avremmo speso in due al ristorante, abbiamo fatto una super cena per dieci, e stiamo meglio.
Siccome non abbiamo da far gli splendidi e di dimostrare niente a nessuno, stiamo bene così. Anzi, stiamo meglio![]()