ma come lo comporta il vincolo di voto?
parlo in termini pratici.
e poi non sarebbe incostituzionale?
ma come lo comporta il vincolo di voto?
parlo in termini pratici.
e poi non sarebbe incostituzionale?
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e questo a cosa risponde?
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Concordo, ma lato 5S l'orientamento mi sembra piuttosto netto: o voti in base a quello che ti diciamo oppure sei fuori, non puoi dissentire...non è un cambio di casacca. L'orientamento verso l'introduzione di un vincolo di mandato mi sembra quindi evidente anche se richeiderebbe una modifica della costituzione, visto che l'art 67 recita "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato"
Io sono responsabile di quello che dico. Non di quello che capisci tu. [cit]
Questa è una mela...
IMHOSTICA
e quindi si parla di fantascienza mi sembra di capire.. il fatto che mi sfugga il cambiamento sostanziale non è così immotivato..
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Beh, se pensi che si autopraclama governo del popolo e del cambiamento di quello stiamo parlando
Anche se poi tutto è possibile ... purtroppo ... basta aizzare le folle contro la libertà di voto dei deputati.
Ci sono riusciti con gli immigrati facendoli diventare il cancro dell'Italia...
Ultima modifica di Monacograu; 08/01/2019 alle 11:29
Io sono responsabile di quello che dico. Non di quello che capisci tu. [cit]
Questa è una mela...
IMHOSTICA
beh, non è che ci siano riusciti adesso.. nel "nostro" piccolo (questo forum) ricordo thread di 6/7 anni fa che, come si andava nel tema di immigrati e/o islamici e/o terroristi, venivano sistematicamente chiusi per le amenità fasciste che uscivano.. la differenza è che ora sono arrivati al 50% della maggioranza mentre prima la percentuale era molto più bassa (e che nel forum quei thread non vengono più chiusi, anzi).
in questo Paese i prosciutti squadristi non hanno mai smesso di esistere.. e hanno pure smesso di stare nella posizione che sarebbe loro consona..
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Fonte Brocardi.it:
L'assenza di vincolo di mandato si spiega considerando che i parlamentari, dopo che vengono eletti, rappresentano l'intera nazione e non singoli soggetti o gruppi di essi.
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Il primo principio che emerge è quella della rappresentanza nazionale, secondo il quale i parlamentari sono svincolati dall'influenza dei propri elettori nell'ambito dei collegi elettorali locali. Ciò non impedisce chiaramente che i parlamentari possano prendere in considerazione gli interessi locali, ma tuttavia impone che in via principale siano considerati quelli nazionali e generali.
Il secondo principio scaturente è quello del divieto di mandato imperativo. Il singolo parlamentare, una volta eletto, non rappresenta gli elettori e, quindi, non agisce quale loro mandatario, essendo egli piuttosto libero di compiere le scelte (spiccatamente, di appoggiare o meno l'azione di governo) che ritiene più opportune. Ciò significa che egli non può essere chiamato a rispondere civilmente delle proprie decisioni ma non significa che, in qualche modo, queste non possano avere riflessi nei suoi confronti.
Ed, infatti, innanzitutto esiste comunque una responsabilità c.d. politica: ogni parlamentare dovrà rispondere delle proprie scelte quando, in sede di nuove elezioni, il corpo elettorale deciderà se eleggerlo nuovamente o meno.
In secondo luogo, molto spesso ogni membro delle Camere è tenuto ad attenersi strettamente alla linea del partito di appartenenza, per cui la sua libertà di azione non è piena. Infatti, i partiti adottano precisi principi il cui mancato rispetto può determinare anche l'espulsione. In passato, tra i metodi usati per garantire il rispetto vi erano le dimissioni con data in bianco (da firmare all'atto di adesione al partito) e la deposizione anticipata del mandato (cioè l'abbandono della carica su semplice richiesta del partito).
O, nota mia personale, la minaccia di sanzioni pecuniarie.
E' l'ultimo baluardo che ci è rimasto in democrazia rappresentativa (introdotto nel 1789, Rivoluzione Francese) contro lo strapotere dei partiti e dei "poteri forti"